Le due verità su Moro di Roberto Martinelli

Le due verità su Moro La vedova dello statista torna domani a Torino per deporre Le due verità su Moro Il conto svizzero era frutto del contrabbando di petroli o di donazioni? - La ricostruzione della vicenda giudiziaria e dei rapporti della famiglia con Sereno Freato ROMA — Eleonora Moro, ancora lei, ancora testimone in un'aula di giustizia. Una telefonata, registrata dalla Guardia di Finanza tre anni fa. ma resa nota dal giudici solo adesso, insinua il sospetto che la vedova del leader de abbia costruito una sua «verità* per salvaguardate l'onorabilità del marito e. al tempo stesso, dare una mano a Sereno Freato, il fedele segretario di un tempo. L'indagine non ha quasi rilevanza giuridica perché non ci sono nuovi reati da scoprire né colpevoli da individuare. C'è solo l'esigenza di rispondere ad un interrogativo inquietante. La corrente morotea fu finanziata con i fondi neri della truffa del petroli? Perché i soidi furono trasferiti in Svizzera? Nel riserbo più assoluto 1 magistrati hanno indagato a fondo su questo tema. Hanno cercato tra i documenti del leader de, hanno ascoltato numerose telefonate di Eleonora Moro, l'hanno interrogata piti volte. Decine di verbali testimoniali, alcune centinaia di intercettazioni non sono bastati a fare chiarezza. Ma ecco la storia, ambigua, complessa, piena di contraddizioni, ricostruita sulle pagine processuali. Eleonora entra come testimone nel processo dei petroli una mattina di novembre di cinque anni fa. Sono le 11 e un quarto di sabato sette. La ragnatela P2 è stata appena smascherata e l'omertà sulla truffa del pe trolio è caduta. Un magistrato, il pubblico ministero Sergio Silocchi, raccoglie la prima testimonianza della signora Moro, »Si è vero — dice — effettivamente ho conosciuto Bruno Musselli moltissimi anni fa ad Ortisei dove avevo portato mia figlia Piccolino, che aveva bisogno di aria di montagna». Ed aggiunge: 'L'ho conosciuto bene il 17 mareo 1978, il giorno dopo il sequestro di mio marito, quando egli venne a manifestarmi il desiderio di fare qualsiasi cosà per salvare mio marito: Il magistrato chiede quali fossero i rapporti tra Musselli e Freato. 'Avevano insieme una fabbrica di lattine*, risponde Eleonora Moro e, per la prima volta, tenta di scagionarlo: »Freato è sempre stato proprietario di tenute agricole sin dagli Anni 60 e mi risulta che ne abbia in Toscana e nel Veneto. Questo suo amore per l'agricoltura mi porta ad escludere che si sia mai interessato di petrolio: Le inchieste parallele di Milano e Torino vanno avanti: seguono i processi e le condanne. Il 20 aprile 1983, due anni dopo, con un sincronismo dégno del più classico del gialli Bruno Musselli e Sereno Freato vengono arrestati a poche ore di distanza. Il primo alle Canarie, mentre scende da una aereo proveniente da Santiago; 11 secondo nella sua villa di Campano Vicentino. E' ancora in corso la pratica per l'estradizione, ma Musselli, nel carcere di Las Palmas affida a due interviste la sua «verità». Dice che Freato è stato suo socio occulto, dichiara di aver finanziato la corrente di Moro, nega che il leader de potesse essere UV qualche modo cointeressato alle società di Freato. Le dichiarazioni di Musselli provocano reazioni a catena. Freato viene posto in isolamento in previsione di nuovi interrogatori; la Guardia di Finanza mette sotto controllo una decina di linee telefoniche. Tre magistrati decidono di interrogare Eleonora Moro. I primi a convocarla In una caserma delle Fiamme Gialle a Roma sono i torinesi Cuva e Crescimanno. La, mattina del 3 maggio la vedova racconta tutto quello che sa dei rapporti tra Sereno Freato e il marito. Alla fine Eleonora è costretta a dire: 'Non ho ricevuto danari alla morte di mio marito, anzi ho provveduto personalmente a liquidare taluni dipendenti con soldi miei personali». L'interrogatorio dura tre ore e un quarto. Ma non è finita. Il 21 maggio si presenta nella casa di sua fi' glia Maria Fida, a Bellamente, il giudice Mario Vaudano, da solo, senza cancelliere. Il verbale è redatto su un foglio destinato alla corrispondenza di ufficio. Il giorno prima Se reno Freato e sua moglie Maria Antonietta hanno parlato dell'ormai famoso conto svizzero presso TUbs (Unione Banche Svizzere) di Lugano, C'è l'esigenza di ascoltare la versione della vedova Moro prima che la notizia venga divulgata. Eleonora è disarmante nella sua risposta: «Giudice, l'apprenda da lei. Non ne sapevo nulla. Data la mia conoscenza e stima di Sereno Freato e della sua incapacità di mentire, se ha detto tali cose e la moglie le ha confermate, debbono essere vere». Il verbale, due pagine dattiloscritte, prosegue. La testimone spiega: «Vi devono essere stati motivi gravi, se l'ha fatto. Il riferimento a possibili colpi di Stato può ben avere fondamento dato che certamente nel 1974-75 questo timore era ben vivo in mio marito, tanto che io volevo che abbandonasse la vita politica per le minacce alla sua vita che io percepivo nel suo riserbo». Il magistrato le contesta di aver ricevuto, qualche tempo prima da Musselli an cora latitante, una lettera per sollecitare un intervento del Quirinale. «Del tutto assurdo», risponde la vedova e spiega: 'Portai la lettera alla signora Freato perché volevo parlarne con lei:..».' Mentre . Eleonora Moro rende al magistrato la sua testimonianza, la Finanza intercetta una serie.di telefonate. In quegli stessi giorni, non si sa quale perché sul nastro magnetico non è. trascritta la data, le due figlie di Freato, Chiara e Serenella riferiscono che il padre ha detto che 'adesso bisogna informare la signora Moro, che fino ad ora non ha fatto una cosa pubblica e che deve rispondere alle accuse dei giornali». La signora Freato telefona In via del Forte Trionfale e chiede una dichiarazione pubblica sulla rispettabilità, sulla innocenza del marito. Eleonora si impegna a farlo ma aggiunge: 'Sempre che me lo pubblichino, perché questo è il punto... perché sono una massa di mascalzoni, adesso tu intanto raccontami quello che dovrei fare Il 16 maggio 1983 (è la prima data utile ricavabile dai verbali di intercettazione) Eleonora Moro chiama la signora Freato, chiede notizie, assicura il suo interessamento e suggerisce di spingere gli avvocati ad essere più energici. Poi segue la telefonata del 2 luglio, quella in cui Eleonora Moro invita il genero di Freato, Massimo Felici, a prendere carta e penna e fargli avere quante più notizie possibile sul fondo svizzero. Perché, dice, ho un'idea e voglio dirla al giudice, come era suo impegno. E' la telefonata per la quale la vedova di Moro è stata invitata a tornare domani sul banco dei testimoni. Una telefonata fatta nel 1983, trascritta dai periti fonici tra il luglio 1985 e il gennaio 1986 e finita nel processo dei petroli qualche settimana fa. CI sarebbe una contraddizione tra il testo della conversazione e uno dei verbali di interrogatorio. 'Mi sembra che al giù dice sia stata data una versione un pochino diversa» nota lo stesso Felici. E il contrasto sembra riguardare il moménto in cui il fondo svizzero venne fatto rientrare in Italia. Prima o dopo la morte di Moro? Certamente prima, sostengono gli ex collaboratori di Moro e Eleonora andrà a confermarlo. Ma sapeva davvero qualcosa la vedova del presidente de? Roberto Martinelli