SEUL E IL MODELLO-MIRACOLO DELL'ASIA ORIENTALE

coreano SEUL E. IL MODELLO-MIRACOLO DELL'ASIA ORIENTALE coreano Nel 1960 il reddito prò capite annuo nella Corea del Sud era di 80 dollari; oggi è di 2000 - Una nuova febbre pervade il Paese e la capitale, che già si adorna per le Olimpiadi che ospiterà tra due anni - Un sorprendente rilancio economico che, pur con strategie diverse, ricalca le orme di Giappone, Cina, Taiwan, Singapore - «Voi occidentali, aspettate e vedrete» DAL NOSTRO INVIATO SEUL — La capitale della Corea del Sud si sta facendo bella: per disposizione di legge un dècimo del costo di costruzione di qualsiasi nuovo edificio deve essere dedicato all'acquisto di opere d'arte che adornino l'atrio d'ingresso, o a spese per fontane, aiuole fiorite, statue o altre amenità. La campagna per fare di ogni coreano «un cittadino a livello internazionale di coscienza» è in pieno svolgimento: si vieta di sputare, si esorta a imparare un po' di inglese per poter dare almeno qualche indicazione utile ai turisti che nel 1988 verranno a frotte — si spera — alla scoperta della Seul olimpica; si diffida inoltre dal mangiare, per lo meno pubblicamente, cioè nei ristoranti, carne di cane. «Soffriamo di un complesso di inferiorità nel confronti degli occidentali, cosi cerchiamo di adeguarci per non essere giudicati incivili», mi spiega Park Yoo San, attualmente tassista ma laureato in Lettere all'università di Sellimi spiega che dieci anni fa aveva deciso di mettersi in proprio con una « fabbriche tta» ma gli è andata male. Pazienza. Però ci riproverà, dopo le Olimpiadi, cioè tra due anni, perché è convinto che il boom coreano avrà lun¬ ga vita e lui si sente fiducioso perché ha davanti agli occhi il luminoso esempio di centinaia e centinaia di uomini che si sono costruiti una fortuna partendo da niente. •E' proprio cosi», conferma Han Duck Soo, direttore della divisione di politica industriale del ministero dell'Industria e del commercio estero. «Da noi tutti sono convinti che prima o poi ce la faranno a emergere. Nel 1960 11 reddito prò capite annuo era di ottanta dollari, oggi è di duemila. Il miracolo economico è storia di vita quotidiana, quello del self-made man non è un mito, è reale possibilità. Per questo da noi i poveri a non odiano i ricchi, tutti si considerano alla pari». Han, laureato a Harvard, perfetto inglese, perfetto giapponese, mi riceve nella sede del suo ministero, una perfetta fantascientifica •città dei burocrati' inaugurata un anno fa, all'estrema periferia cittadina, edifici ultramoderni, di stile americano (o giapponese?) che sorgono in un parco ben curato, contornato da colline, quelle colline che. sono l'unica bellezza antica di questa megalopoli moderna di dieci milioni di abitanti. •Signor Han, è sicuro che questa eguaglianza di base di cui lei parla non sia una riedizione pili che del mito americano di quello confuciano: la carriera, ovvero la fortuna, aperta a chi ha talento?». Ride e dice: «Forse». «Ali defi nisca allora il concetto di "classe media". Si dice che qui da voi questo sia il fenomeno emergente. Una classe media che chiede... mi aiuti, per favore: libertà, eguaglianza, fraternità?». Mi sembra di essere andata oltre con questo slogan rivoluzionario, vecchio sia pure di due secoli, insomma, di aver azzardato troppo dato il clima. Ma qui sta il punto e qui bisogna •correggere i termini»: dalla Bastiglia all'università di Kankuk, dove quattro giorni fa mille e cinquecento studenti sono stati attaccati da ottomila poliziotti, e ora sono tutti in galera, il percorso non è lineare, per carità. Anzi, sembra che non ci sia proprio nessuna connessione. Risponde Han: «Capisco, lei dice classe media ma In realtà Intende borghesia. Voi occidentali avete in testa certi schemi, capisco, capisco» PIÙ o meno capisco oneralo. senza borghesia e senza proletariato, voi avete una classe media che è diversa dalla nostra la. quale è emersa grazie e nVn6ytante la borghesia, grSijumostante il proletaria: uea'a dei cosiddetti Paesi di Nuova Industrializzazione, qui nell'area asiatica, invece è venuta su come un fungo, burocratico-consumista, o militar-tecnologico. Insomma, un'altra cosa. •Ma mi dica, su quaranta milioni di coreani, quanti secondo lei appartengono alla classe media?». Qui il signor Han dimostra la sua intelligenza: rifiuta decisamente di rispondere, ovvero di azzardare una qualsiasi stima. Sostiene di non avere tabelle statistiche di riferimento, mi fa vedere quelle che riguardano le differenze di salari iniziali tra colletti blu e colletti bianchi, cioè tra impiegati e operai: il rapporto è uno a quattro. «Dobbiamo superare questa disegua- sovetochlevogusepInbsppseo , r , o e i e l l e o o i a , . e a e l e a i e e i o n e e eglianza, Il governo però non può far altro che invitare gli imprenditori a diminuire gradualmente 11 dislivello - •Non ci pensano i sindaca ti?», domando. Risponde che sindacati sono di fabbrica, in temi, le contrattazioni non sono mica pubbliche, che d'altronde il basso costo della mano d'opera è alla base del successo economico coreano, un Paese orientato verso Ve sterno, verso le esportazioni Dice che se noi in Occidente viviamo un periodo di decadenza è proprio per l'alto costo della mano d'opera. Ri spondo: «Sapesse che bella decadenza» perché proprio mi viene fatto di dire cosi. Come pochi giorni fa ho gridato •mail» quando un distinto ben intenzionato uomo d'affari coreano, dopo aver assistito a un filmato sull'Italia precisamente su Lucca du rante un incontro organizzato dall'Associazione dell'Amicizia internazionale, di Seul, intervenuto dicendo: «Apprezzo molto il fatto che nel vostro Paese già tanti secoli fa la scienza delle costruzioni fosse cosi avanzata, ma mi domando: quando butterete giù tutte quelle case vecchie per fare delle strade larghe dei grattacieli funzionali?». Classi medie Forse è acceso nazionalismo, paraocchi eurocentrico, ma questa Asia, Giappone in testa e Cina a ruota, per non parlare degli altri, perché non capisce le nostre vecchie case? Ecco, forse perché sono proprio l'emblema di quella che noi chiamiamo borghesia, mercantile, imprenditoriale; che non è la loro, e nemmeno la nostra attuale melasse media» la quale è stata e, te preserva almeno la memoria, potrebbe ancora essere altra cosa. «Non se la prenda», mi dice uno scultore coreano, per anni vissuto a Carrara, «sotto hsSlis6pglvddsmvsNrcmzmcmdnhqpdgzcps i sotto c'è Invidia per le vostre vecchie pietre e i vostri mattoni». Forse: ma va a finire che dobbiamo essere fieri delle nostre antichità perché, se vogliamo adottare un linguaggio comune, possiamo sempre presentarle come un prodotto di »classe media». Insomma, un Duomo starebbe a un Grande Magazzino — splendido il Lotte di Seul — perché entrambi sono estrinsecazione del concetto di cattedrale». Due partiti Sul concetto di classe media ho tentato di confrontare le stime coreane: per Kim Yung Sam, uno dei due maggiori leader dell'opposizione che ho incontrato alla vigilia della sua partenza per l'Europa, il 60 per cento è classe media; per Kim Dae Jung, l'altro grande leader che combatte l'attuale regime con maggiore vigore, si può anche parlare del 70 per cento; invece secondo Youn Tai Chi, ex ambasciatore a Roma e oggi parlamentare di maggioranza e vice presidente della commissione Esteri dell'Assemblea Nazionale, la classe media sarebbe il 40 per cento. Si tratta quindi di vedere come è considerata la classe media: forza della conservazione, favorevole al mantenimento dell'attuale stato di cose, o forza a favore della democratizzazione. «E' per la democratizzazione graduale nell'ordine e senza violenza», hanno risposto tutti e tre. Ma qui c'è bisogno di un'altra precisazione e ripeto le parole di Youn Tai Chi: «Partito di governo e partito di opposizione da noi sono tutti e due conservatori». »Non si può parlare allora di destra e sinistra, o magari di centro?». Assolutamente no. Questi sono vostri schemi». Nonio dice ma è sottinteso: fugatevi, la rivoluzione :— si allude ancora a quella è finita! Anzi, da queste parti non è mai nemmeno cominciata. Però ci potrebbero essere forme diverse di democrazia, che non scaturiscano necessariamente dalla matrice occidentale. In Corea del Sud gli studenti sono pronti a morire per questa democrazia che non essendo ancora definita può deviare su estreme impraticabili vie: nazionalismo, forse comunismo. •In Asia è un processo lungo e difficile», dice Han Sung Joo, ordinario di Scienze politiche all'Università di Seul, «in quanto dal punto di vista della crescita capitalista il confucianesimo si è dimostrato altrettanto valido del protestantesimo. Tuttavia la nostra tradizione alla fine dovrà cedere il passo a una qualche forma di democrazia». Quale? Difficile dirlo: qui in Corea partito governativo e partito di opposizione si battono per una riforma della Costituzione, per un sistema di elezioni presidenziali dirette contro un sistema parlamentare, come se li stesse la differenza tra democrazia e autoritarismo. Però non si parla, o vengono considerate irrilevanti, di elezioni a livello di amministrazioni locali, sindaci e consiglieri comunali sono tutti •nominati» dal governo centrale e all'attuale presidente Chun che li ha elevati al potere devono confuciana lealtà. Così sembra che bisognerebbe magari cominciare dalle signorie, dai comuni, dalle autonomie locali. Mi ha detto però un funzionario del ministero della Cultura e dell'informazione: «Voi occidentali avete un atteggiamento cosi irritante verso di noi, di condiscendenza. Aspettate e vedrete». Voleva alludere al successo del modello di sviluppo dell'Asia Orientale che si è affermato unitario, sia pure con strategie diverse, in Giappone, Cinaj ,'^pifuan, Singapore,' e Corèa dei Sud? Cer- Seul. Un'antica pagoda tra i moderni palazzi del «Centro direzionale» (Foto Uliano Lucas)

Persone citate: Chun, Han Sung Joo, Kim Dae Jung, Kim Yung Sam, Park Yoo San, Uliano Lucas