Nuovi eroi contro l'ombra di Reagan di Ennio Caretto

Nuovi eroi contro l'ombra di Reagan Nonostante l'impegno del Presidente, grande incertezza oggi nel voto per rinnovare la Camera e parte del Senato Nuovi eroi contro l'ombra di Reagan La Casa Bianca attribuisce ai risultati il valore di un referendum sulla sua politica - Una campagna senza esclusione di colpi, costata 600 miliardi, tra l'indifferenza degli elettori -1 due giovani Kennedy guidano la riscossa democratica DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — In un clima teso per gli ultimi eventi, come la liberazione degli ostaggi In Ubano, e per scadenze Importanti, 'i colloqui di Vienna tra Shultz e 8hevardnadze, l'elettorato americano pronuncia oggi il suo verdetto sul reaganismo. Nelle elezioni del Mid Terni, cioè di metà mandato del Presidente, vengono rinnovati ogni quattro anni 1 435 seggi della Camera e un terzo dei 100 seggi del Senato. Nell'immediato, l'attenzione generale è puntata su quest'ultimo, dove i repubblicani hanno un'esigua maggioranza, 53 seggi contro 47 (la Camera è fuori discussione, 1 democratici vantano una maggioranza saldissima). Ma il significato delle elezioni trascende la capacità o meno di Reagan di governare nei prossimi due anni con la stessa efficacia del sei precedenti. E' in gioco infatti il rovesciamento delle posizioni dei partiti sognato dal Presidente fin dall'80, che dovrebbe seppellire — ma sarà davvero possibile? — la coalizione di centro sinistra formata da Roosevelt oltre mezzo secolo fa, coalizione che sia pure tra alti e bassi ha dominato quasi sempre la politica statunitense. Ai vertici, la consapevolezza che oggi si decidono probabilmente anche le elezioni presidenziali dell'88 ha provocato molto nervosismo. Reagan, che fin dall'inizio ha impostato la campagna elettorale come un referendum su se stesso — «non potete votare più per me, votate almeno l repubblicani* — ha tratto alcune sorprese dal cappello, quasi fosse un prestigiatore: l'accordo col Giappone per la stabilizzazione del dollaro e là riduzione del deficit commerciale americano, gli aiuti alla farm bel, la cintura delle aziende agricole, in preda alla crisi più grave dalla fine della guerra, 11 .dialogo con Gorbacìov. Il Presidente Inoltre, accantonando la sua consueta affabilità, si è scagliato con asprezza contro i democratici anche sul piano personale, quasi accusando di tradimento i pacifisti come il senatore Cranston: non a caso la campagna è considerata tra le più negative del secolo, a base di mud slldging, manciate di fango in faccia, da un candidato all'altro. I quadri intermedi manifestano analoga apprensione. Queste sono le elezioni del Mid Terra più costose della storia. I P.a£j. p Comitati di azione politica, ossia 1 gruppi di pressione, hanno raccolto circa 200 milioni di dollari, portando il totale delle spese elettorali à 400 milioni di dollari, quasi 600 miliardi di lire: tale modo di finanziare le contese politiche è stato immediatamente battezzato «la pace americana: Hanno.fornito i maggiori contributi 1 sindacati, decisi a fermare a qualsiasi prezzo il reaganismo. Gli investimenti maggiori sono andati nella televisione e nei computer per le proiezioni del voto, confermando il giudizio dell'84 che questo è il Paese della politica elettronica. Più Importante del messaggio del vari candidati è stata la sua formulazione, decisa dal «maghi» di Madison Avenue a New York: ironicamente, si è osservato che gli strateghi del partiti sono 1 dirigenti delle agenzie di pubblicità. Per la caccia computerizzata ai voti, 1 repubblicani sono ricorsi persino a 11 milioni di telefonate automatiche: 'Salve, sono Ronald Reagan...*. Alla base, la frenesia è gli sforzi dei politici sono, stati accolti tuttavia con freddezza. L'afflusso alle urne si preannuncia debole, 11 50 per cento degli elettori, forse meno, e minàccia di stabilire un record negativo, tanto da costringere ' il Presidente a implorare i cittadini di votare. Queste elezioni sono *passionsless*, senza passioni, ha scritto il New York Times, in alcuni sentori dell'elettorato come quello negro, sono segnate da un'inspiegabile apatia. In buona parte, la responsabilità è del partito democratico, che non ha saputo sfruttare le occasioni offerte dalla politica reaganlana: la benevola negligenza delle minoranze, la progressiva decadenza della trust beli»,.la cintura della ruggine come viene chiamata la vecchia regione industriale, gii sprechi del Pentagono e le stravaganze delle guerre stellari, le previsioni delle «cassandre» che questo Presidente è come Coolidge (a cui in verità si ispira), prelude cioè a un altro crack finanziario tipo quello del '29-'30. Di fronte all'insensibilità della massa di votanti, i giornali e le radio-tv si sono dedicati al personaggi, e ai collegi più importanti. Sono cosi venuti In primo piano i nuovi eroi, come 1 giovani Kennedy, Joseph di 33 anni e Kathleen di 35, sposata Townsend. fratello e sorella che aspirano a un seggio alla Camera, il primo per il Massachusetts, la seconda per il Maryland. Hanno assunto toni epici gli scontri tra la repubblicana Linda Chavez e la democratica Barbara Milkulskl a Balti¬ mora, rispettivamente simboli dell'antica sinistra radicale e del reaganismo. Si sono versati fiumi di parole sui seggi lasciati liberi al Senato da Hart, che mira alla conquista della Casa Bianca nell'88, e da Laxalt, il migliore amico di Reagan e aspirante alla sua successione: potrebbe essere proprio nel Colorado e nel Nevada dove il Presidente si gioca il control lo del Senato. Paradossalmente, la noncuranza dell'elettorato per i grandi problemi di fondo e la sua propensione a giudicare 1 partiti sulla base della personalità dei candidati favori¬ scono i democratici e non i repubblicani. Per la stessa ragione per cui hanno eletto due volte Reagan alla presidenza — il fascino del personaggio — gli americani potrebbero negargli sia il Senato sia il rovesciamento delle posizioni del partiti. Il carisma reaganiano non sembra essersi trasmesso al suol seguaci: nei sondaggi d'opinione, i democratici risultano in grado di riconquistare il Senato con 51 seggi a 49 oppure 53 a 47 e di mantenere quasi intatta la loro coalizione: negli ultimi giorni il divario si è assottigliato, e profetizzano uno storico sorpasso, allo slo- gan che «da domani fino al 2000 l'America sarà diversa». Le incertezze del pronostico si rispecchiano sulle contraddittorie previsioni dei mass media. Partendo dagli stessi dati, il Washington Post e la Abc, che li compilano insieme, hanno dedotto l'uno che le elezioni saranno una vittoria democratica, l'altra un successo del repubblicani. Mostrando una cautela senza precedenti, e dichiarando di accogliere le richieste dei partiti, le reti radiotelevisive si sono inoltre impegnate a non proiettare in anticipo i risultati. Anche in omaggio al disinteresse del pubblico, alcune inizie ranno 1 programmi sulla giornata elettorale solo alle 21,30, le 3,30 di domattina ore italiane, Ampio rilievo verrà dato ai vari referendum, spesso su temi eccentrici, in alcuni Stati: ad esempio la proposta, avanzata in California dall'estremista di destra Lindon La Rouche, di mettere in quarantena per alcuni anni gli ammalati di Aids, o la richiesta, sempre in California, per l'adozione dell'inglese come lingua unica, per fronteggiare l'assalto della minoranza spagnola. L'unica eccezione, nel panorama di abulia del tradizionale voto fluttuante americano, è l'attenzione per 1 pretendenti alla Casa Bianca tra due anni. Oltre a Hart, 1 democratici tengono d'occhio innanzitutto Mario Cuomo, il governatore italo-americano dello Stato di New York, che dovrebbe essere rieletto quasi all'unanimità. Ma dal folto gruppo dell'ambiziosa leadership dell'opposizione potrebbe uscire l'uomo nuovo: Robb, il genero del presidente Johnson, o Nunn, il massimo esperto di disarmo del Congresso. I repubblicani guardano a Bush, il vicepre¬ """e"""' * iciiuuuuuaii guardano a Bush, il vicepre- sidente che ha finanziato la campagna elettorale di numerosi parlamentari, creandosi una vasta base; al capo del Senato Dole, un ex pilota che nell'ultima guerra fu abbattuto in Italia dai tedeschi; al deputato Kemp, 11 giovane leone della destra del partito, ex giocatore di football americano. . Le speranze dei repubblicani poggiano sulle riforme Introdotte da Reagan, da quella fiscale, che dovrebbe rivitalizzare l'economia, e diventare modello per tutto l'Occidente, a quella del bilancio, che prevede l'azzeramento automatico del deficit. I repubblicani non riescono a capire perché la ripresa forse più lunga del dopoguerra (le ultime statistiche puntano di nuovo al bello) non si traduca in voti. Ma sottolineano il recupero di forza e dì prestigio che ha evitato, ad esemplo, la caduta del Salvador in mano comunista, e ha assicurato una pacifica transizione alla democrazia delle Filippine. Stendono un velo sul tagli imposti ai servizi sociali a favore del riarmo. La società Usa, spiegano, sarà meno tol lerante e caritatevole di venti anni fa ma certo è molto più efficiente. Al contrario, i democratici fanno perno sulla tradizione. Da sempre, le elezioni del mid terni costano care si Presidenti: in media, il loro partito perde il 15 per cento dei seggi in palio alla Camera e al Senato. L'opposizione punta inoltre su una rivolta improvvisa delle «minoranze silenziose», come i giornali chiamano gli Ispano americani, le femministe, i gay, e tutti gli altri gruppi penalizzati dal reaganismo. Per ultimo, può determinare un voto contro 1 repubblicani l'aggressività delle destre. Dal presidente della Corte costituzionale Rendquist al predicatore evangelico Pat Robertson, che si è candidato alla Casa Bianca, i probabili protagonisti del dopo Reagan rivelano connotati sconcertanti. 'E' questo — si è chiesto il Washington Post — il tipo di leader che noi desideriamo?*. Ennio Caretto u«. ,,u> 1 Ennio Caret