«lo, medico, ho ucciso cento persone per amore» di Fabio Galvano

«lo, medico/ ho ucciso cento persone per amore» Parla Pieter Admiraal, l'anestesista olandese pioniere della battaglia per la legalizzazione dell'eutanasia «lo, medico/ ho ucciso cento persone per amore» «E' praticata io tutta Europa, solo noi ne parliamo» - Formalmente è ancora un reato, ma i tribunali dei Paesi Bassi di fatto la consentono DAL NOSTRO INVIATO i F 11 i tilt ll l iù tittinte fu condannat a una itii h l ltti DAL NOSTRO INVIATO DELFT (Olanda) — -Il più grave errore sarebbe dire che ho ucciso Cento persone. No, semmai si deve dire — e non so neppure il numero esatto, non ho mai tenuto il conto — che le ho aiutate a morire. Credo nell'eutanasia volontaria, la pratico da dieci anni, l'anno scorso sono stato anche processato e assolto; ritengo di avere dato cosi un contributo a questa grande battàglia sociale-. E' una battaglia quasi vinta: l'Olanda che si presenta oggi al dottor Pieter Admiraal, anestesista presso l'ospedale generale di Delfi, è un Paese in cui la «dolce morte» — -de milde dood-, la chiamano qui — potrebbe essere legalizzata entro pochi mesi; e che già, se certe regole sono rispettate, assolve 1 responsabili che si autodenunciano o, addirittura, rinuncia a processarli. Il dottor Admiraal, 56 anni, è uno dei pionieri della campagna olandese per l'eutana¬ sia. Fu 11 primo a teorizzarla come «somministrazione di farmaci che provocano la morte del paziente»; e primo. In una pubblicazione medica del 1977, a descrivere 1 metodi per renderla davyvero indolore. Suo, nel 1980, fu un manuale distribuito fra i 19 mila medici e i 2100 farmacisti olandesi, ma di cui si vendettero anche 10 mila copie fra 11 pubblico, che elencava modalità e farmaci per somministrare la morte. Con distacco scientifico illustra la sua ricetta per uria morte indolore: barbiturici e curaro, -per provocare un coma istantaneo e, attraverso una paralisi respiratoria, una morte quasi istantanea-. Ma l'eutanasia, avverte il dottor Admiraal, non è una conquista esclusiva dei Paesi Bassi: •La si pratica quasi dovunque, in Europa: la differenza è che noi possiamo parlarne-. Né bisogna credere, sottolinea, che all'ospedale di Delft questo nuovo capitolo sia vis¬ suto alla leggera. -Anche emotivamente — mi dice — siamo coinvolti con il paziente: lo abbiamo seguito intimamente per settimane o mesi, ed è come atto di carità che lo aiutiamo verso la morte. Talora piango anch'io, con lui e con i suoi famigliari: perdo un amico, una vita umana. Qualcuno, prima di morire, mi dice: "Grazie". Io rispondo: "No, è mio dovere"-. All'eutanasia si oppongono tuttora varie forze, anzitutto la Chiesa (quella cattolica In prima linea). Di riflesso si oppone il partito cristiano-democratico del primo ministro Ruud Lubbers, che ha ottenuto dai liberali — In cambio di una loro partecipazione al governo — l'impegno a non appoggiare un progetto di legge che disporrebbe in realtà di maggioranza parlamentare e che liberalizzerebbe totalmente l'eutanasia. Il governo promette, per primavera, un progetto nuovo, ov- v'amente più restrittivo. -Meglio nessuna legge che uni cattiva legge-, osserva Admiraal: -Quello che conta è clic la casistica giudiziaria sia raccolta in un regolamento ufficiale, come ha chiesto la Reale Società di Medicina-, Si ritiene che i casi di eutanasia siano, in Olanda, circa 5 mila l'anno: un sesto rispetto alle 32 mila morti per cancro. Ma quei cinquemila casi, sui certificati di morte, sono indistinguibili: -Decesso naturale», si legge. Pochi medici, infatti, sono disposti — pur sapendo come i tribunali 11 tratteranno — ad affrontare i rigori di un'inchiesta. L'Olanda, tacitamente, ha adottato la «morte dolce», anche se formalmente l'eutanasia è ancora un delitto punibile con 12 anni di carcere. -Esiste una procedura de facto-, dice il dottor Admiraal Tutto cominciò nel 1973, quando un medico che aveva fatto morire la madre soffe¬ p rente fu condannato a una settimana con la condizionale: -Si fissavano le prime "regole" e si rendeva possibile la nascita di una Associazione per l'Eutanasia Volontaria, oggi con 28 mila membri. Su quella base si è costruito molto. -Le sentenze degli ultimi anni e le sempre più frequenti rinunce al processo indicano quale strada seguire. Bisogna osservare quattro condizioni: primo, che l'eutanasia sia davvero volontaria, cioè che la chieda il paziente, firmando anche un documento, quando è in buone condizioni psichiche; secondo, che sia un meìico a praticarla, quindi con metodi scientifici; terzo, che il male sia davvero incurabile; quarto, che si consulti almeno un altro medico: da noi sono coinvolti non solo medici, ma anche infermieri e religiosi-. All'Inizio, spiega 11 dottor Admiraal condizione essenziale per farla franca con la a a e , i ù o o a, e, e a, ; o no: o e or na giustizia era che la malattia fosse allo stadio terminale. Poi c'è stato II mio caso: la morte, che ho provocato In quest'ospedale, dì una giovane donna sofferente dt sclerosi multipla, paralizzata ma non in pericolo di vita. Fui io stesso a costituirmi, e fu una vittoria: la pubblica accusa chiese la mia condanna ma sema incarcerazione. Il tribù naie invece mi assolse e ti procuratore rinunciò all'appello-. Era riconosciuto il diritto d'eutanasia anche per casi non terminali. Due' mesi fa, al processo di terzo grado, fu assolto 11 medico che aveva dato la «dolce morte» un'anziana paziente che soffriva non fisicamente ma psichicamente. -L'unica che manca ancora — dice Admiraal — è l'eutanasia psi chiatrica. Ma verrà presto, forse già in uno dei prossimi giudizi-. Oli occhi gli brillano: la fine della lunga strada, forse, è vicina. Fabio Galvano

Persone citate: Pieter Admiraal, Ruud Lubbers

Luoghi citati: Europa, Olanda, Paesi Bassi