L'Italia nello specchio di Mosca

L'Italia nello specchio di Mosca I DIARI DI MANLIO BROSIO, AMBASCIATORE IN URSS DAL '47 AL '51 L'Italia nello specchio di Mosca Escono, nelle edizioni de .11 Mulino., i Diari di Mosca, di Manlio Brosio. Proveniente dal movimento .. Rivoluzione liberale*, membro del Cln di Roma dopo la caduta del fascismo, Brosio nel 1947fu nominato ambasciatore a Mosca, dove rimase fino al 1951. I Diari, di cui pubblichiamo alcuni brani, portano un interessante contributo alla' conoscenza, più che della realtà sovietica, di quella italiana così come si rispecchiava nella capitale comunista con i suoi: protagonisti, da De Gasperl a Nenni, ■ a Togliatti. Brosio è morto il 14 marzo 1980, dopo essere stato segretario della Nato fino al 1971. 24 GENNAIO 1948 PARLO con De Gasperi, che mi sembra sempre . più di statura superiore a Sforza. De Gasperi è impressionato dal discorso Bevin e mi confessa che gli americani si confidano con lui più che con Sforza benché, egji dice, lasci per ragioni gì riserbo che la politica estera sia trattata dal ministro degli Esteri. Il che vuol dire che Sforza fa la parte di facciata c De Gasperi quella di sostanza. Gli espongo il dubbio che i russi sperino sul non intervento americano in caso di rivolgimenti interni in Francia o in Italia «Non credo, mi risponde, il casus belli deriva indirettamente da Trieste, che in caso di rivolgimento intemo verrebbe coinvolta nella zona comunista». «Ma, gli obietto, nessuno spererà che tenendo Trieste gli americani possano effettivamente impedire l'invasione d'Italia. A che razza di guerra:pensano dunque? A quella preventiva con la bomba atomica?». Mi risponde con un cenno di capo affermativo. ' Infine, gli accenno che una insurrezione nell'Italia del Nord non è da escludere dopo le elezioni. «Non solo non'è da escludere, mi risponde, ma la prevedo. Vi è a Belgrado un vero e proprio ufficio autonomo italo-francese che lavora sotto una sigla speciale, io sono convinto che siano stati Togliatti e Terracini a convincere il Cominform della necessità di tentare ancora preventivamente la via elettorale: dopo, bisogna prevedere il peggio, e per esso polizia e carabinieri sono prepa rati». Il mattino Pacciardi mi aveva ragionato in ;senso analogo aggiungendo: «Quasi quasi in un certo senso )ion solo prevedo, ma desidero il colpo di forza comunista». Ho posto chiaramente e onestamente a Pacciardi la questione della mia. candidatura in lista nazionale come esi genza del partito. Mi ha risposto con parole generiche di simpatia e di consenso, senza impegnarsi formalmente. Gli ho detto che non mi importava di essere posposto a La Malfa, ma non ammettevo di essere posposto a Calvi. Stasera colloquio con l'ammiraglio Màugeri. Con molte belle parole mi esprime il punto di vista della Marina per ciò che riguarda l'esecuzione del trattato: non bisogna dare ai russi nessuna nave. Pazienza darla ai francesi, essi potranno essere nostri alleati: ma rafforzare i russi e gli jugoslavi, no. Mi ha aggiunto che Sforza è ben deciso a non pagare un centesimo di riparazioni: siamo sempre alle solite, al contrasto fra le dichiarazioni generiche di simpatia e di amicizia, e le posizioni sostanziali di violazione del trattato. Il punto di vista della Marina, egli dice, è che il trattato è pienamente ingiusto e che la Marina non lo accetta e non lo esegue, ma dà le navi, quasi navi mercantili, al governo perché ne faccia quello che vuole. Noi, data la cobelligeranza, non ammettiamo di essere vinti e non agiremo da vinti; se non avessimo trovato questa soluzione avremmo affondato la flotta. 10 AGOSTO 1948 IMPROVVISO passaggio di Nenni per Mosca Ha visto Cyrankievicz ed è stato con lui due giorni; gli domando se sono vere le notizie circa i dissensi fra comunisti polacchi (taluno attribuisce a Gonuilka e a Mink di essere nazionalisti e anti-sovietici). Mi risponde di averne parlato con Cyrankievicz, il quale non nega il fatto ma ne riduce l'importanza c in ogni caso ritiene che né Gomulka, né Mink siano «incriminabili». Dubitare di Gomulka, uomo formato a Mosca, mi aggiunge Nenni, é come dubitare di Gottwald o di Togliatti; ma mi domando, é Tito non si è formato forse a Mosca? Nenni mi sembra piuttosto abbattuto dalla sconfìtta (alle elezioni del 18 aprile, ndr) più che mai animale politico, insensibile a ogni impressione che non sia l'azione degli uomini e sugli uomini. Considera Lombardi come un espediente provvisorio, e sembra sempre più affascinato.dai comunisti, deciso a seguirli, deciso a non abbandonare la classe operàia, questa «massa di urto» che travolge e passa (...). «Filosofia, pregiudizi borghesi», egli ha detto a proposito delle preoccupazioni di Venturi per l'aspirazione a pensare con la propria testa. Non è" che Nenni non vorrebbe fare lo stesso, ma la logica stessa della lotta per il potere gli fa sentire la necessità dell'esercito di manovra, e su questo punta tutto il suo interesse. Nenni mi disse il primo giorno di aver visto Zdunov e Malenkov; mi precisò poi il secondo giorno di avere «appena salutato» il primo (forse non lo ha nemmeno incontrato) e di avere lungamente, «per otto ore» parlato con il secondo, trovandolo minuto, diligente, «analitico». Secondo Nenni i sovietici non amano sentir parlare di guerra «Non ci credono», gli ho osservato. «Non so se non ci credano, mi ha risposto, ma ne parlano mal volentieri e invitano noi a lavorare come se l'attuale situazione, che non è pace e non è guerra, dovesse continuare ancora qualche anno». Lo portai a Zagorsk: e soprattutto si interessò della devozione di talune donne, dei loro segni di croce, del loro baciare il suolo e le icone, e si stupì del fatto che in tanti anni e con tanto sforzo i sovietici non si fossero sentiti di eliminare ancora del tutto tali sopravvivenze. Tutto il resto, arte, storia, ecc.,' lo interessava assai relativamente. 28 GENNAIO 1951 IERI alla filiale del Bol'soj i sovietici hanno celebrato il cinquantunesimo anniversario della morte di Giuseppe Verdi. Vi era Zorin con la moglie. (...). Vi fu un rapporto di Sostakovic, giovane, dalla grossa testa bionda con gli occhiali, che parla per suo conto a voce bassa, come un collegiale impacciato: il che lo rende simpatico: disse delle oneste banalità democratiche: poi vi fu un concerto: il primo atto della Traviata, il secondo atto del Rigoletto (buona la giovane Gilda, Zvezdina), e infine pezzi staccati che non intesi. . Il teatro sì riempì dopo la conferenza - di Sostakovic. Mi dissero clic Togliatti era nel palco in faccia: é probabile, vidi un'ombra che corrispondeva alla sua figura, ma era una silhouette un po' misteriosa che compariva dopo il calar delle luci e si allontanava subì to agli intervalli, forse per sot trarsi a incontri difficili. Manlio Brosio