Per Stava 17 inquisiti

Per Stava 17 inquisiti Il crollo dei due bacini di Prestavel uccise 269 persone Per Stava 17 inquisiti Sotto accusa proprietari, dirigenti, tecnici e funzionari pubblici - I mandati di comparizione ipotizzano la strage e l'omicidio colposo plurimo - Gli interrogatori a dicembre TRENTO — Diciassette mandati di comparizione: è la conclusione di una fase importante dell'inchiesta sulla tragedia di Stava, in cui 269 persone persero la vita, travolte dal crollo degli argini di due bacini della miniera di Prestavel, il 19 luglio dello scorso anno. Le ipotesi di reato sono: strage e omicidio colposo plurimo. Rispetto alle Ipotesi di reato che avevano fatto scattare 61 comunicazioni giudiziarie (poi ridotte a 31) all'avvio dell'Istruttoria sommaria, c'è una differenza: quella della strage. In precedenza infatti si parlava di omicidio colposo plurimo e di disastro colposo, anche nel cinque ordini di cattura che avevano colpito i fratelli Rota, proprietari della Prealpi mineraria, Alessandro Bassanelli, amministratore delegato della società e Matteo Tornasi, ispettore forestale di Cavalese e Mario Oaravagna, responsabile tecnico dei bacini crollati. Oli Interrogatori degli inquisiti, tra i quali figurano-gll stessi proprietari dell'ultima gestione della miniera di Tesero, dirigenti e amministratori delle precedenti gestioni nonché della pubblica amministrazione addetti alla sorveglianza degli impianti, sono già stati fissati per il 15 e il 19 dicembre prossimi. Con 11 deposito degli elaborati dei periti nominati dalla magistratura (oltre cinquemila pagine), la firma dei diciassette mandati di comparizione e gli interrogatori fissati per la meta del mese prossimo, l'inchiesta giudiziaria può considerarsi alle ultime battute e, con le successive richieste di rinvio a giudizio, l'ipotesi più probabile è che il processo possa essere messo a ruolo per la sessione autunnale dell'anno prossimo. Ecco l'elenco degli inquisiti: i fratelli Giulio e Aldo Rota, di Ponte Nozza, in Friuli, ma residenti in Germania, comproprietari della Prealpi Mi¬ neraria che gestiva gli impianti di Prestavel al momento della tragedia; il tecnico Mario Garavagna, di Taibpn Agordino, e il dirigente di miniera Vincenzo Campedel, di Agordo, entrambi in servizio agli impianti di Prestavel durante la gestione Prealpi; l'ingegnere Aldo Curro Dossi, responsabile del distretto minerario della provincia autonoma di Trento; Matteo Tornasi, di San Lorenzo Banale (Trentino), capo del distretto di Cavalese dell'ispettorato forestale; 1 tecnici e funzionari Alberto Bonetti, di Fossombrone, Sergio Toscana, di Torino, ring. Luciano De Nardi, di Treviso, Alberto Morandl, di Bologna e René Da Rolt, di Agordo, in servizio durante la gestione Montedlson; il direttore della miniera di Prestavel Fabio Fiorini, di Massa Marittima; Giulio Agnoli, di Agordo, del distretto minerario della provincia autonoma di Trento; Giuliano Murara, già capo dell'ufficio minerario della provincia di Trento; ring. Giuliano Perna, già responsabile dello stesso ufficio minerario; Antonio Ghirardlni, di Gorizia, funzionario tecnico della Spa Dalmine, società controllata dalla Spa Fluormine concessionaria della miniera di Prestavel; e Giuseppe Lattuga, di Catania, amministratore. A conclusione dell'istruttoria sommaria gli indiziati erano sessantuno, 31 dei quali vennero prosciolti fin dalle prime fasi. Con il conforto dei risultati delle perizie, 11 giudice Istruttore Carlo Ancona ha ora ulteriormente circoscritto il campo degli inquisiti ai diciassette che dovranno appunto comparire davanti al magistrato il mese prossimo. Ieri mattina intanto, nell'ufficio del giudice istruttore, è stata depositata la prima delle perizie di parte, ed è quella dell'ingegnere minerario Floriano Calvino, ordina- rio di geologia applicata all'Università di Genova. La perizia, oltre che contenere una fitta documentazione della normativa, non solo in Italia, ma anche all'estero, relativa alla progettazione e alla gestione degli impianti, sostiene che la colpevolezza del disastro «uo ascritta principalmente alle dirigenze centrali, amministrative e tecniche, del settore minerario della società Montecatini, poi Montedison e della società Fluormine. fin dalla costruzione del primo bacino, nel 1961, e quindi nel 1969, con la costruzione del secondo bacino di decantazione. E' proprio sulla normativa che l'inchiesta del giudice istruttore, sia pure scontando una Inevitabile lentezza, dovuta all'intrico di leggi e regolamenti, ha potuto configurare i 17 mandati ci comparizione. Dagli interrogatori scaturirà l'ulteriore convinzione o della colpevolezza o dell'estraneità degli inquisiti. La tragedia di Stava spazzò via case e alberghi lungo gli argini del torrente: 11 crollo dei terrapieni di contenimento dell'impianto di decanta* zione minerale di Prestavel liberò una massa di acqua e fango immane. Il numero ufficiale delle vittime, che aveva oscillato fra 230 e 330, venne fissato taf ine In 269 morti, Pochi giorni dopo la strage di Val di Flemme, il governo decise di censire tutti 1 bacini artificiali italiani per verificarne la pericolosità. Quello di Prestavel serviva alla decantazione dei residui della lavorazione del fluoro. In realtà si trattava di due baci ni collegati, protetti da mura ■all'indiana». Infiltrazioni d'acqua e inadeguatezza del le strutture di difesa avevano provocato il cedimento. A scorrere 1 mandati di comparizione si desume che le responsabilità sono state ricercate fra tutti coloro che avevano l'obbligo di controllare, gestire e fornire la propria competenza amministrativa in ordine alla sicurezza deirimpianto, i