Giallo Alinovi, alla difesa non bastano sotte perizie di Remo Lugli

Giallo Alinovi, alla difesa non bastano sofie perizie A Bologna processo d'appello per l'uccisione della docente del Dams Giallo Alinovi, alla difesa non bastano sofie perizie DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Fu Francesco Ciancabilla, giovane artisioide, tossicodipendente, che il 12 giugno 1983 assassinò con 47 coltellate, nella sua abitazione in via del Riccio a Bologna, Francesca Alinovi, 35 anni, ricercatrice, critico d'arte, intellettuale nota è sua protettrice artistica? La . Corte d'Assise di Bologna 11 31 gennaio '85 sentenziò di no. che il Ciancabilla andava assolto, ma non con formula ' piena, bensì per Insufficienza . di prove. Non c'era cioè sicu' rezza sulla sua innocenza. E contro quella sentenza s'appellarono, entrambe insoddisfatte, le parti: i difensori e la pubblica accusa. Ecco che il quesito si ripropone adesso in Corte d'Appello. Il processo si è iniziato ieri, con il Ciancabilla Ubero, seduto sulla panca degli imputati, ancora poco più di un ragazzo (aveva 23 anni all'epoca del delitto), magro, bruno, i riccioli che gli scendono sulla fronte, occhi pungenti e un'espressione torva. La vicenda viene riproposta in tutta la sua crudezza nella relazione che fa alla Corte (presidente Ennio Carfagninl, procuratore generale Gino Paolo Latini), Il giudice relatore Renzo de' Biasi. Si parte dalla scoperta del cadavere, la sera del 15 giugno, mercoledì, tre giorni dopo la morte, ad opera di amici che, insospettiti per l'assenza della giovane, avevano fatto entrare i pompieri dalla finestra. L'Alinovi era sul pavimento dell'ingresso, posata sul fianco sinistro, regolarmente vestita, il volto coperto da tre cuscini. Decine di pugnalate, ma solo una mortale e la morte causata per soffocamento da sangue e da mancanza di ossigeno per l'effetto dei cuscini. Le prime indagini avevano subito puntato sugli amici del Dams, Il Dipartimento universitario di arti visive musicali e spettacolo del quale la donna era animatrice e dove confluivano gruppi di aspiranti artisti, uno dei quali, più vicino a lei, denominato degli «enfatlstl», per l'enfasi che ponevano nel gesti o nel soggetti che volevano rappresentare. Fra questi enfatisti lui Francesco Ciancabilla, andava particolarmente preso di mira perché, oltre al rappor to artistico con la sua Insegnante, aveva quello amoroso; e non dà poco, da tre anni. Venne sottoposto a Interrogatori lunghi, estenuanti e alla fine arrestato con l'imputazione di omicidio volontario. Rimase in carcere un anno e mezzo fino al 31 gennaio '85, il giorno della sentenza assolutoria. Quella domenica era stato l'ultimo a vedere Francesca. Lei era andata a prelevarlo presso l'abitazione che l'ospitava (il giovane è di Pescava e stava a Bologna'per ragioni di studio), lo aveva portato nel proprio alloggio con .'intenzione iniziale di andare poi entrambi a fare una gita In collina e Invece si erano fermati a chiacchierare di •cose banali e ad ascoltare musica.. A un certo punto, intorno alle 18, avevano anche «sniffato» della cocaina che era stata regalata a lei la sera Innanzi; e già al momento di quello strano dono Francesca ne aveva assunto una certa dose. Un'amica dell'Alinovi verso le 17 aveva telefonato, parlato con lei e l'aveva trovata .pensierosa ». Vediamo poi cosa succede sul fare della sera. Il Ciancavilla avrebbe dovuto prendere 11 treno alle 16 per Pescara, ma s'accorge che 11 tempo è passato, deve spostare la partenza. Telefona all'amica che gli dà ospitalità e le dà appuntamento alla stazione per salutarla quando partirà con 11 treno delle 20. Telefona an¬ che ad una amica a Pescara perché venga a riceverlo all'arrivo. Telefonate che avrebbero dovuto suscitare gelosia nella Alinovi se fatte in sua presenza. La tesi difensiva dirà che alla donna non Importava nulla di lui; e quella dell'accusa sosterrà che appunto questo può essere un movente dell'omicidio: lei che scriveva nel diario parole di disprezzo per Francesco sia sul piano fisico che sul piano Intellettuale. Comunque il giovane esce dall'appartamento della donna alle 19,30, alla stazione incontra la ragazza nella cui casa abita, le dà 50 mila lire e la manda (lei è arrivata col motorino) a comperare una razione di eroina, che poi si inietta in treno. Nel corso dell'Istruttoria vengono eseguite sette perizie, le cui due principali, la medico-legale e la tossicologica, concludono senza poter definire con stretta approssimazione l'ora della morte della giovane. La perizia medico-legale afferma che l'arco di tempo della probabile morte va dalle 17-18 alle 22-23; secondo quella tossicologica tra l'assunzione della cocaina e la morte (nel sangue eràrio stati trovati 14 nano-grammi di un metabolite della droga) possono essere passate circa sette ore. In questo processo di appello la difesa, avvocati Mario Giulio Leone di Bologna e Armando Mattioli di Modena, chiede la costituzione di un nuovo collegio di periti per far chiarezza sull'ora della morte. La Corte, dopo due ore di camera di consiglio, si oppone. Saranno risentiti, solo per chiarimento, 1 periti d'ufficio, Pier Ludovico Ricci, medico legale, Emilio Marezzi, tossicologo, Sergio Molinari, psichiatra; e quelli di parte: Antonio Fornari, Mario Marigo e Glauco Carboni, per le medesime specialità. Il processo riprenderà lunedi prossimo. Remo Lugli

Luoghi citati: Bologna, Modena, Pescara