Birmania, fame tra gli idoli d'oro

Birmania, fame tra gli idoli d'oro VIAGGIO W UN PARADISO ESOTICO TURBATO DALLA GUERRIGLIA Birmania, fame tra gli idoli d'oro Petrolio, rubini, legni preziosi, oppio e miseria - «Non c'è lavoro, solo l'esercito o la borsa nera: si stava meglio con gli inglesi» - Storie di re crudeli e di usurpatori impalati - Un buddismo intransigente e il culto dei «nat», spiriti minacciosi che bisogna blandire - Tra loro anche Venere, Giove e perfino la statua della regina Vittoria, trasformata in dea della fertilità RANGOON — «I giornali non parlano mal della Birmania», si lamenta un tecnico scandinavo che lavora a Rangoon. Non c'è da stupirsi: ai giornalisti è proibito l'accesso in quel Paese descritto da Kipling, Somerset Maugham e persino da Orwell. Ai turisti viene concesso un visto per soli sette giorni, previa esibizione del biglietto aereo d'uscita. Aereo, non certo ferroviario, perché la maggior parte delle vie di comunicandone sono chiuse tanto agli stranieri quanto ai birmani. Ci va solo l'esercito in massicci convogli di camion che, frenetici e prepotenti, paralizzano il faticoso traffico di carrette, cani randagi e automobili Anni SO che grondano lamiera da tutte le parti. A centinaia i giovani militari vanno verso il Sud dove i Mon-Kmer sono in rivolta. I ribelli controllano la via della borsa nera che, massiccia, si fa strada dal golfo di Martaban di memoria saiganana. E' dal 1948 che sono insorti i Mon-Kmer, da quando la Birmania diventò indipendente e si sciolse dal Commonwealth. ■ . Dopo Pegù, antica capitale dalle pagode d'oro e i Budda giganteschi, non passa nessuno a parte i soldati. A Nord-Est lo Shan è in guerra e la ferrovia che da Rangoon va a Mandalat è al limite di un territorio di giungla subtropicale in mano al ribelli, n Nord dello Shan e l'intero Cashin fanno parte del famoso Triangolo d'oro: rigoglioso e minaccioso il papavero dell'oppio colora le rive dell'alto Irravaddi. Le colline si alzano verso le montagne che sfiorano i 6000 metri in paesaggi meravigliosi. Le foreste, ricche di legni pregiati, incluso il tek, fono abitate da tigri, da o, / elefanti. E dai papaveri. Si calcola che l'80% dell'eroìna eh? proviene dal Triangolo d'oro, smerciata poi in Thailandia, venga proprio dalle regioni settentrionali birmane. Con l'eroina, le popolazioni del Nord (compresa quella del Chin che confina con il Bangladesh e l'India) finanziano quella che dagli ambienti governativi viene definita, con imbarazzo, guerriglia, ma che in effetti è una guerra vera e propria. Quest'anno la Birmania ha prodotto l'immensa quantità di 600 tonnellate di oppio. A Rangoon, a Mandalat, a Pegu, a Syrian i vecchi parlano con nostalgia dell'epoca coloniale: «Stavamo meglio con gli Inglesi». £ i giovani descrivono le restrizioni, la disoccupazione, l'inflazione, i salari da fame: ottanta chat al mese di media (al cambio ufficiale 10 dollari, a quello non ufficiale, ma reale, meno di tre dollari). H Paese poverissimo è dilaniato dallo stato di guerra e dalla corruzione. Magri, a volte scheletrici, i conducenti di rickshaw devono evitare le vie del cèntro della capitale, per le nuove disposizioni governative: l'ipocrisia dei regimi autoritari cerca di nascondere la povertà che non sa affrontare. I lebbrosi offrono i loro moncherini ai passanti. E' una nazione ricca di petrolio (quello sottomarino è ancora da sfruttare),'con il quasi-monopolìo di pietre preziose quali il rubino e lo zaffiro, ricchissima doro, di riso naturalmente, di legni pregiati, ma la gente fa la fame. «Non c'è lavoro a parte l'esercito e la borsa nera La vera droga del Paese è la religione, un buddismo di strettissima osservanza, il Teravada Hinaina che, arrivato dall'India, riempì la Birmania di pagode e templi favolosi. A Pagan, città fondata nel nono secolo, una delle meraviglie del mondò, a Mondalai, a Rangoon e in quella giungla che non possiamo visitare, brillano le cupole sulle quali i miseri fedeli continuano ad applicare la foglia d'oro. Luccicano al sole e le più famose, come lo Shvedagon di Rangoon, tintinnano di zaffiri e smeraldi giganti che ire, i potenti, hanno regalato ai monaci. Nei piccoli musei dei templi sono esposti i doni dei fedeli: gioielli e ciocche di capelli, perle giganti e bambole vittoriane, tazzine europee, chincaglieria, statuette del Budda e dei nat. / nat sono gU spiriti. Davanti alle statue coloratissime dei nat, in forma di J elefante, di Sfinze, di Mercu- rio e persino di Venere o Giove, si accovacciano elegantemente le donne birmane (che non. possono entrare nelle cappelle o salire gli scalini verso la cupola, al contrario del sesso privilegiato). Portano offerte, ceste di papaia, di arance, banane, di pompelmi rosa, ghirlande folte di gelsomini profumati con i quali intrecciano i capelli neri, e di tuberose. Nei bazar si comprano i fiori di loto, gli ombrelli da preghiera che le mani di artigiani intagliano in forme preziose, ci sono le lacche, specialità birmana, e immagini dipinte su vetro, di nat. di guerrieri e principe oj / nat, nePipassato, erano "motti; poi vennero *rifWrnas ti* e ridotti a 27per non con¬ fondere troppo le acque ed i fedeli. In ogni angolo della Birmania, in campagna come in città, c'è un altarino ad uno dei nat: mentre Budda è buono, spetta al nat il ruolo della minaccia, della divinità da appagare. La strana religione birmana, lontana dalla più filosofica regola buddista cinese (Mahaiana), domina la vita del Paese. I templi sono affollati, si cammina nella ressa sul marmo caldo delle scalinate, ma soltanto dopo essersi tolte le scarpe. Guai a non farlo. E guai a chi dissacra templi e pagode. Il portoghese De Brito chela fece nel XVI sulle "guglie delle pagòde, venne impalato. Si era autoproclamato re di Surian — nella città ancora si vedono le antiche mura portoghesi — e rifiutò di «prendere la giusta posizione» per cui, dopo essere stato impalato, non riuscì a morire che tre giorni più tardi. I monarchi birmani si comportavano in modo che aveva sconvolto gli inglesi, i quali non cercavano che scuse per inserirsi in un territorio che produceva riso, oltre a tutto il ben di Dio di cui sopra. Ogni volta che fondavano una città, come Mandalat, per esempio, i re facevano sotterrate vive. >:ttn, mi-, gliaio di persone, per scaramanzia.^ E quando salivano | sul trono "ionio per non cor¬ rere rischi, facevano ammazzare tutti i parenti sia stretti sia lontani. I loro tesori, esposti al museo di Rangoon (e in buona parte restituiti dal British Museum) testimoniano l'eleganza formale di questa terra misteriosa. Vasi d'oro massiccio incastonati di perle dalle forme impettite, vesti, corone, armature coperte di rubini. Persino le scarpe, come osservò un viaggiatore italiano del XVI secolo erano fatte di gioielli e «brillavano come soli». Marco Polo sulla via del ritorno dalla Cina, era stato in Birmania. Accompagnava una. figlia di Kublai Khan che doveva sposare un re locale. Era stato il solo modo, racconta nel Milione, per sottrarsi al Figlio del Cielo che lo voleva presso di sé per sempre. Avrebbe dovuto dargli retta, non si sarebbe trovato così a languire nelle prigioni genovesi. Durante il lungo viaggio il vecchio re birmano era morto e la principessa mongola sposò il figlio che nel frattempo gli era succeduto. Marco Polo fu incantato dalla ricchezza della vegetazione, dall'oro che sembrava brillare dappertutto. Oggi brilla sulle cupole come allora. E, cosa curiosa in un Paese che si dichiara marxista ed ha scelto «la via birmana al socialismo», l'oro è un commercio in mani private. Ma l'economia birmana è anomala e la via birmana è più autocratica che socialista. A Rangoon, 3 milioni di abitanti, gli edifici vittoriani costeggiano le vie del centro. Impazza il neo-gotico, fiorito di muschi che invadono le persiane cadenti, le muffe corrodono gli intonaci. E la prorompente, magnifica vegetazione di questo Paese sub-tropicale, dai caldi monsoni, si radica tra le pagode, copre i templi nella giungla, soffoca Budda giganti che sorridono in ogni dove coperti d'oro, presso le catapecchie senza speranza dei contadini senza terra, dei pescatori senza barche. L'unica zona mantenuta in ordine perfetto dall'Imperial War Graves Commission è il cimitero di guerra, sulla strada per Mandalat Tra i fiori ci sono 27.000 tombe, ragazzi di 20,22 anni morti durante la seconda guerra mondiale nella feroce guerra contro i giapponesi. E nel Nord, la statua della regina Vittoria, in bronzo, guarda impettita le donne birmane che le portano mazzi di gelsomini e ceste di papaia. E' considerata dea della fertilità, un nat, uno spirito minaccioso da tenere tranquillo da òhi non può 'avere bambini, orribile onta nel mondo orientale. _,: . ' Gala Servadio Rangoon. Simulacri «Toro di Buddha nella grande pagoda Shvedagon: in ogni angolo si ammucchiano i gioielli donati ai-monaci