Piacerà fra cent'anni di Fabio Galvano

Piacerà fra cent'anni BRUXELLES, RINASCE IL TEATRO REALE Piacerà fra cent'anni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Chi ne ricorda le pareti scrostate e gli interni polverosi stenta oggi a riconoscerla nel suo ritrovato splendore. Liberata dai ponteggi, è come un grido — con i suol muri di un bianco smagliante — in quella macchia opaca che è il centro storico di Bruxelles. La Monnaie, anzi il Teatro Reale della Monnale, è stata sottoposta non a una cosmesi superficiale, ma a una profonda ristrutturazione. Ne è stata addirittura sopraelevata la cupola; ma è soprattutto nell'allestimento decorativo interno — forse più che nelle soluzioni tecniche d'avanguardia — che il celebre teatro di Bruxelles si è messo al passe con la crescente fama di «perla» artistica europea cui hanno non.poco contribuito 1 cinque anni di guida coraggiosa e dinamica del suo direttore Gerard Mortier. La Monnale è rinata in una felice fusione architettonica fra regali splendori seicenteschi e soluzioni astratte che portano i nomi di Sam Francis e Sol Lewitt, entrambi americani; fra colonne neoclassiche e geometrie in bianconero; fra velluti azzurri delle poltrone e sculture di Giulio Paolini, torinese che in Belgio gode di invidiabile fama; fra dorature e modernismi dei più estroversi che a qualcuno hanno suggerito il sospetto di «un delitto di lesa Mannaie*. E' fondato? E' già esploso il bubbone del costo, che è stato elevato: un miliardo e venti milioni di franchi, circa 34 miliardi di lire. -La Monnaie — affermava nel giorni scorsi 11 quotidiano Le Soir, in chiave di difensore d'ufficio — è stata curata con una complessa miscela di cultura e d'armonia della quale, a Bruxelles, si era quasi scordata la ricetta e che si chiama, semplicemente, gusto: Fa eco Mortier, animatore di questa rinascita del più celebre teatro belga, il quale ha ottenuto 1 fondi non solo dal governo ma anche dall'industria privata, «vendendo» nove palchi: «Ho visto analoghe operazioni altrove e posso dire che queste spese sono minime. La ristrutturazione di un piccolo teatro d'operetta; a Salisbur- go, è costata il doppio. Abbiamo fatto, con il minimo, il massimo dei lavori-. Anche le soluzioni strutturali e artistiche possono suscitare qualche malumore. Anzitutto, la decisione di sopraelevare l'edificio. Era necessario farlo, per ospitare i nuovi sofisticati meccanismi di scena; e la soluzione estetica è consistita nel fasciare la parte nuova con una ghirlanda blu cobalto, per alleggerire la massa principale dietro l'Imponente pronao composto da otto monumentali colonne ioniche. Grazie a quella soluzione, che ha irritato alcuni puristi, il palcoscenico è diventato uno dei più moderni d'Europa, con impianti parzialmente elettronici: tre meccanismi di sollevamento, un pavimento che può muoversi in tutti i sensi, il sipario che ora si apre sia alia greca (da sinistra a destra) sia alla tedesca (dal basso In alto). -Sema rinunciare — spiega il responsabile tecnico della Monnaie, Henri Oechlln — ad alcuna delle caratteristiche del teatro all'italiana: La ristrutturazione interna ha permesso di creare, nella parte alta dell'edificio, una nuova sala prove che è già contesa dal coro, dai musicisti, da Maurice Béjart che con le sue coreografie ha contribuito non poco alia rinascita artistica della Monnale. Ma c'è anche un nuovo foyer di galleria la cui grande finestra a forma di mezzaluna dà sulla piazza antistante il teatro: servirà, parallelamente, per una serie di mostre d'arte curate da Jan Hoet, del Museo d'Arte Contemporanea di Gent. Già nel foyer principale il colpo d'occhio è imprevisto, quasi drammatico. Tra nuovi portali immettono su una geometria di linee e triangoli marmo bianco e nero — che è il pavimento eseguito dal concettuale americano Sol Lewitt. Dalle pareti, dove il bianco regna supremo, si sono tolte le dorature e gli orpelli della vecchia Monnaie; ma è dal soffitto che piovono i contrasti più complessi. Un trittico astratto dell'americano Sam Francis, lampi di gialli e di verdi, di azzurri e di rossi che feriscono il fondo bianco. Dal palco reale dorature e sete sono scomparsi, ed è un monumento al post-moderno. Marmo di Carrara sulle pareti, altro marmo (a strisce bianche e nere) sul pavimento, e marmo ancora, sotto forma di obelischi, nel mezzo. Si tratta di uno sforzo comune di Giulio Paolini e del francese Daniel Buren (le sue colonne tronche a strisce bianche e nere, nel cortile del Palate Royal di Parigi, hanno suscitato scalpore in Francia); con il coordinamento dell'architetto belga Charles Vandenhove. H palco è completato da due statue greche Identiche (due nudi) su un piedestallo di ottone, da una scultura sul soffitto che è un insieme di frammenti anatomici (braccia, gambe, mani, piedi) intersecati da cavi di bronzo. Un grande problema è stato il restauro della cupola. Soltanto quando si è tolta l'immensa tela che la rivestiva, dipinta nel 1855 durante l'ultimo restauro, ci si è accorti che era impossibile rimetterla in buone condizioni. E stato quindi necessario partire da zero. Figure vagamente mitologiche, nei colori originali e quindi in un'esplosione di blu cobalto e rosso vermiglio: «Fra un secolo — ammette Mortier di fronte a quelle macchie vivaci — saranno meravigliose». Fabio Galvano

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