Palermo: il ministro aveva criticato la loro condotta al maxi-processo di Francesco Santini

Palermo: il ministro aveva criticato la loro condotta al maxi-processo Palermo: il ministro aveva criticato la loro condotta al maxi-processo Si sono appellati a Cossiga - Andreotti, Spadolini e Rognoni hanno chiesto di testimoniare a Roma: la parte civile insorge - Cutolo non si presenta; «Non posso fare il pendolare da un tribunale all'altro» DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Sul filo dei minuti, mutano le strategie della mafia. SI vota, a Roma, la legge che può risolvere il caso-Palermo e subito, nell'Isola, si registrano 1 contraccolpi di una giornata convulsa e tesissima. Oli avvocati delle cosche si appellano a Cossiga. Si considerano offesi dalle dichiarazioni del ministro dell'Interno Scalfaro al Tg2 e telegrafano al Capo dello Stato. Nel trauma dell'udienza, si inserisce la parte civile: colpi serrati per Andreotti, Spadolini e Rognoni. I tre ministri hanno chiesto di testimoniare a Roma e non a Palermo, sede naturale del processo. La parte civile insorge, vuol rinunciare all'audizione romana. Sarebbe dovuta essere la giornata dei boss, ma all'ultimo momento Raffaele Cutolo, il capo della Nuova camorra organizzata, ha deciso di non presentarsi nell'aula bunker del maxiprocesso per difendere, con la sua testimonianza, Michele Oreco, il papa di Cosa nostra. La defezione del boss napoletano che telegrafa: 'Non posso fare il pendolare da un tribunale all'altro', apre spazi a mille ipotesi sulla nuova tattica della mafia. Ma sub! to, in sala stampa, ecco il foglio ciclostilato che lasciai nello sgomento. Oli avvocati della difesa attaccano il mini stro dell'Interno. Arrivano ad appellarsi al Capo dello Stato. Segnalano al Presidente della Repubblica «gravissime ed inammissibili interferenze: Ma ecco un secondo foglio. E' per 11 titolare dell'Interno. Esprime 'Viva indignazione* per il ministro che l'altro giorno, in televisione, ha accusato i legali palermitani di «sabotaggio alla giustizia*. E' un momento di grande tensione. L'attacco al ministro è durissimo. L'udienza è sospesa. La Corte è in camera di consiglio. Alla bouvette, dopo mille controlli blindati. 11 legale di Michele Greco, Giuseppe Mi i-abile, se ne sta in un angolo. Anche lui vuol leggere In aula le pagine; istruttorie. Nadia Alecci, difensore di parte civile che si bàtte per avere giustizia in tempi brevi, lo attacca: «Avvocato Mirabile — gli dice con toni duri —mi spieghi perché i difensori del maxi-processo non hanno chiesto la lettura delle pagine istruttorie al processo per la strage di Piazza Scaffa. Eppure sono gli stessi avvocati.. E già, per aspettare la scadenza del termini di custodia preventiva, gli stessi legali al bunker chiedono la lettura di 800 mila pagine, a Palazzo di Giustizia, dall'altra parte bel la citta, si comportano in modo ben diverso convinti di arrivare ad una assoluzione. Mirabile non si pronuncia, Poi ammette: «X colleghi si appellano ad una norma di legge., 'Sarebbe intellettualmente più onesto — ribàtte la Alecci —chiamare le cose con il proprio nome e dire: "Mi appello ad una norma desueta perché faccio il mio mestiere di avvocato e gli interessi dei miei clienti"'. C'è animazione, imbarazzo. Le telefonate con Roma si moltiplicano. Non tutte le forze politiche sono d'accordo con l'emendamento presentato dai governo e le pressioni dell'Isola si susseguono in questa giornata tutta giocata sui contatti, sulle resistente alla giustizia dello Stato. Ecco un avvocato giovane e appassionato. E' Francesco Caroleo Grimaldi, parte civile per la famiglia di Emmanuela Setti Carraro. E' lui che, nel silenzio dell'aula, parte all'attacco. Si scaglia contro Rognoni, Andreotti e Spadolini. LI accusa di essersi arroccati nel diritto di poter rispondere alle domande della Corte non In aula a Palermo, ma a Roma, con un 'eccessi' vo dispèndio temporale» per 1 giudici che dovranno trasfe rlrsl nella capitale. Caroleo Grimaldi è stato il primo legale a chiedere la deposizione di Andreotti, di Rognoni e di Spadolini perché si chiarisca, finalmente, quali poteri chiedeva il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa al presidente del Consiglio, al ministro dell'Interno di allo¬ ra e allo stesso Andreotti. •Io ho portato qui a Palermo — dice Grimaldi — in aula il padre di Emmanuela Setti Carraro: uri uomo di 80 anni. So io che cosa è costato a quest'uomo venire a Palermo per ripercorrere le ore del suo dolore. Si sono presentati qui, In quest'aula, genitori, fratelli, figli di uòmini ammazzati dalla mafia. Sono venuti perché hanno creduto nella giustizia». n legale è adesso contornato dal cronisti. 'Era proprio questo — dichiara — il momento in cui ci si attendeva un segnale al di là della demagogia delle parole. Un gesto significativo che la presenza dei tre minlsèrlin quest'aula poteva esprimere» Caroleo Grimaldi riprende flato: «Con il loro comportamento, i tre uomini polìtici mi hanno offerto il riscontro di cui avevo bisogno al diario del generale Dalla Chiesa, che ancora una volta è stato lasciato solo e inascoltato». L'udienza corre via veloce. Doveva essere 11 giorno del boss della camorra e della buona borghesia palermitana, tutti In difesa del .papa, della mafia. Non s'è presentato Raffaele Cutolo, non si è presentato Pasquale Barra, il professore di Ottaviano e Barra, che non gradisce 11 soprannome di 'O animale, ma si fa chiamare 'O studente, hanno cambiato strategia. Non si sono fatti vedere neppure 11 barone Inglese e il conte Tasca, assidui frequentatori del Fondo Favarella di Michele Oreco. il tempo delle battute di caccia con il •papa» della mafia è soltanto un ricordo per là buona borghesia palermitana. Al pretorio è arrivato Olginlello Riccio. Doveva smentire la- presenza di Michele Greco al summit mafioso di Marano dove furono gettate le basi delle alleanze tra mafia e camorra. Riccio non ricorda: -Sono depresso — dice — mi sono accusato di venti omicidi, adesso non ricordo neppure i miei reati». Non scagiona Michele Greco: la strategia delle cosche attende segnali romani. Francesco Santini