«Viviamo con l'incubo del vulcano»

«Viviamo con l'incubo del vulcano» L'Etna sbuffa e trema: proseguono boati e fuoriuscita di lava, la gente è inquieta «Viviamo con l'incubo del vulcano» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE CATANIA — Il vulcano sbuffa e trema buttando lava su lava. Nelle piazze di Milo e Fornazzo, piccoli centri aggrappati alle estreme pendici orientali etnee, la gente guarda verso la cima della montagna e spera. Spera che i costoni possenti della Valle del Bove, Immenso serbatolo naturale lungo 8 chilometri e largo 5, continuino a fare da argine al fiume di magma che avanza Impetuoso. Il quadro dell'eruzione, Iniziatasi la notte fra mercoledì e giovedì, è ancora estremamente complesso. «Grossi pericoli — sottolinea Renato Gristofottni, docente dell'Istituto .di scienze della.-Terra dell'Università di Catania • almeno per adesso non dovrebbero essercene. La lava procede all'interne/ della vallata, suddivisa in diversi traeni, tutti lontani dal centri abitati e dai terreni coltivati. Ma c'è una possibilità, anche se teorica, quella che lungo la frattura attualmente attiva si possano aprire altre bocche, a quota più bassa, fuori dalla Valle del Bove. E' successo al¬ tre volte. Non possiamo escludere che il fenomeno possa ripetersi*. A tenere desta l'attenzione dei vulcanologi non c'è solo l'avanzata dei fronti lavici. L'emissione di magma dalle due fenditure di quota 2400 e 2100 è accompagnata da una serie di fenomeni collaterali: lanci di lapilli, tremori, boati che rompono la quiete dei paesi etnei e fanno vibrare le pareti delle case. Improvvisamente s'è messo a sbuffare dalla bocca di Sud-est, 11 più giovane del quattro crateri sommi tali, formatosi meno di dieci anni fa. Grandi esplosioni, formazione di un torrente di lava che, dopo aver percorso alcune centinaia di metri, l'altro ieri, s'è fermato in un'altra vasta depressione, la Valle del Leone. C'è stata anche una. leggera pioggia di cenere vulcanica. I centri interessati: quelli della fascia jonica da Acireale a Plumefreddo. Tanti fenomeni concomitanti creano qualche ansia nella popolazione. Non si tratta di paura. Il pericolo è ancora lontano. C'è come una sottile Inquie¬ tudine. Quel bagliori nella notte che illuminano il fianco della montagna, le scosse di terremoto dei giorni scorsi, i boati che scuotono la terra contribuiscono a creare la tensione. A Fornazzo, 220 abitanti, un gruppo di case linde e colorate, le bizze dell'Etna sono pane quotidiano. Il paese è circondato da vecchie colate. Quella del 1971 sfiorò la periferia Nord, travolgendo un paio di case; quella del '79 si fermò a poche centinaia di metri dall'abitato dopo che la gente aveva sgomberato le case, aveva caricato sui camion le masserizie. Sotto 11 vulcano : la vita scorre trano441j£"aflche lo questi giorni aT^etùzìone. Giuseppe La Spina, titolare dell'unica rivendita di tabacchi del paese, è andato a verificare di persona i propri timori. Ore di cammino su per i sentieri tracciati sulla lava, fino a Rocca Musarra, di fronte al torrente di magma. «Se va avanti cosi — dice — possiamo dormire sonni tranquilli. La lava si riversa dentro una conca vastissima. Do¬ vrebbe colmarla per costituire un serio pericolo. Ma l'esperienza di altre eruzioni ci deve invitare alla prudenza. L'Etna è un vulcano imprevedibile. Chissà cosa potrà succedere domani?*. Fornazzo è al centro di una zopa molto esposta alla furia dell'Etna. La gente conosce la montagna come le proprie tasche. C'è chi giura di aver visto un filo di fumo uscire dai crateri dell'eruzione del 1928, quella che distrusse il paese di Mascali. Verità? Suggestioni? Per Giuseppe Russo, alto, sulla cinquantina, non ci sono dubbi: «E' un segno che tutta la zona è in subbuglio. Siamo su un fianco debole vulcano. Ce lo dicevano anche i nostri vecchi. Molte delle eruzioni degli ultimi anni ci hanno fatto stare col fiato sospeso. Ma il paese non è stato mai distrutto. Mai da quando, un centinaio di anni fa, fu fondato da un gruppo di 'joscaioli. Una casa dopo l'altra sul fianco di questo vulcano amato e odiato, fonte di guadimi ma anche di preoccupazioni*. dfllÀ Pochi chilometri più a Sud ed ecco Milo, un altro dei centri vicini alla Valle del Bove. Nella piazza principale del paese un gruppo di ragazzi discute sul come passare la sera. L'p'ternativa non è solo fra la pizza e la discoteca. C'è chi propone di andare a vedere la lava. «L'Etna non ci fa paura — spiegano in coro Giovanni, Sebastiano e Salvatore —: et saliamo spesso. Quest'estate, la notte di san Lorenzo, siamo andati su a vedere le stelle cadenti. Timori? Pochi fino a questo momento. Ma quei boati la notte fanno davvero impressione*. Massima attenzione ai segnali jrravenienti dal vulcano Às*rscht,ji. -Catania, nella sede delia-prefettura, dove 24 ore su 24 è attivo l'apparato della Protezione civile. Dall'82 la provincia etnea è dotata di un piano per far fronte a ogni emergenza, anche a quella vulcanica. Un piano di protezione civile particolareggiato pronto a scattare qualora uno qualsiasi dei centri etnei fosse minacciato da una colata lavica. Nino Amante

Persone citate: Giuseppe La Spina, Giuseppe Russo, Nino Amante, Renato Gristofottni, Rocca Musarra

Luoghi citati: Acireale, Catania, Fornazzo, Mascali, Milo, Plumefreddo