I due fratelli condannati per l'assassinio di via Saluzzo

I due fratelli condannati per l'assassinio di via Saluzzo I due fratelli condannati per l'assassinio di via Saluzzo Giudicati colpevoli nell'81, poi assolti in appello - Ma la Cassazione annullò il verdetto - Ora il nuovo giudizio -11 pg.: «Anche se non hanno sparato, parteciparono all'omicidio Tommasello» Questa volta, ai fratelli Francesco ed Antonio Prigitano il processo di appello non ha portato fortuna. Entrambi sono stati condannati alla pena di 22 anni di reclusione per l'omicidio (agosto '■77, in via Saluzzo, davanti al bai- Astor) del presunto boss della prostituzione Domenico Tommasello. Si conclude cosi, a meno di «novità» in Cassazione, l'altalena tra condanne e assoluzioni dei due fratelli che nel 1980 furono addirittura vittime di un errore giudiziario: sia in primo che secondo grado erano stati giudicati responsabili del sequestro dell'ereditiera Stefania Rivoira. Per questo erano stati condannati a 18 anni di carcere a testa. Soltanto dopo alcuni mesi, si scoprì che erano innocenti. Furono arrestati i veri autori del rapimento, ma i Prigitano rimasero in carcere per scontare una condanna (tre anni a testa) per sfruttamento della prostituzione (dalla quale furono assolti in appello). Per l'aesasslnlo Tommasel¬ lo, 1 Prigitano sono stati processati quattro volte. Nel fer> braio '81 furono ritenuti colpevoli, a ciascuno la Corte d'assise inflisse 25 anni. Nel febbraio '82, la seconda sezione dell'assise d'appello li scagionò con il dubbio: assolti per insufficienza di prove. Era stata considerata credibile la ritrattazione di Demetrio Vazzana, nipote della vittima e unico testimone del delitto: «In istruttoria dissi che Francesco e Antonio hanno ammazzato mio zio, fu Antonio a esplodere il colpo di pistola mortale. Raccontai iì falso. A sparare è stato uno sconosciuto: Nel novembre dell'anno scorso la Cassazione annullava l'assoluzione e ordinava un altro procedimento: «La ritrattazione di Vazzana fu dovuta forse a patteggiamenti tra i clan rivali nel racket della prostituzione dei Frigi torto e del Tommasello... i giudici d'appello non hanno tenuto conto di questa eventualità, pur se hanno ammesso che durante il dibattimento Vazzana ha avuto un atteggiamento equivoco, tra la reticenza e la paura: Cosi, i Prigitano sono tornati in prigione ed hanno affrontato, difesi dagli, avvocati Musumecl, Silvana Fantini e Masselli, il nuovo giudizio della prima sezione della Corte d'assise d'appello. Il di¬ battimento ha riservato un colpo di scena. Due pentiti, Alfio Finocchiaro e Giuseppe Angilletta, ex spacciatori di droga, hanno detto al presidènte Iannibelli: «Sappiamo che i Prigitano non c'entrano col delitto. A sparare fu il figlio di un fotografo di Borgaretto, Cosimo Vendorale (da mesi è in carcere in attesa del processo per questo omicidio, ndr)». Angilletta ha riferito un racconto sentito in prigione, Finocchiaro Invece ha assicurato: «Lo stesso Vendorale mi disse d'essere il killer. Si confidò all'epoca In cui i Prigitano furono assolti in appello, garantì che se quel giudizio fosse finito diversamente si sarebbe costituito per scagionare i fratelli: Le deposizioni -dei pentiti non hanno però granché cambiato la posizione dei Prigitano. La Corte ha fatto proprie le tesi del p.g. Miletto: 'Gli imputati erano presenti al momento dell'assassinio: anche se non nanne sparato, è fuor di dubbio la loro partecipazione all'omicidio. Condannateli a 25 anni», ì