Bene: «Lorenzaccio» un ultimatum al teatro

Bene: «Lorenzaccio» un ultimatum al teatro A Firenze due attesi debutti di prosa e musica Bene: «Lorenzaccio» un ultimatum al teatro FIRENZE — «Spettacolo miracolo, lnvediblle», Spettacolo inguardabile», Ultimatum al teatro», «I crìtici dovranno dire andate a vederlo perché è impossibile da raccontare». Carmelo Bene non smentisce la sua fama di personaggio estroso, anticonformista, provocatore fina all'assurdo nel raccontare ciò che vuole del suo ultimo lavoro: Lorenzaccio, ispirato all'opera del poeta e commediografo francese Alfred De Musset. La prima andrà in scena al Piccolo Teatro del Comunale martedì (repliche il 6, 7, 8, 9 novembre). Lo spettacolo, che si annuncia uno degli avvenimenti teatrali più attesi del programma fatto dal Teatro Regionale Toscano per le celebrazioni di Firenze capitale europea della cultura, è prodotto dallo stesso Trt in collaborazione con il Teatro Comunale. Per la sua realizzazione sono stati stanziati 600 milioni nel bilancio degli spettacoli di Firenze capitale, ma si parla di un costo effettivo molto più alto. Difficile far pronunciare Carmelo Bene sullo spettacolo. Bisogna ascoltare quello che ha voglia di dire e magari interpretare. «Meglio parlare poco, ogni cosa taciuta è guadagnata — cosi attacca l'attore —. Comunque Lorenzaccio è antiteatrale.' C'è lo spettacolo, non il teatro. Si può dire che sia un ultimatum al teatro». «Io sono stato l'unico demolitore del teatro moderno, poi sono venuti del ragazzini che si sono messi a giocare con il post-moderno, anzi direi con il post-telegrafonico, n mio Lorenzaccio liquida tutto questo. Se è possibile rappresentare alcunché queste, è l'occasione. Il mio è uno scacco al teatro. La montagna che non partorisce nulla». Carmelo Bene parla senza sosta, agitandosi nervosamente sulla sedia. «Scavalco il post-moderno per arrivare alla deconcettualizzazione, al post-teatro. Lorenzaccio spiazza tutto il teatro mondiale come il vero personaggio storico ha spiazzato gli storici». Tre soli i personaggi in scena: Lorenzaccio, interpretato dallo stesso Carmelo, il duca Alessandro de Medici (ucciso dal cugino Lorenzino, poi detto Lorenzaccio, nel 1537), interpretato da Isaac George, e la Storia, inerpretata da Mauro Contini. Brani tratti dalle cronache di Benedetto Varchi e dal Lorenzaccio di De Musset-saranno letti fuori scena in alcuni momenti dello spettacolo. «Nessuno ha visto mai qualcosa di simile -r si affanna ad affermare Carmelo Bene —. E' uno spettacolo miracolo. Di queste opere di genio se ne possono fare solo tre o quattro nella vita. Il talento fa quello che può, il genio quello che vuole. SI, sono un genio». E infine: «Il teatro europeo ora può ripartire da zero, Firenze avrà il privilegio di assistere alla liquidazione del post-moderno». Carmelo Bene pronuncia un fiume di parole che si riesce ad interrompere solo chiedendo'se non teme il giudizio del pubblico. «Mi fido dell'intelligenza degli spettatori — risponde secco Carmelo Bene —. Anche se sono spesso fuorviati da un teatro di parrocchia e da una critica dozzinale». Francesco Matteini

Luoghi citati: Firenze