La vita dà scacco alla Regina

La vita dà sceicco alla Regina Incontro con Pisciceli!, sul set del film con Ida Di Benedetto e Giuliana Calandra La vita dà sceicco alla Regina Un'opera sul post-femminismo in bianco e nero: il ritratto di una donna in crisi, con un passato di lotte e un presente di libertà conquistata, che non significa nulla - D suo percorso autodistruttivo coinvolge l'amante facendone un assassino ROMA — Ida DI Benedetto è a letto col suo giovane amante. Deve scivolare nuda fuori delle lenzuola e, come una debuttante o un'inslcura, invoca: • Una vestaglia, un accappatoio, un asciugamani, qualcosa. Oppure, tutti via dal seU. Benissimo: tutti via. Le stanze de! grande appartamento che è la sua casa sono tappezzate di fotografie di Ida Di Benedetto, immense, piccole, piccolissime, immagini di lei si moltiplicano come per una ansiosa conferma di identità, sulle pareti-altare: è un'attrice anche in Regina. 11 nuovo film in bianco e nero di Salvatore Piscicelli, scritto da Carla Apuzzo e dal regista, prodotto da loro, distribuito. dall'Istituto Luce-Italnol3gglo. Che storia è? .«£' il ritratto di una donna in crisi, il bilancio esistenziale di un'attrice di quarantanni — spiega Pisciceli! —. Ha il passato di lotte e d'emancipazione di molte donne della sua età. Non è una star, non ha grande successo, ma ha raggiunto una stabilizzazione di carriera, è relativamente soddisfatta delle sue scelte, della libertà autonoma conquistata, del lavoro. E si accorge che tutto questo non significa granché, non dà prospettive. Nella crisi, l'incontro e la passione carnale con un ragazzo più giovane la conducono at- traverso percorsi oscuri e brancolanti verso una deriva autodistruttiva. Coinvolge l'amante in un rapporto torbido, crudele, sino a farsi uccidere da lui: una sorta di suicìdio, che distrugge anche l'amante facendone un assassino'. Un «mé/o»? «Anche-. Ma non uno di quei film all'italiana detti «d'auteros», ossia d'autore+eros: •Situazioni sessuali forti ce ne sono, ma sema alcuna compiacenza-. Se l'attrice in crisi mette l'amante a letto con la sua agente-amica-nemica e poi sta a guardarli mentre fanno l'amore, è 'Soltanto una pro¬ vocazione, nel crescendo di provocazioni che domina il loro rapporto». n ragazzo-amante interpretato da Fabrizio Bentivoglio «è di un altro ceto sociale, ma questo ormai non conta più; è importante invece che sia di un'altra generazione, quella senza storia e senza prospettive del 77; Regina, che vive nello splendore un po' fasullo del suo mestiere d'attrice e delle sue illusioni generazionali, riesce a forzare l'opacità modesta ma più solida di lui sino a costringerlo a compiere un gesto cruciale». L'amica-agente interpretata da Giuliana Calandra «è un personaggio speculare, lo specchio deformante in cui Regina si riflette, opposta a lei e insieme simile a lei». Pisclcelll gira In bianco e nero: 'Credo che non succedesse da dieci o dodici anni, nel cinema italiano. Il bianco e nero è bello, ed è pertinente a questa storia di contrasti essenziali, di luci e ombre violente, di attraversamento del proprio inconscio». Il titolo del film, Regina, bel nome della protagonista, è denso di allusioni: alla donna-regina, alla neoregalità da attrice, alla caduta dal trono illusorio della teatralità e dell'emancipazione. Una storia di postfemminismo? «Sema1 dubbiarMa- il post-femminismo-non l'ho inventato io, esiste, ' è qui». Ss Regina è un'attrice, non è per caso, dice Salvatore Pi' scicelll: «Il mestiere la porta a stare sull'incerto crinale tra realtà e finzione, a vivere sul filo di un narcisismo senza, il quale nessun attore esisterebbe, a sentire ancora più straziantemente la .perdita di identità». Tema centrale del film, la perdita di identità non riguarda soltanto questa donna e le donne, ma «un'intero generazione che ha creduto di modificare la realtà, e invece partecipava soltanto a un grande spettacolo di cui era attrice inconsapevole». Riguarda anche il cinema italiano: «Dal neorealismo al Taviani, ai Bertolucci, a Bellocchio, il cinema italiano è sempre stato caratterizzato dal tentativo di avere un rapporto con la realtà Ma te penso a questo cinema, specialmente durante gli Anni Settanta, e alla realtà, è chiaro che tra i due elementi non c'è rapporto, che il tentativo è fallito: non è un rimprovero, è un dato di fatto». Il cinema, le donne e una generazione che hanno perduto la propria identità sono parte d'un processo generale, dice' Piscicelli: «In questi anni, la caduta delle illusioni rivoluzionarie ha prodotto la nuova illusione che esistano punti di arrivo, terreni magari bassi e limitati ma solidi. Carla Apuzzo e io pensiamo invece che si stia male ancorandosi a piccole certezze e piccole identità, pensiamo che occorra essere sempre in movimento, essere sempre alla ricerca di identità, non fermarsi. Regina non è un'eroina: ma decide di rinunciare al suo piccolo terreno solido, a quanto ha acquisito. Non ci sta». Ancora una volta portatrice di rivolta e dinamismo, la donna però ne viene distrutta, e distrugge l'uomo? No, secondo il regista: «Il percorso di lei non è negativo. L'importante non è dove si va, ma il movimento. Soltanto chi sta fermo muore davvero, è morto da sempre». Lietta Tornabuoni Ida Di Benedetto, Salvatore Pisciceli! e Giuliana Calandra. «Dopo le illusioni rivoluzionarie, non esistono punti di arrivo»

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