Da Kabul avances anche all'ex re

Da Kabul avances anche all'ex re Il regime, screditato e senza appoggi, cerca la «soluzione politica» alla guerra civile Da Kabul avances anche all'ex re NOSTRO SERVIZIO KABUL — La collina domina la città. Da lassù si può scorgere 11 brulichio del quartiere commerciale di Mandai, e gli ingorghi di Maiwand, la via principale di Kabul. Sulla collina, dove il frastuono dei clacson si avverte appena, c'è deserto e silenzio. A perdita d'occhio, pezzi di stoffa legati a bastoni schioccano al vento. Ogni bastone è piantato su un piccolo tumulo. Sono le tombe di migliaia di soldati dell'esercito regolare afghano morti dopo il "78. Il drappo è a volte rosso, quando si tratta di un membro del partito unico, a volte verde, il colore dell'Islam. All'ingresso del «cimitero del martiri», una tomba spicca per la sua sontuosità. La stele indica che vi è sepolto un generale il quale, piuttosto che arrendersi, s'è dato la morte con la dinamite, 18 mesi fa, quando fu accerchiato dai guerriglieri nella valle del Panshir: Ahmad Din è uno del tre «eroi dell'Afghanistan», la più alta onorificlenza del Paese. In estate squadre di operai hanno ristrutturato i vecchi e più Importanti monumenti. Come quello di re Nadir Chah, morto nel '33 e padre dell'ultimo sovrano, Zahir Chah, deposto nel '73 e che attualmente vive in esilio in Italia. Sotto la monarchia qui venivano gli ospiti stranieri a deporre corone di fiori. Dopo la rivoluzione del '78, 11 monumento era stato saccheggiato e lasciato in stato di abbandono. Perché dunque ripararlo? Il governo afghano, in cerca di rispettabilità se non di legittimità, negli ultimi mesi avrebbe fatto discrete avances all'ex re. Secondo le voci che circolano a Karul, 11 re avrebbe chiesto in via preliminare che la tomba di suo padre riavesse un aspetto più civile... Zahir Chah non fa quasi parlare di sé, ma non manca di senso politico. Ricorda spesso di essere stato -sempre* amico del sovietici ma che questa amicizia non poteva spingersi sino a tollerare la loro presenza militare nel suo Paese. Cosi gli attac¬ chi virulenti contro la monarchia dei primi anni della rivoluzione sono pressocché cessati. La. soluzione monarchica non è per il domani. Ma il fatto che se ne parli la dice lunga sul clima di Kabul. E' un'ammissione di fallimento della «rivoluzione» sostenuta dal Ppda. Questo, all'origine, era un piccolo partito di intellettuali marxisti venuti dalla borghesia. Arrivato al potere nell'aprile "78, si è alienato la popolazione rurale, la maggioranza del Paese, che ha difeso con le armi i suol capi tradizionali contro i parolai venuti dalla capitale che pretendevano di distribuire le terre e trasformare le moschee in sezioni del partito. In un Paese musulmano e analfabèta, il fallimento del Ppda è stato Istantaneo e totale. E' scoppiata la guerra civile, sono arrivati i sovietici, gli scontri non hanno avuto più fine. I militanti della prima ora, avvocati, medici, insegnanti riconoscono i loro errori e non nascondono il loro scoramento. L'arrivo al potere di Gorbaciov ha smosso le acque. A differenza dei suol predecessori, troppo vecchi e troppo stanchi per occuparsene, Gorbaciov ha dovuto riconoscere che Karmal era incapace di fare la pace o di vincere la guerra. E neppure l'Armata Rossa era riuscita a spuntarla. Gorbaciov e il suo «numero due» Llgaclov hanno rimproverato a Karmal di aver voluto applicare -meccanicamente* 11 modello marxista a un Paese non «maturo» e d'aver compromesso il futuro del comunismo in Afghanistan. Due mesi dopo Karmal doveva cedere il posto al capo del servizi segreti Najib. n licenziamento di Karmal, il ritiro di 8 mila sovietici e l'appello di Najib per un govèrno di unità nazionale con gli oppositori che deporranno le armi sono tanti segnali per quella «soluzione politica» ricercata da Gorbaciov. Tutto è buono per raggiungerla, compreso il ritorno del re. Dominique Dhombres Copyright «Le Monde* e per l'Italia «La Stampa»

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