Pensioni, si torna ai 60 anni di Gian Carlo Fossi
Pensioni/ si tornei m 60 anni De Michelis costretto a far marcia indietro con un'intesa a cinque Pensioni/ si tornei m 60 anni Rinviata la proposta di far lavorare tutti fino ai 65 anni - Delega al governo per innalzare il limite ROMA — De Michelis ha dovuto cedere. DI fronte all' accordo raggiunto in un •vertice» tra i partiti della maggioranza, presenti 1 segretari generali di Cgil-CislUil Pizzinato, Marini e Benvenuto, il ministro del Lavoro è stato costretto a modificare alcuni punti-chiave della sua riforma delle pensioni, sottoposta ai primi di ottobre alla valutazione delle forze politiche e dei sindacati. n progetto era stato impostato in modo da avviare un processo di risanamento del pauroso disavanzo dell'attuale sistema (oltre 60 mila miliardi), creare le condizioni per il riequllibrio delle varie gestioni, garantire la regolarità delle prestazioni, In un futuro che sarà sempre più caratterizzato dall'aumento del numero dei pensionati per effetto del crescente invecchiamento della popolazione. Cosi, il limite di 65 anni per andare in pensione, sìa pure a partire ' dall'anno 2007, è scomparso dall'articolo 12 della riforma che il Consiglio dei ministri si appresta ad approvare nei prossimi gior¬ ni. Nella nuova formulazione, che riprende quella contenuta nel provvedimento sostenuto dalla de ed approvato a Montecitorio dalla «commissione Cristofori», l'età pensionabile di donne e uomini tenderà ad uniformarsi verso il limite comune di 60 anni, con periodi scalari: dal 1" gennaio 1989 al 31 dicembre 1990, saranno necessari G0 anni per gli uomini e 56 per le donne; dal 1° gennaio 1991 al 31 dicembre 1992, rispettivamente 60 anni e 57; dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 1994, 60 anni e 58; dal 1° gennaio 1995 al 31 dicembre 1996 i limiti si avvicinano ancora, 60 e 59; infine dal 1° gennaio 1997 si andrà a riposo tutti a 60. In deroga a questa norma, continuerà ad applicarsi il limite di 55 anni per le donne che, alla data di entrata in vigore della riforma, abbiano compiuto già cinquantanni. Restano fermi, se più elevati, i limiti d'età fissati dalla legge per forme di previdenza diverse da quelle del regime generale Inps. La questione dei 65 anni, comunque, non viene annul¬ lata completamente. Il successivo articolo 13 prevede una delega per il governo ad emanare, entro ventiquattro mesi dalla riforma, norme che tendono ad elevare gradualmente i limiti di età per il diritto alla pensione di vecchiaia a carico dell'Inps. Si dovrebbe arrivare a 65 anni per uomini e donne a partire dal 2007: in realtà è un rinvìo sine die. fortemente influenzabile da varie vicende, in particolare dai rinnovi dei governi. De Michelis ha dovuto arrendersi anche sui criteri per calcolare la pensione. Mentre il suo progetto originario prevedeva la determinazione della pensione sulla base del- la media delle retribuzioni percepite negli ultimi dieci anni, si è ora concordato che sarà definita sulla base degli ultimi cinque anni. Rilevante pure la modifica apportata alle norme sul cumulo tra pensione e reddito da lavoro dipendente (riguarda, cioè, tutti i pensionati che continuano a lavorare). La pensione sarà mantenuta integralmente se congiunta ad un reddito non superiore a due volte il minimo di pensione, che adesso è di circa 900 mila lire, mentre nel precedente testo il limite era pari all'importo del minimo. Altre variazioni riguardano la previdenza integrativa, la estensione della disciplina del regime generale Inps, i pensionamenti anticipati, la separazione tra assistenza e previdenza con l'assunzione di una serie di oneri a carico dello Stato. Con questi «ritocchi», il varo della riforma non dovrebbe subire ulteriori ritardi: domani, comunque, si terrà una riunione conclusiva tra il ministro del Lavoro e i segretari generali delle tre confederazioni sindacali. Gian Carlo Fossi
Persone citate: Cristofori, De Michelis, Pizzinato
Luoghi citati: Roma
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