Il saggio sconfitto di Carlo Carena

n saggio sconfitto L ERASMO A 450 ANNI DALLA MORTE n saggio sconfitto L Sul cippo del duomo di Ba-1silea che corona la sepoltura di Desiderio Erasmo si legge che quell'uomo non meno incomparabile per la sua scienza che per la sua saggezza scomparve da questo mondo il 12 giugno 1536 — quattrocentocinquanta anni fa. Lo stesso Bonifacio Amerbach, che con l'editore Gerolamo Froben e l'altro esecutore testamentario Nicola Episcopio curò la sepoltura e l'iscrizione, racconta invece in una sua lettera che la morte, colse Erasmo il giorno prima, l'I 1 : era più o meno mezzanotte, e gli orologi svizzeri non avevano la precisione e la sintonia odierne. E circa settant'anni prima, certamente a Rotterdam ma forse nel 1466, o nel 1469, ancora nella notte fra il 27 e il 28 ottobre, Erasmo era nato figlio illegittimo come Leonardo, da un giovane che, premuto dalla famiglia perché si facesse prete, conviveva con la figlia di un medico. La fluidità del tutto casuale di queste circostanze è stata posta a specchio della natura di chi pur si scelse per emblema la fissiti del dio Termine. La vocazione di Erasmo fu certamente la conciliazione dei diversi, l'indifferenza per gli accidenti verso un equilibrio supcriore, in un'età che vedeva scatenarsi contrasti esasperati e puntigli miserevoli. Faro della cultura cinquecentesca, ambito da imperatori e papi, Erasmo sceglie fermamente di non accodarsi a partiti. Vuol essere un uomo solo per sé, un uomo nuovo, superiore alle asprezze e A dogmatismi medievali, alle rudezze incivili, tollerante, di buone maniere e bei conversari, forte di una cultura classica e cristiana composte in una sintesi che conferisca lume alla prima e umanità alla seconda. Una sua frase scherzosa dice «Quando leggo certi passi dei grandi antichi, stento a trattenermi dall'esclamare: "Sancte Socrates, ora prò me"». I ••■ * * -iWH 1 ^affabile, ma all'occasione tagliente e scatenato. Irride follie e vaniti, ma si regge sai damente sul senso morale, che lo salva dalle tentazioni di quello «spirito lucianesco» ch'era in lui e di cui lo accusa Lutero. Al ritratto demolitore ch'egli fa dei puri grammatici nel Ciceroniano o neW'Elogio della pazzia si contrappone resaltazione delle lettere sostan ziate di eticità e strumento ci vile contro i guai dell'ignoranza, quali appaiono ncll''Antibarbari. Il valore che attribuì va alla parola era quello del filologo e del moralista, non del retore «scimmia di Cicerone»; la parola non doveva vivete di eleganze formali ma «di cose, di mente e di pensiero». Questi furono caposaldi nella carriera del sommo umanista olandese e lo staccano da molti altri, più arroganti o più indifferenti di lui. Conoscitore impareggiabile del greco e del latino negli Adagia o nei Colloquia, i problemi del mondo la realtà intorno a sé, a un uomo che pure sentiva per l'arengo politico' una ritrosia quasi nevrotica, lo trascinavano a scendere in campo con l'urto della sua penna instancabile, sovranamente guidata da auclla mano femminea che Holbein ha immortalato in un suo schizzo. Preparò Lutero come il fulmine anticipa il tuono, con le sue critiche e il suo esame delle Scritture, che dopo Erasmo non saranno più le stesse. Se ne ritrasse quando vide Lutero all'opera, contrariato dal suo fanatismo e impensierito dalla sua negazione del libero arbitrio. S'immerse allora nel labirinto inestricabile di quella disputa più frustrante che fruttuosa per salvare la dignità dell'uomo, offuscata ma non ,e»iMA.Ài\h. cpjpa_qrjgini(lc invece da Lutero totalmente asservita alla volontà divina. Il senso non tanto del suo De libero arbitrio ma dell'intera opera di Erasmo è in quella sua argomentazione e perorazione insieme: «Perché, chiederai, concediamo qualcosa al nostro libero arbitrio? Perché Dio non sia un tiranno crudeli e iniquo, e noi non siamo dei disperati o dei presuntuosi e sentiamo lo stimolo a tentare». La lezione classica e umani' stica entra appieno in questi concetti, dcosi come entrano i 1 grandi maestri antichi insieme à n e l a a o o i grandi al nuovo messaggio nel ritratto che Erasmo delinea nel Manuali del soldato cristiano: esso si fonda sulla necessità di una fede cosciente 'e sentita e sul'a collaborazione della cultura anche laica all'edificazione e al decoro del tempio di Dio. C'erano, e come, cose che infervoravano Erasmo, ma erano solo quelle importanti e necessarie: la fiducia nella ragione e nella perfettibilità umane; l'opera benefica della scienza nella promozione civile, col rispetto dei propri limiti: «Fa parte della scienza anche ignorare qualcosa» è un suo detto che sarebbe piaciuto a Goethe. Ai principi della terra predicava il regno universale delle leggi, non delle armi; li invitava ad abbattere vincoli assurdi e sciocchi confini, a incontrarsi e discutere. A Zwingli scriveva: «Ego mundi civis esse cupio», desidero essere cittadino del mondo. Non era l'universalismo naturalistico degli stoici e nemmeno la razionalistica convinzione degli illuministi, ma attuazione dell'essenza del cristianesimo ugualitario e pacifico, di un disegno divino rivelato da Dio e costituito per la felicità degli uomini. i Utopie, è stato detto, di un'età che ne traboccò. Huizinga nella sua famosa biografia di Erasmo si chiede cos'è rimasto di tutto questo, e risponde: nulla, «fallilo evidentemente in tutti gli scopi che si proponeva». Erasmo stesso ebbe questa sensazione negli ultimi anni di vita intristiti dagli acciacchi, dalla solitudine e dal rinfocolarsi degli odi e delle discordie politiche e religiose in rutta l'Europa. Poco prima ch'egli morisse, nel '32, era apparso anche // principe di Machiavelli, antagonista trionfante della sua Educazione di un principe cristiano, che egli fondM'-WU'indissolvrbile' toh-1' ncssiorjC.dj molale e jgoljtJca. e sull'invalicabile limite 'della giustizia, addirittura ventilando l'opportunità di un principato elettivo. Ma fosse anche solo un modello raro e irripetibile, nessuno potrà mai disconoscere il valore dei richiami di Erasmo e la correzione che essi hanno lentamente operato nelle direzioni della storia. Oggi sono più vicini che mai e più o meno consapevolmente sono fatti propri dalla parte migliore dell'umanità. Carlo Carena 1—-— ~ T~ 11 Erasmo da Rotterdam in un ritratto di Hans Holbein

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