Duello per l'onore di Thomas Mann di Lia Wainstein

Duello per l'onore di Thomas Mann IN UN LIBRO DICIOTTO AUTORI RIDISCUTONO KARTISTA E L'UOMO Duello per l'onore di Thomas Mann La vitalità di uno scrittore si palesa nel suo incondizionato successa o nelle polemiche perfino feroci che suscita vent'anni dopo la sua morte? Su questo dubbio s'impernia l'iniziativa di Marcel ReichRanicki. che nel 1975 chiese a diciotto intellettuali il loro parere su Thomas Mann. Il promotore (nato nel 1920), critico letterario del settimanale Die Zeit dal 1960 al 1973, diresse poi il settore letterario del quotidiano Frankfurter Allgemeine, fu docente in varie università americane ed europee ed è autore di molti saggi e studi. L'anno prossimo gli verrà conferito dalla città anseatica di Lubecca il premio Thomas Mann (15 mila marchi, circa 10 milioni 350 mila lire) «in quanto critico affermato e contestato... che da decenni fa conoscere al pubblico l'opera di Thomas Mann*. Peripezie dell'inchiesta e risposte sono raccolte in un volumetto, pubblicato recentemente a Francoforte: Was halten Sie von Thomas Mann? Achtzehn Autoren antworten. («Che cosa pensa di Thomas Mann? Diciotto autori rispondono» ed. Fischer Taschenbuch Verlag, pag. 144). Per illustrare come slmili ricorrenze possano provocare sfoghi malevoli, ReichRanicki cita Maurice RaveL Questi,.in occasione del centenario di Beethoven, dichiarò che il compositore 'doveva la sua fama in gran parte alla leggenda della sua vita e alla sua invaliditàOra., Anna Seghers si rifiuta di partecipare perché il suo atteggiamento verso Thomas Mann «non e univoco* mentre Peter Weiss adduce la scarsa dimestichezza con questo scrittore, che per Hanna Arendt «significa veramente assai poco*. Rinunciando al Nobel Elias Canetti, che non scrive per i giornali e non accetta proposte, Reich-Ranicki riesce a far partecipare all'inchiesta, pubblicata nel supplemento letterario del Frankfurter Allgemeine nel 1975 (centenario della nascita di Thomas Mann), cinque scrittori della Germania federale, due residenti in Svizzera, tre austriaci, due tedeschi orientali, quattro stranieri e due filosofi. Trascorso un decennio, Reich-Ranicki volle ripetere l'inchiesta, una decisione suggerita dal fatto che tra il 1978 e il 1982, conformemente alle disposizioni di Thomas Mann, erano usciti cinque volumi dei suoi diari ed era stata cosi rivelata la sua omosessualità. Destituito dalla sua posizione di monu mento, lo scrittore, osserva Reich-Ranicki, -guadagna in sincerità . e semplice umanità*. Dei diciatto partecipanti iniziali, nel 1985 otto si sono avvalsi della possibilità di confermare o rivedere il proprio giudizio. Tra gli interventi — ora qualche riga, ora dei piccoli saggi — prevalgono le critiche taluni, come 11 romanziere ungherese Tibor Déry. ammirano Thomas Mann senza amarlo. Il più implacabile è forse Hans Erlch Nossack: stenta a leggere (e solo per motivi di cultura) Thomas Mann, non vuol possedere i suoi libri, che provocano un disagio quasi fisico. E ancora: «17 suo stile è l'esempio ammonitore di come non si debba mai scrivere... è una posa, abilissima, per celare la totale mancanza d'originalità... è l'essenza della disonestà e della vigliaccheria*. E la fama raggiunta è un. fenomeno più sociologico che letterario: Thomas Mann piace alla grande borghesia moribonda del mondo intero perché, pur deridendola, non la rinnega veramente, e -perciò non ha nulla da dire alle generazioni successive*. sptfTdpbspcdcdpsd Che si tratti di una conclusione e non di un inizio è il pensiero formulato da Walter Jens, un amburghese professore di retorica. Per lui, Thomas Mann è un discendente, non. un antenato, «un pronipottno della cultura borghese tedesca, rimasto senza eredi, perché è un pnaestro della sintesi, un conciliatore che, grazie alle sue debolezze, è diventato un enciclopedista, «un d'Alembert della poesia*. Irritati dalle sue ambiguità politiche si mostrano i tre austriaci Manès Sperber, Friedrich Torberg, Hans Weigel soprattutto, che gli rimprovera il suo sciovinismo durante la prima guerra, i tentennamenti verso il nazismo incipiente, poi la sua condanna globale dei tedeschi e infine la lettera in cui si dice favorevole alla Germania orientale. -L'ambiguità del suo germanesimo è diventata storica, il suo tedesco è vivo come il primo giorno* conchiude Weigel. Hans-Georg Gadamer, il filosofo di Marburg insignito recentemente a Palermo del premio Nietzsche, critica invece l'incapacità di Thomas Mann quando narra di scordarsi di se stesso, di non opprimere con la propria presenza il lettore. . L'opportuna idea di tornare sull'argomento ha tuttavia consentito a qualche accusatore di pentirsi. Cosi Jens, nello scoprire un Thomas Mann sconosciuto, rassegnato, mesto e dolce, lo giudica degno di simpatia, mentre Peter Ruhmkorf. che nel 1975 aveva manifestato un'avversione quasi fisica, dieci anni dopo esprime il suo apprezzamento per questa prosa d'arte. Tra gli ammiratori Arthur Koestler, gli inglesi Graham Greene e Angus Wilson, il tedesco Siegfried Lenz. lo svizzero Adolf Muschg e infine lo storico Golo Mann (un figlio di Thomas) che scrisse le sue principali opere dopo la scomparsa del fratello Klaus e del padre. Tenta di fare come se non avesse conosciuto l'autore, ma nel suo intervento loda l Buddenbrooks e La Montagna incantata, mentre Giuseppe e i suoi fra¬ telli è per lui il libro -più grande, ricco, meraviglioso... vi si trovano dei vertici della letteratura mondiale... una Divina commedia*. Non basta: la conversazione con il diavolo (nel Dottor Faustus) -per la forza dell'orrore e del pensiero a mio parére supera di molto l'esperienza parallela di Ivan Karamazòv*. E intanto il severo Weigel, che ammira senza riserve Golo Mann, constata alla televisione la somiglianza con Thomas e si sente costretto -a dire un grande si a padre e figlio*. Quanto è rappresentativo il gruppo interrogato da ReichRanicki? Da questi discordanti messaggi sembra emergere comunque un risultato inatteso: il vincitore, nel confronto tra Thomas Mann e i posteri, è, si direbbe, Franz Kafka. Citato da molti, contrapposto a Mann come il suo rivale (più ancora di Brecht) Kafka viene definito dal tedesco orientale GUnter Kunert un precursore, le cui figure quasi amorfe e il mondo onirico «erano un incubo che si è realizzato... Là dove dominano meccanismi orribili sempre più possenti e ineluttabili, un uomo può persino trasformarsi in scarafaggio (nella Metamorfosi) senza provocare l'impressione del | fantastico o dell'irreale: Proprio il contrario di Thomas Mann, la cui opera, secondo Kunert, è tutta una fiaba. Un suo probabile revival potrà «servire di lettura ai bambini del terzo millennio. Sempre se in quell'epoca si leggeranno ancora dei libri*. Lia Wainstein Thomas Mann in una caricatura di David Levine (Copyright N.Y. Review ol Boote. Opera Mundi e per l'Italia -La Stampa.)

Luoghi citati: Francoforte, Germania, Italia, Palermo, Svizzera