Usa e Teheran trattano

Usa e Teheran trattano Svolta in Medio Oriente dopo la liberazione di Jacobsen Usa e Teheran trattano Non si conoscono i particolari del negoziato ma per gli ostaggi in Libano si aprono nuove speranze - Segnali per il dopo-Khomeini - Sarebbe invece marginale il ruolo di Damasco DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Almeno due ostaggi, forse tre, ma sicuramente non uno solo dovevano essere liberati dalla -Jihad islamica; 11 gruppo terrorista sciita in Libano che domenica ha rilasciato David Jacobsen, direttore della clinica dell'Università americana di Beirut. La mediazione di Terry Walte, l'Inviato dell'arcivescovo di Canterbury, 6 parzialmente fallita perché all'ultimo minuto gli Usa hanno respinto alcune richieste, sconosciute, dei sequestratori. Bla un fitto dialogo è ormai in corso tra Washington e il Paese cui la «Jihad» fa riferimento, l'Iran, un dialogo estremamente difficile, che promette peraltro sviluppi positivi, e questo potrebbe essere l'evento più importante degli ultimi mesi per il Medio Oriente. Lo hanno dichiarato ieri al Los Angeles Times e al Washington Post alcuni diplomatici arabi e lo ha confermato un esperto dell'antiterrorismo della Carnegie Endowment, Robin Wrlght. A loro parere, là svolta è avvenuta in luglio, quando il gruppo terroristico Uberò padre «letico, un prete cattolico, affidandogli un messaggio per 11 Papa e uno per l'arcivescovo di Canterbury. Don Jenco, che Incontrò entrambi, non ha mai voluto svelarne 11 contenuta Ma sembra che i sequestratori invitassero gli Usa à negoziare il rilascio degli altri ostaggi. L'America li avrebbe avvicinati con Terry Waite, tramite l'Iran Innanzitutto, l'Algeria e in minor misura la Siria e gli scambi si sarebbero intensificati. Indirettamente, li capo di gabinetto del Presidente, Donald Regan, ha avallato l'ipotesi del dialogo WashingtonTeheran, dicendo che 'il ruolo della Siria nella liberazione di Jacobsen è stato minimo; che «in Medio Oriente stanno succedendo molte cose» e che .gli Usa negoziano attraverso più di un canale-. Quello che ha più stupito in Regan è stata l'ira a malapena repressa nei confronti di Damasco: il capo di gabinetto non ha escluso nuove ritorsioni, anche militari, dopo 11 ritiro dell'ambasciatore annunciato il 24 ottobre scorso, a meno che Damasco non prenda le distanze dal terrorismo. Non lo avrebbe fatto se i siriani svolgessero una funzione decisiva nella vicenda degli ostaggi. Regan ha comunque smentito che l'America stia cedendo alle richieste della •Jihad.. Le rivelazioni del Washington Post e del Los Angeles Times, e i commenti dell'esperto della Camegle Endowment hanno fornito la riprova che, al crepuscolo di Khomeinl, l'Iran sta cercando di uscire dal proprio isolamento. Un primo segnale lo aveva fornito la scorsa settimana, con la promessa all'Arabia Saudita di non destabilizzarla, e di non destabilizzare le altre nazioni del Golfo Persico, In cambio dell'aumento dei prezzi del petrolio. Un secondo segnale lo fornisse adesso. Questo parallelismo nelle Iniziative economiche e politiche di Teheran può essere strumentale: l'Iran ha bisogno di fondi, di condotte neutrali se non di sostegno, e di forniture militari per la guerra con l'Iraq. Ma è anche un sintomo che gli Iraniani vogliono re Inserirsi nel complesso gioco mediorientale. Contraddittorie sono le tesi dei mass media Usa sul brac¬ cio di ferro in corso sugli altri cinque ostaggi americani e i quindici circa di diverse nazionalità detenuti in Libano. La più comune e che la •Guerra santa islamica» voglia la liberazione del suol 17 affiliati In carcere nel Kuwait, Ma in una dichiarazione a commento del rilascio di Jacobsen, Reagan ha fatto capire che ciò è impossibile e ha ammonito 11 gruppo terroristico che lo ritiene responsabile della salvezza degli ostaggi. All'arrivo a Wiesbaden In Germania, dove sarà visitato dal medici e interrogato dai servizi segreti dopo quasi un anno e mezzo di prigionia, Jacobsen ha rifiutato 11 discorso ipolitico. Ma ha alimentato le speranze che presto i suol compagni di prigionia lo raggiungano. e. e