Chiusura per il Caffè Greco

Chiusura per il Cattò Greto Decisa dagli ispettori dell'Usi per violazione delle norme igieniche Chiusura per il Cattò Greto DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Feci di topo e scarafaggi fra i tramezzini sono costati la chiusura al Caffè Greco, da due secoli sfondo della vita artistica re- ! mana, dal 1953 'locale di interesse storico nazionale: da ieri sigillato per violazione delle norme Igieniche. Oli ispettori dell'Unità sanitaria Roma 1 sono tornati da un sopralluogo nelle cucine con un referto che per i frequentatori del vecchio Caffè suona Inquietante: oltre a tracce inequivocabili di ratti, oltre a ditteri che scorazzavano in flagrante sul pavimento e l'acqua, analizzata in laboratorio, ha rivelato la presenza di conformi fecali. E' la seconda chiusura forzosa in un anno e mezzo. Fu per prima la Guardia di finanza ad abbassare d'autorità le saracinesche, oltraggio senza precedenti nella storia del Caffè Greco: mancava il registratore di cassa. I proprietari, soci della srl «Amici del Caffè Greco», reagirono con una dichiarazione Indignata nel nome di una •serietà di gestione- che, scrissero, era stata •profondamente e ingiustamente colpita». In questa occasione, più ingloriosa dell'altra, la società finora ha scelto il silenzio. I sigilli sono stati applicati ieri mattina e da allora ratti e scarafaggi sono 1 padroni di un Caffè che appartiene al panorama romano come it Colosseo e il Cupolone. «£' l'ultimo atto di una vergogna che sembra ormai inarrestabile, il termometro di quello che sta accadendo nella sona, invasa da negozi di jeans e fast-food», lamenta il regista Mauro Bolognini dettando l'epitaffio •dell'ultimo luogo poetico di piazza di Spagna-. •Si, quel locale era meraviglioso, ma le tazze dovevano pulirle», commenta pragmatico Enzo Siciliano, che non si stupisce per quella ennesima ^sconfìtta- della capitale. Oli ospiti clandestini del Caffè Greco non hanno solo sporcato qualche tazza, farcito abusivamente qualche panino, ma anche lordato una storia illustre. Di una bottega nella futura via dei Condotti tenuta da un levantino, da cui il nome di Caffè Greco, parlò per primo Giacomo Ca¬ sanova, di passaggio per Roma dopo la fuga dal Piombi. Anno 1743. La data di nascita ufficiale è più tarda, 1760. Un secolo dopo Mendelssohn lo descrive come una stanza buia e angusta, larga non più di otto passi, dove gli avventori «riempiono l'aria di denso fumo e si scambiano frasi grossolane». Una scena analoga si presentò agli occhi degli uomini celebri che per due secoli affollarono la sala. Medaglioni alle pareti oggi ricordano quelle auguste presenze: Goldoni, Leopardi, Rossini, Goethe, Stendhal, Byron, Shelley. Andersen, Mann, Wagner, Baudelaire. In questo secolo i tavolini di marmo e 1 velluti rossi del Caffè Greco, ampliato e rimodernato, sono entrati nell'album di molte avanguardie. Nelle foto di gruppo rintracciabili in tante biografie compaiono tra gli altri Palazzeschi, De Pisis, Moravia, con più frequenza De Chirico, e Guttuso, che ha rinchiuso passato e presente del luogo in una tela tre per tre: c'è De Chirico e William Cody, In arte Buffalo Bill, transitato per Roma con 11 suo circo. Ci sono i turisti, le ragazze svedesi, il giapponese con macchina fotografica al collo. Mancano la coda di un topolino, la traccia nera di uno scarafaggio. Roma. Folla ieri dinanzi al Caffé Greco chiuso per carenze igieniche (Tclefoto Ansa)

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