Libri di testo, editori nei guai di Paolo Mieli

Libri di testo, editori nei guai ■ ! ' %se!? CONSEGUENZE DELLA RIFORMA DELLE SCUOLE MEDIE SUPERIORI Libri di testo, editori nei guai ■ ! ' %se!? Cambiano contenuti e modi dell'insegnamento, compaiono nuove materie: manca il tempo di preparare testi adeguati - Gli autori sono perplessi: l'impresa si presenta rischiosa, anche per il loro buon nome • Era un giro d'affari di 550 miliardi - II sottosegretario Covati a: «La pacchia è finita. Sono contrario ai manuali, dovrebbero bastare i libri che stanno già sul mercato» ROMA — «Vuole che le dica, In tutta franchezza, cosa penso? Io sono un nemico del manuali. Auspico che sia rivista da cima a fondo la filosofia dell'editoria scolastica. MI piacerebbe che i professori per le loro lezioni facessero riferimento a libri che stanno imi mercato, libri che si comprano per una normale lettura e che, in più, possono anche esser d'aiuto agli studenti». Ancora: «Deve finire la pacchia di cui godete voi editori. Una situazione invidiabile per cui avete 11 mercato chiuso delle elementari dov e lo Stato a pagare "a peso" 1 libri ponendovi come unica condizione di usare un certo tipo di carta e vincolandovi a un certo numero di pagine; e per cui anche 11 resto del mercato è protetto: i programmi scolastici vengono organizzati in funzione delle vostre esigenze, in modo che possiate pianificare tutto e fare buoni guadagni: troppo comodo». E Infine: «E' ora di dire basta. Io sono per la liberalizzazione del libri di testo, cosicché entri nella scuola una bella ventata d'aria fresca. E non ritarderemo certo la riforma per dar retta a voi». Parola del senatore Luigi Covatta, sottosegretario socialista alla Pubblica Istruzione. Enrico Mittretta, direttore editoriale della Laterza, era salito mercoledì scorso al secondo plano del ministero di viale Trastevere per spiegare a Covatta perché gli editori oppongono qualche resistenza alla riforma dei programmi per le medie superiori. Molte le frecce nel suo arco: la storia antica che sparisce per cedere il passo a un complicato corso su grandi temi dell'età moderna e contemporanea; la geografia che diventa, un'appendice all'.Educazlone clvico-giuridlcoecongsalca*; . IIngresso, nel 1 biennio (quello che per il iclassica t.il <ginncMo). di informatica, fisica, chimica e biologia: come possiamo, chiedeva Mistretta, predisporre nel giro di dodici mesi manuali per tutte queste »novità»? Tra l'altro negli stessi programmi preparati dal ministro Franca Falcucci ci sono vistose contraddizioni. Una per tutte: mentre si sopprime la storia greca e romana, si raccomanda che le lingue antiche e in particolare il latino siano studiate con maggiori riferimenti proprio alla storia. E pai: materie come fisica, biologia e chimica si cominciavano a studiare negli anni successivi; è evidente che se ora le si insegnerà già nel ginnasio unificato, anche i libri del liceo e comunque degli anni successivi, che prendevano le mosse dalle nozioni piti elementari, andranno rifatti da cima a fondo. Afa come rifarli se ancora non sono stati indicati i criteri con cui cambierà anche il triennio che conclude la scuola italiana? E in ultimo: sono .manualizzatili* quei corsi in cui figurano temi e. materie cosi diversi foWspem- ■ TsWS Anni di caos E' a questo punto che Covatta s'era spazientito e, oltre alle parole di cui abbiamo riferito all'inizio, s'era sbilanciato in alcune previsioni: ci saranno nella scuola superiore quattro o cinque anni di caos durante i quali convivranno professori che adottano i nuovi programmi con quelli che continuano a usare i vecchi; certo, gli editori non avranno più la .pappa scodellata., per loro sarà una scommessa continuare a stampare i manuali per i corsi del vecchio tipo o investire tutto sui nuovi; e l docenti delle classi successive al biennio avranno poi la difficoltà di tenere insieme gli studenti che hanno fatto il corso «innovato» con quelli che invece hanno viaggiato sul binario tradizionale: «Ma si deve pur pagare un prezzo alle sperimentazioni», commentava il sottosegretario; per completare, la preparazione del ragazzi si sta pensando a due anni di eowojo in più, una sorta d\: biènnio preuniv'ersitarlo che eviterebbe agli atenei Iq, sorprèsa'"idi una generazioni al studenti completamente digiuni in questa o quella materia. Insomma, nella scuola italiana i Iniziata una rivoluzione e gli editori di manuali (un giro d'affari di 550 miliardi di cui ben 300 per le medie superiori) temono seriamente di essere tra le prime vittime destinate a restare sul campo. Ed è per questo che hanno convocato a Milano mercoledì 19 novembre l loro stati generali. Si lamenteranno, protesteranno, lan- : a r o e e i I è ceranno disperate invocazioni d'aiuto e alla fine chiederanno per lo meno una dilazione che dia loro il tempo di preparare libri di tetto all'altezza del nuovo (e smaltire le scorte, di quelli vecchi). Quali sono le loro idee e le loro discussioni? Ascoltiamoli. «La prima cosa che vogliamo capire, anticipa Sergio Piccioni della Nuova Italia, e a quali insegnanti ci dovremo rivolgere». Ancora non si sa infatti se tutte quelle nuove discipline se le sobbarcheranno l'anziana professoressa di lettere e quella di matematica o te nel biennio verranno ad insegnare laureati per' ogni 'singola nuova materia. E per quale materia? Non è detto che una persona che abbia fatto studi di Legge o di Economia sia poi in grado di tener lezioni nel corso unico di «Educazione civico - giuridico - economica». Michele Lessona, dirigente della Loescher, concorda con Piccioni: «Finché non si risolverà questo problema degli insegnanti, sarà difficile, molto difficile preparare i nuovi manuali». C'è poi la questione degli autori. Fino ad ora gran parte degli interpellati hanno risposto con cortesi dinieghi, talvolta conditi con una dose d'ironia, alla proposta di redigere i nuovi manuali. Scrivere un libro di testo è considerato ancora un grande affare ma non in condizioni di incertezza come le attuali. E te la riforma finisse in una bolla di sapone? Se poi trionfassero le idee di Covatta e i docenti al posto dei nuovi testi improvvisati in pochi mesi, preferissero usare i vecchi ricorrendo eventualmente a quelli extrascolastici? E' un rischio. Alcuni poi, l più autorevoli e noti, temono di restare screditati dal mettere la loro firma in calce a un volume che tocchi con qualche inevitabile superficialità materie, molto diverte tra loro. Divulgatori Marco Paoterri, consigliere delegato della Le Monnier, prevede che, almeno per alcuni di questi libri di scuola, ti dovrà far ricorso ai giornalisti: «Penso a Sergio Zavoli ohe in questo campo ha già dato buona prova, a Pier Francesco Llstri, a Enzo Blagi. Sono sicuro che Indro Montanelli farebbe un manuale egregio; avrei invece qualche perplessità su Roberto Oervaso. Forse loro o qualche uomo di lettere non direttamente impegnato nel mondo dell'insegnamento, sapranno tenere insieme temi e materie cosi diversi». Anche in campo scientifico ti è alla ricerca del giornalista divulgatore: Piero Angela è giù nei sogni segreti di molti editori scolastici. Ammetto poi che ti individuino i nuoci insegnanti e gli autori giusti per i nuovi tetti, retta un altro importante problema: quello della scansione del contenuti. Federico Enriquez, direttore generale della Zanichelli, racconta che nella tua casa editrice sono stati chiamati due pedagogisti che devono spiegare come si fa a sostituire i vecchi capitoli con le nuove «unito didattiche.. In breve: ti tratta di eliminare la vecchia suddivisione per temi circoscrìtti (ad esempio il capitolo tu Hegel o quello tulio Rivoluzione francese), individuare cosa lo studente può apprendere in una lezione e rifare l manuali focalizzando la suddivisione su queste tappe d'apprendimento. Un esperimento gii tentato nelle scuole anglosassoni e anche in Francia ma che, in molti casi, ha dato etiti deludenti. Paradossalmente in questa occasione i più preoccupati dalla riforma Falcucci sembrano essere gli editori .di sinistra- e quelli .laici.. Fiancetco Meotto, direttore editoriale della cattolica Sei, attenta invece tranquillità e sodaisfazione: «Queste novità di programma noi tutti le abbiamo cercate, volute con ostinazione e adesso non si deve storcere il naso. SI, è vero che ci sono dei problemi, ma noi stiamo già lavorando per la riforma da almeno un semestre e credo che faremo in tempo (entro i primi mesi del 1988, n.d.r.) a mettere sul mercato prodotti più che dignitosi». In fondo, sottolinea il dirigente della Sei, ti tratta di pubblicare una quindicina di testi nuovi e ciò rientra nella norma di case editrici come la sua abituate a mandare in libreria una media di cinquanta novità all'anno. Quanto agli insegnanti, la Sei, come altre case editrici d'avanguardia, ha organizzato nelle sue quindici filiali tre o quattro corsi d'aggiornamento alla settimana ai quali partecipano da. cento fino a duecentocinquanta docenti alla volta. «Credo che entro un anno potremo disporre del nuovi manuali ed avere professori pronti ad accoglierli, afferma Meotto, se non ce la faremo al massimo Il avremo l'anno successivo. Non mi sembra il caso di drammatizzare». Paolo Mieli Un mercatino di libri scolastici usati: si comperano spesso di seconda mano per risparmiare

Luoghi citati: Francia, Milano, Nuova Italia, Roma