La corsa di Pillitteri di Ezio Mauro

Leu corsa di Pillitteri Leu corsa di Pillitteri Nella primavera deir85 Craxi lo indicò come l'erede di Tognoli - «Mi sono costruito da solo» ROMA — Adesso che sta affondato su una poltronarossa della Camera mentre Giorgio Gang! il seguace, continua a ballargli davanti, Aldo Aniasi. l'ex maestro, lucida gli occhiali per vederlo meglio. Giusi La Ganga, l'amico, lo cova dall'alto, tutti passando gli fanno gli auguri ma nessuno ricorda quando mal Bettino Craxi ha annunciato la sua investitura a sindaco di Milano del dopo-To- gnoli. Eppure, bastava andare al Matarèl, quel. ristorante con menti socialista. In uno dei soliti lunedi sera craxiani, prima delle elezioni amministrative di un anno fa. Capotavola Craxi, naturalmente, e attorno i soliti: Plnetti, Tognoli, Manzi, Natali e lui Paolo Pillitteri. SI parla della lista per il Comune, di nomi e di candidature, finché Craxi taglia corto: 'Allora, il capolista lo fa Tognoli. E poi, Paolo, in lista ci vai tu.. .Ma io, Bettino — tenta di difendersi Pillitteri — in Comune ci sono già stato dieci anni filati. Cosa ci vado a fare?'. 'Intanto vai in panchina — è la risposta —. E poi, ti prepari» A prepararsi. In verità. Paolo Pillitteri ha cominciato nel 1970, quando ha messo piede per la prima volta a Palazzo Marino, targato psdi, ha occupato l'assessorato alla Cultura, ha portato Chrlsto a Impacchettare 1 monumenti di Milano. Da quell'ufficio socialdemocratico è partita la . scalata metodica alla poltrona socialista del sindaco di Milano. La ricetta dell'inizio è quella 'delle tre esse-, regalata gratuitamente agli amici da Renato Massari, boss socialdemocratico milanese: «solitudine, strategia, santa paziema.. Pillitteri esegue e posa la prima pietra della sua costruzione a sindaco. Corre da solo — fino ad un anno prima era nel psl e cambiando partito ha perso gli amici — in una campagna elettorale forsennata che ha come unico disegno sJy%teg^o0l-flu^)la fondamentale, di catapultarlo dentro 11 Comune, sapendo che con la leva di un assessorato in mano gli sarà più facile impadronirsi del psdi. Quanto alla pazienza, ce n'è in abbondanza: passeranno dieci lunghi anni di manovalanza assessorile (spesi un po' dovunque, come vuole il credo socialdemocratico: dalla Cultura al Turismo, all'Urbanistica, al Bilancio) in attesa che nel frattempo 11 psl •finisca di essere filocomunista' e Craxi ascenda alla guida del partito. Allora Pillitteri — marito della sorella di Craxi. Rosilde — potrà tornare nel vecchio partito, portandosi In dote quattro consiglieri comunali socialdemocratici su cinque. Quel ritorno a casa è la seconda tappa della lunga marcia su Palazzo Marino. Uffl clalmente, Il passato nel psdi non disturba affatto Pillitteri («non solo non mi vergogno di essere-stato socialdemocratico — ha risposto una volta a un vecchio Iscritto socialista che lo attaccava — ma lo sono ancora oggi, qui nel psi'). Piuttosto, lo tormenta il marchio di cognato che segue, sottolinea, svaluta e avvelena ogni suo passo, soprattutto i passi avanti, nel sospetto,,che siano dovuti ai rapporto famigliare con Craxi. 'Altro che cognato — ha urlato un giorno davanti all'albergo Raphael a una delegazione socialista di periferia che lo pregava di intercedere presso il capo, in virtù del suo potere riflesso —. in rea'td io sono il capomastro di me stesso e la costruzione è stata cosi dura che ho ancora i calli sulle mani'. A voce più bassa, e agli amici intimi che ancora due mesi fa lo incitavano a chiedere a Craxi di accelerare i tempi per farlo diventare sindaco di Milano, ha risposto che dal presidente del Consiglio lui ha avuto «sempre amicizia, mai aiuto. A Milano son cresciuto fino a SO mila voti come socialdemocratico — ha aggiunto — e Craxi non c'entra. Quando poi sono tornato nel psi e mi sono candidato per la Camera, nel 1976, ero talmente aiutato e sostenuto che mi hanno trombato, e zitto zitto me ne sono tornato a casa-. Ma se non altro, guardando s'Impara. E senza dubbio lo stretto rapporto con Craxi (hanno lo studio nello stesso palazzo a piazza Duomo, uno al primo, l'altro al terzo piano; a Roma vivono entrambi al Raphael; quando salta il pranzo in comune alla Maiella c'è l'Incontro giornaliero, a tu per tu, a Palazzo Chigi) è stato il terzo mattone — fondamentale — del monumento di Pillitteri a Pillitteri. Come 11 suo segretario, il promesso sindaco di Milano è circondato da uno scudo ristretto di fedelissimi. Come il capo, sa che senza una base solida di potere non si costruisce nulla e a Milano si è preoccupato di controllare attraverso uomini suoi le due grandi aziende pubbliche dell'aeroporto e della metropolitana. Come il leader, coltiva un rapporto con il pei freddo, diffidente e scostante («non sono un anticomunista da un tanto al chilo, ma credo che una glaciazione ideologica abbia bloccato il riformismo in quel partito-, teorizza). G.ome ii cqgjia^,rha:Kui\B| passione dichiarata per la musica — con Giuseppe Verdi, però, che sostituisce Lucio Dalla — e una fede incrollabile in se stesso come scrittore. Pillitteri Infatti scrive dovunque e comunque. In aula alla Camera, in questi giorni di discussione interminabile sulla legge finanziaria, verga le prime pagine di un saggioromanzo su Edmondo De Amicls. L'editore (che è poi lui stesso) ha appena ricevuto Il manoscritto dell'ultimo libro su Federico Felllnl che già si annuncia la sceneggiatura per un film su Anna K.. cioè Anna Kullscloff, descritta nelle prime quattro pagine mentre esce di sera, vecchia, dalle sue stanze di piazza Duomo, «proprio 21 dove Craxi ha l'ufficio», e dove ogni lunedi mattina esce anche lui. Paolo Pillitteri. Per 11 resto della costruzione, ci ha messo del suo. Un utilizzo autodidatta e mirato della vecchia passione per il cinema, che lo porta a guardare addirittura a Reagan come modello di recitazione politica e a un misto tra De Niro, Mastroianni e Luca Barbareschi come attorepersonaggio ideale. Una mascheratala politico-tenebrosa di uno stile estroverso, che lo spinge a nascondersi die tro gli occhiali scuri anche dentro la penombra del Parlamento. Un gusto per la sovrabbondanza, nelle dichiarazioni retoriche, nei gesti larghi, persino negli hobby: 11 libro su De Amicls s'Intitolerà 'Un cuore grande così». Dietro, c'è la nuova rete di rapporti, tessuta in questi anni passati a lavorare sui mass media, con Pillitteri responsabile del psi per la Rai che è nello stesso tempo grande amico di Berlusconi gioca in prima persona l'ope razione-Camiti e la perde porta a segno la presidenza Manca e da quella postazione si prepara a continuare la guerra con Biagio Agnes e la de televisiva. Sotto, c'è la vecchia trama delle amicizie milanesi, tessa !ftrn*Btt'^l*V^»ft,80s^ democrazia, con gli incroci che partono da Tognoli e vanno verso il democristiano Mazzetta, Il repubblicano Del Pennino, qualche comunista sommerso e adesso portano tutti a Pillitteri. Cosi, la costruzione è completa, anche se l'ordine è di negare, dicendo che non si sa, che forse l'ora non è arrivata ancora, che Tognoli farà quel che vorrà. Ma dietro una colonna di Montecitorio, ieri, qualcuno ha sentito Pillitteri promettere a Mazzétta che 11 psl vuole 11 pentapartito a Milano, «e non si avventurerà su sentieri triscidi». Alla buvette, l'hanno visto raccontare che Milano deve lasciare le briglie sciolte ai privati, 'aprire il ventaglio, uscire dall'immagine di una cultura dei soli affari». Su due poltrone vicine, infine, si potevano Incontrare lui e Gangl mentre canticchiavano sottovoce 'Un'epoca è finita». Poi, all'improvviso, Pillitteri ha toccato ferro quando un deputato gli ha chiesto se ha già scritto l'Inizio del suo discorso d'Insediamento. Ma dopo un attimo ha rivelato a un amico la fine, scomodando nientemeno che Stendhal: 'J'aime une femme, nommée Milan». Ezio Mauro