Travolti da «Agnese», insolito fiume musicale

Travolti da «Agnese», insolito fiume musicale L'opera di Spontini, diretta da Valdes, ha inaugurato con successo la stagione dell'Opera di Roma Travolti da «Agnese», insolito fiume musicale Spettacolo dì grande decoro - La partitura dilatata e massiccia metteva un po' in ombra i cantanti • Irresistibile la Caballé con un ottimo Luchetti ROMA — Per essere un'opera di rara esecuzione, l'Agnes Von Hohenstaufen che Gaspare Spontini fece rappresentare a Berlino nel 1829, rimaneggiandola abbondantemente nel 1837, ha ricevuto nel dopoguerra attenzioni solerti: se ne ricordano gli allestimenti presentati a Firenze, nel 1954, con la direzione di Gui e nel 1974 con quella di Muti che l'aveva già eseguita : arra Rai di Roma nel 1970. ' ."' Ora, sul palcoscenico del Teatro dell'Opera l'Agnese è ritornata a sfoggiare la sua veste singolare di •opera romantica» situata al centro di un importante crocevia della storia del melodramma: vi si intersecano il gusto nascente del «grand opera» francese che Spontini aveva contribuito a definire nel Fernando Cortez; la tradizione formale dell'opera italiana, sia pure , allargata e dilatata in una ampiezza inedita di proporzioni interne; infine l'interesse per il Medioevo cavalleresco ed avventuroso che dallEurante di Weber al Rienzi e al Tannhàuser costituisce un filo rosso nella giovane tradizione della «grosse romantische Oper». Il prodotto, tuttavia, non nasce tanto dalla sintesi di questi tre fattori quanto dal loro incastro, per dir così, a scatola cinese, che lascia le varie componenti'di volta in volta riconoscibili. Interessanti sono certe melodie di conio moderno, che offrono spunti precisi a Weber e Wagner, ma non giungono a conferire all'opera un carattere spiccatamente tedesco: l'aspetto 'indubbiamente innovatore e progressista dell'Agnese va quindi indagato altrove, specie nella sua torrenziale abbondanza di invenzioni, non sempre di qualità, ma generosa e fluente. "' l è a i a i e e o e e a i e e n E' proprio un fiume di musica che scorre impetuoso in forme dilatate, orchestrazione turgida e spessa, massicci effetti corali: un fiume che travolge sovente le individualità dei singoli personaggi. Possono esserci grandi voci sul palcoscenico, come era l'altra sera con la Caballé e Vertano Luchetti, ma alla fine quasi sembra di non averle sentite: l'Impressione rmimiLj^m^.è à& punto quella di una grandiosa collettività di suono corale e strumentale che si impone con il suo peso schiacciante. La Caballé ha, comunque potuto emergere, con la sua voce inconfondibile e le sue doti di irresistibile commozione, almeno nel pezeo più bello dell'opera, lìntensa preghiera di Agnese nel secondo atto, un quadro di impassibile grazia neoclassica giocato su tre fonti sonore: il soprano, il coro e un'orchestra interna che imita il suono dell'organo. Accanto a lei, il tenore Luchetti ha dato risalto alla parte dell'esule Enrico, le cui avventurose peripezie sarebbe qui troppo lungo descrivere: in gran forma vocale, Luchetti s'impone con autorità anche sul piano scenico, e dà al sctegcevtedddpMbddIPPtcKpPdm suo personaggio quel giusto carattere di audacia e di sfida temeraria che, quando emerge, gli conferisce un indubbio connotato anticipatore: molti eroi dell'opera romantica trovano in Enrico il loro antenato. Ezio di Cesare, Rainer Buse e Silvano Pagliuca nelle parti di Filippo di Hohenstaufen, dell'Imperatore Enrico IV e dell'Arcivescovo di Magonza hanno dato il giusto rilievo ai loro personaggi: l'opera abbonda di voci maschili ed anche questo contribuisce a definirne il colorito scuro e brunito, spalmato da Spontini con una tavolozza un po' uniforme lungo l'arco del tre lunghi atti. Il mezzosoprano che cgongsVqs canta nella parte di Ermengarda è l'unica donna solista, oltre ad Agnese: e Glenys Linos, l'altra sera, ha fatto degnamente da contraltare alla sua grande collega. Forse, per essere ravvivata e Variata con maggiore frequenza, {'Agnese di Hohenstaufen vorrebbe una concentrazione più mossa di quella, peraltro assai accurata, offerta da Maximiliano Valdes: o forse no, il glutine sinfonicocorale che cementa il tutto è proprio inespugnabile nel suo denso spessore: in orchestra gli strumenti suonano quasi sempre tutti e Spontinl rinuncia, in pratica, alla funzione caratterizzatrice dei fiati singoli. Molto onore si è fatto il cqrp.,istruito ^j^MeJste™ !é molto impegnato nette frequenti •ic'enV'aH'nlàttaf'gverrieri, nobili, popolo, suore, cavalieri, eccetera. Scene che Nicola Rubertelli ha disegnato nel gusto neogotico che meglio si addice a questa rivisitazione ottocentesca del Medio Evo. La regia di Antonio Calenda è molto elegante e illustra con chiarezza le tortuosità narrative del libretto di Ernst Raupach, cantato nella versione ritmica italiana di Mario Bertoncini. Infine, i sontuosi costumi di Maurizio Monteverde, con inusitata abbondanza di 1 splendide guarniture di pelliccia, hanno contribuito in modo determinante all'alto decoro del lungo spettacolo che il pubblico ha accolto con molto favore. Paolo Gallaratl

Luoghi citati: Berlino, Firenze, Roma