La Cee punisce Assad di Fabio Galvano

La Cee punisce Assad Sanzioni per i legami terroristici, Atene si dissocia La Cee punisce Assad Bloccata la vendita di anni, sospese le visite diplomatiche, controlli sull'attività delle ambasciate e sugli aerei siriani - Ignorato il «caso Chirac» - Londra soddisfatta DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — L'Europa dei Dodici ha trovato ieri, a Londra, la «voce unica» cosi elusiva due settimane fa a Lussemburgo; quella della condanna, con misure concrete, di una Siria accusata dal governo britannico di complicità negli oscuri meandri del terrorismo internazionale. L'ha trovata approvando — a Undici e non a Dodici, per l'ostinata quanto formale dissociazione della Grecia — una serie di azioni contro Damasco che non soddisfano forse tutte le speranze di Londra ma che, secondo il ministro degli Esteri britannico Sir Geoffrey Howe, rappresentano un 'importante giudizio comune*. Le misure sonò quattro: alt a nuovi contratti per la vendita di armi alla Siria; sospensione delle visite diplomatiche ad alto livello; riesame dell'attività delle missioni diplomatiche e consolari siriane nei Paesi della Comunità; inasprimento delle misure di sicurezza in relazione all'attività delle linee aeree siriane. Toccherà ora a quelli che la presidenza britannica ha definito «meccanismi ben lubrificati», e cioè essenzialmente al gruppo Trevi (ministri degli Interni e capi della polizia), il compito di trasformarli in misure concrete. E' significativo che i ministri degli Esteri della Comu¬ nità, riuniti nel quadro della Cooperazione politica, abbiano impiegato meno di novanta minuti — contro le otto inconcludenti ore di Lusserà burgo — per esprimersi con tro il governo di Hafez Assad; e ancor più che abbiano ignorato, nell'intento di restituire credibilità alla voce europea, la clamorosa vicenda che ha per protagonisti il primo ministro francese Chirac e il Washington Times. •Nessuna giustificazione era richiesta né dovuta-, ha detto Howe al termine della riunione: -Il ministro degli Esteri francese ha aderito alla dichiarazione finale; tocca semmai a Chirac spiegare le frasi che gli hanno attribuito-. Ma il «caso Chirac» è sempre rimasto fra le quinte. Il documento di ieri sottolinea la necessità, di fronte al terrorismo, «di un'azione comune- : « Vogliamo trasmettere alla Siria — si legge — il più chiaro messaggio che quanto è accaduto è assolutamente inaccettabile-. L'Europa si impegna inoltre a «utflizzare tutte le forme politiche disponibili- per indurre le autorità siriane a n tradurre in azioni concrete la loro dichiarata condanna del terrorismo internazionaleSano le frasi che hanno reso impossibile l'adesione di Atene. Sulle riserve greche va ricordata la dichiarazione del ministro Pangalos: 'Non si può fare della Siria un'altra Libia». Pur rifiutando una condanna formale del governo di Assad, la Grecia ha tuttavia indicato di non avere 'alcuna difficoltà-, come ha precisato Howe, ad attuare le quattro misure: non accetta cioè una condanna formale di Damasco, ma ha ritenuto di doversi in qualche modo avvicinare alle decisioni comunitarie. Francia, Germania e Spagna hanno invece cancellato le perplessità che avevano impedito l'adozione di queste stesse misure già a Lussemburgo, anche se il ministro degli Esteri francese, JeanBernard Raimond, ha voluto precisare in una conferenza stampa che il documento della presidenza «non mette in causa la Siria, ma alcuni siriani-. A tale interpretazione Howe ha replicato: 'La dichiarazione è perfettamente chiara per quanto riguarda il coinvolgimento della Siria e del governo siriano». A gettare acqua sul fuoco di una nascente polemica è stato, in definitiva, 11 tedesco Genscher, il quale ha lamentato l'interpretazione data in tutta Europa al mancato accordo di Lussemburgo: dovuta, a suo dire, non alla mancanza di una comune volontà, ma alla necessità di approfondire la questione. Nessuno sembra più voler dubitare delle prove fornite da Londra. Ma, come ha sottolineato Andreotti, è necessario «distinguere fra la reazione a un tragico attentato e la linea di politica generale della Comunità verso i Paesi del Medio Oriente-. Non a caso, nella dichiarazione letta da Howe, si parla di 'importanti legami- con quei governi, di un auspicato 'nuovo impulso al dialogo euro-ara' bo-. Senza mai parlare, tuttavia, di quello che è problema del momento: gli ostaggi in Libano. Secondo le fonti ufficiali, di fatto, ieri non se n'è discusso. Si sono invece discussi passi diplomatici svolti dagli ambasciatori europei a Damasco per avere spiegazioni dal governo di Assad. La risposta siriana è stata giudicata «non convincente»; per quanto riguarda l'Italia, anche incompleta, n nostro governo, ha precisato Andreotti, ha infatti sottoposto a Damasco le prove finora raccolte sul possibile coinvolgimento siriano nell'attentato di Fiumicino, ricevendo per ora solo promesse di 'approfondimento-. -Un'azione che darebbe senso a questa promessa — ha detto il ministro — sarebbe la chiusura dell'ufficio di Abu Nidal a Damasco-. Fabio Galvano Londra. Il ministro degli Esteri inglese Howe alla riunione Cee