II Reno sta morendo di Alfredo Venturi

II Reno sta morendo Disastro ecologico dopo l'incendio alla Sandoz II Reno sta morendo Per due anni non ci sarà più vita, forse tra dieci il fiume tornerà normale - Un'altra azienda di Basilea, la Ciba-Geigy, ha approfittato dell'incidente per scaricare veleni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Nlent'altro che un riflesso, un rossastro bagliore: l'onda velenosa ha alterato appena, a prima vista, la maestosa corrente del Reno. Ma il disastro è di dimensioni catastrofiche: il fiume sacro del mito germanico è biologicamente morto. Come è potuto accadere?, ci si chiede. Ecco: il primo novembre a Basilea, in Svizzera, a ridosso del confine franco-tedesco, scoppia un incendio nell'industria chimica Sandoz. Tonnellate d'insetticidi e fungicidi escono dai depositi in fiamme e finiscono nel fiume, il veleno comincia a percorrere il tratto in cui il Reno fa da confine fra'Germania e Francia: l'apocalisse procede verso Nord a meno di quattro chilometri l'ora. Per i tedeschi è un nuovo Incubo nazionale: la morte del Reno dopo la morte dei boschi. Mentre l'onda prosegue la sua corsa si tentano le prime valutazioni: quel veleni hanno ucciso l'ecosistema fluviale per almeno due anni, perché tutto ritorni normale di anni ce ne vorranno altri dieci. Martedì l'onda arriva a Karlsruhe, e la televisione comincia a mostrare le an¬ guille morve, i pesci pancia all'aria sul filo della corrente. Mercoledì la morte passa sotto la rupe leggendaria di Lorelei, i sindaci invitano a non far giocare i bambini sulle rive. Giovedì l'onda velenosa è a Coblenza, dove le acque del Reno si mescolano con quelle della Mosella: e si affaccia inevitabile una comparazione. Sandoz come Cattenom, la Svizzera come la Francia: ancora una volta tocca ai tedeschi subire le conseguenze delle avventurose leggerezze altrui in fatto di protezione dell'ambiente. A Cattenom, una gigantesca centrale nucleare che si sciacqua nella Mosella pochi chilometri prima che il fiume, a Treviri, entri in Germania. A Basilea, denuncia il governo federale, un'industria chimica che stipava micidiali sostanze in depositi progettati per macchinari Venerdì la corrente avvelenata raggiunge Bonn, passando sotto quel Drachenfels da cui Sigfrido scaraventò nel fiume il drago sconfitto. Ma questo drago non è facile vincerlo: Walter Wallmann. ministro federale della Sanità, annuncia che trenta¬ quattro sostanze chimiche sono già state identificate, ma le analisi non sono finite. Intanto, certi villaggi rivieraschi che non hanno grandi riserve d'acqua potabile, come Unkel e Bad Honningen, devono ricorrere alle autocisterne. Sabato l'onda mortale attraversa Colonia, arriva a Duesseldorf, si affaccia sulla regione della Ruhr, fra le più densamente popolate d'Europa. Le birrerie della zona, che usano da sempre l'acqua filtrata del Reno, sospendono la produzione. Un responsabile federale avverte: la peggiore delle sostanze finite nel fiume, il mercurio, ha un alto peso specifico, dunque potrebbe precipitare sul fondo e di 11 passare nelle acque di falda. Le conseguenze potrebbero essere disastrose. Domenica la corrente avvelenata passa il confine olandese, il governo dell'Aia fa sigillare le chiuse che mettono in comunicazione il Reno con il sistema della navigazione interna. Il tasso d'inquinamento, annunciano le autorità olandesi, si è moltiplicato per tre: le stazioni di pompaggio vengono bloccate. Cosi l'onda maledetta ha compiuto 11 suo lungo viaggio: un migliaio di chilometri fra Basilea e il Mare del Nord. L'immissione di veleni cosi concentrati ha ridotto al minimo ogni forma di vita nel grande fiume, sia uccidendo direttamente i pesci, sia privandoli del nutrimento, dalle alghe al plancton. Ridotti alla fame, per conseguenza, anche gabbiani e cormorani, che si nutrivano pescando nell'ampia corrente del Reno. Una catena che non s'interrompe qui: «Jvon vogliamo essere noi i pesci di domani*, gridavano sabato i manifestanti che, a Basilea, hanno dimostrato contro la Sandoz. Proprio quel giorno, l'incredibile: una seconda ondata di veleni si riversa nel Reno. Forse cinquanta metri cubi di liquido: parte dell'acqua che servi per spegnere il fatale incendio del primo novembre. Una conduttura difettosa, 11 colpo di grazia per il povero fiume assassinato. Quel liquido, segnala il ministero tedésco dell'Ambiente, contiene da uno a due milligrammi di mercurio per litro. Alfredo Venturi (A pag. 5: il mercurio scintilla sul Reno).

Persone citate: Mosella, Sandoz, Sandoz Ii Reno, Walter Wallmann