Con Brecht all'operetta

Con Brecht all'operetta Il Gruppo della Rocca ha debuttato con successo all'Adua in «Happy End» Con Brecht all'operetta Diretto da Dino Desiata, lo spettacolo trascura giustamente le indignazioni morali - Tutti gli attori sono eccellenti - Purtroppo l'esecuzione delle canzoni di Weill è al di sotto delle attese TORINO — Come U nostro giornale ha ampiamente sottolineato, la nostra citta dispone da qualche giorno,' grazie al coraggio di un imprenditore dello spettacolo, di una nuova sala teatrale. E' l'Adua, dove giovedì sera la critica italiana ha assistito all'allestimento di Happy End di Bertolt Brecht, Elisabeth Hauptmann e Kurt Weill, nell'interpretazione del Gruppo della Rocca, per la regia di Dino Desiata. Scritta all'indomani del successo dell'Opera da tre so Idi. tra primavera ed estate 1929, e andata In scena a Berlino nell'autunno con scarso esito. Happy End è una deliziosa commedia per musica in tre atti e quattro scene, in cui s'annida un aspro apologo morale sull'equazione, anzi sull'Identità bene-male, nella moderna società capitalista. A Chicago, negli Anni Venti, domina incontrastata la gang della Dama Grigia detta la Mosca, col suo pittoresco contomo di criminali dai teneri nomignoli (Brecht e la Hauptmann avevano naturalmente di mira il cinema gangsteristico americano degli esordi, con le sue storie d'Inevitabile redenzione). Ma lungo la Quarantaquattreslma Strada, dove sorge la balera di Bill Cracker, uno di codesti delin- quenti, agisce anche caparbio l'Esercito della Salvezza, con le sue suffragette, 1 suol maggiori e tenenti in divisa blu notte. Cosa di più facile di far incontrare e innamorare Bill e la pia zelante delle •salvatrici», Lllian Hollday detta Alleluja-Llli? Proprio nel bel mezzo dell'ennesimo colpo grosso, l'idillio sboccia irresistibile, Bill che ha tradito si rifugia tra le prefiche, tutti 1 delinquenti si precipitano laggiù: ma è solo per stringere un patto d'alleanza negli affari (si faranno soldi, d'ora Innanzi, non più svaligiando banche, ma lucrando sulle anime belle): e la Mosca ritrova addirittura In un Imbronciato pastore 11 suo consorte smemorato, che era stato naturalmente poliziotto.'- In una scena fissa di squisita eleganza e ironia, Ideata da Lorenzo Girigli* (un tabarin dal grigio mattonato, con tavolini e porte Incendiate al neon rossastro, una bianca sagoma di grattacielo e soprattutto due grandi nastri di pellicola, che •entrano* ed «escono» dal soffitto: diverrà poi la sala di riunioni delle zelatrlcl) Dino Desiata ha deliberatamente messo in sordina (e credo abbia ragione) le componenti d'Indignazione morale, che 11 copione brechtiano conteneva, dando in qualche modo per scontato che piti nessuno oggi si scandalizza che vi slan banchieri-criminali e che facclan combutta con alti prelati, tanto per non far nomi. Per il regista Happy End è soprattutto un'operetta (proprio nel senso dello specifico genere musicale) concepita e scritta da due persone di genio e musicata da un compositore di talento. Come tale va assunta, con le sue scombiccherate cadenze, i suol controtempi dialogtci, le improvvise accensioni di quella comicità che oggi si dice demenziale: e nel bel mezzo, come razzi nella notte stellata, le laceranti battute brechtiane, quel paradossi che lasciano dolorose stilature sull'anima. Ed, In effetti, dopo un primo atto un po' freddo (la presentazione della gang, con tutte le silhouettes ancora troppo formalizzate e statiche: ma lo spettacolo va rodato), il secondo atto lievita e spiende d'una sua stravolta grazia (è l'atto dell'Esercito della Salvezza) e 11 terzo, che fa anche da epilogo è di una tenera, molto accattivante buffoneria. Su un punto il cronista è decisamente perplesso, e non è purtroppo un puntollno: mi riferisco alle canzoni di Weill e alla loro esecuzione. I dodici attori della Rocca, caso raro e lodevole, son tutti Intonati: ma non sanno cantare come queste musiche esigono: non san cantare descrivendo stati d'animo o raccontando situazioni: e questa è, Invece bellissima musica ma (se mi si passa la bestemmia) intenzionalmente •saggistica», che analizza e commenta l'azione, come Brecht ha più volte spiegato. E' troppo chiedere al regista e al musicista Pino Ajroldi, alla guida del suo settetto (che suona spesso con troppo vigore), di rimettersi da capo al lavoro su questo versante? Tutti gli attori sono eccellenti e van citati come in locandina, in ordine alfabetico: Alfieri, Bein, Boni, Brogl, Castejon, Corbetta, Marchese, Mariani, Pedrinl, Petruzzi. Radici, Spadaro. Tutti, In effetti, sono stati calorosamente applauditi da un pubblico non folto, ma assai partecipe. Guido Davico Bonino Una scena di «Happy End», commedia sul denaro di Brecht

Luoghi citati: Berlino, Chicago, Mosca, Torino