Figli del Tricolore
Figli del Tricolore Figli del Tricolore GIANNI VATTIMO E' certamente, igiustificato lo scandalo suscitato dall'ultima mossa degli avvocati difensori del maxiprocesso di Palermo, la richiesta che tutte le carte accumulatesi nelle fasi precedenti del procedimento vengano lette in aula, come prescrive una norma esplicita, peraltro mai applicata, di fatto, nei: tribunali italiani. Se la richiesta venisse accolta, i tempi del dibattimento si allungherebbero enormemente, con il risultato di far scadere il periodo di carcerazione preventiva per gli imputati, che così sarebbero rimessi in libertà. Fra di loro ci sono personaggi notoriamente legati alla mafia, accusati di delitti gravi, anche se non ancora condannati. Una legge garantista come quella che, solo da qualche tempo, ha fissato termini meno disumani alla carcerazione preventiva, funzionerebbe qui di fatto contro i veri interessi della società. Non solo: si verificherebbe l'altro paradosso per cui — come ha osservato V. Zagrcbelski su questo giornale — una norma procedurale diretta ad assicurare un funzionamento corretto del processo penale verrebbe utilizzata in realtà contro la giustizia sostanziale del processo stesso (in questo caso, contro la giusta aspettativa di un giudizio rapido). Tutti sanno che gli atti sono stati levti, fuori dall'aula, dalle parti interessate, sicché pretenderne la rilettura non rappresenta un'esigenza di giustizia Questa seconda ragione dello scandalo è senz'altro più valida e accettabile della prima. Non è infatti uno scandalo, in linea di principio, che imputati non ancora.giudicati colpevoli, e dunque presumibilmente innocenti, vengano scarcerati se i termini previsti dalla legge sono scaduti. Chiedere alla magistratura di evitare in qualche modo questo «scan¬ dalo» significa pretendere che i giudici si scliierino preventivamente contro gli imputati, presumendoli comunque colpevoli. E' invece più giusto lamentare che qui una norma procedurale di fatto non richiesta da alcuna esigenza di giustizia sostanziale finisca per giocare contro questa giustizia: non, si badi, pache si debba evitare di scarcerare gli imputati se i termini sono scaduti; ma perché l'inutile lettura degli atti ritarda il giudizio, e la rapidità del giudizio è comunque una esigenza sostanziale di giustizia, per gli imputati altrettanto che per la società nel suo complesso. Su questo, dunque, si deve essere d'accordo. Anche se, in tema di giustizia sostanziale violata dall'applicazione puntuale di norme formali, ben altri scandali.e mostruosità si dovrebbero ricordare: la vita degli italiani è disseminata di pensioni non ottenute perché la domanda è arrivata in ritardo di un giorno, di cure mediche rinviate perché mancava un bollo sulla richiesta della mutua, di detenuti (mafiosi o no) dimenticati in galera per anni in virtù (si fa per dire) di intoppi procedurali, oscurità e contraddittorietà di notine, caos burocratico di ogni specie. Rocco Scotellaro, lo scrittore lucano scomparso giovanissimo negli Anni Cinquanta, scrisse una volta la storia di «Michele Mulieri, figlio del trialffij pieno di dolori burocratici!), un povero i cui diritti sostanziali (assistenza, lavoro, pensione...) vengono calpestati proprio dal gioco di carte da bollo, domande, termini scaduti. Scandalizziamoci pure per ciò che può accadere nel maxiprocesso di Palermo; ma auguriamoci che lo scandalo faccia riflettere Parlamento e governo, oltre che su questo caso specifico, sui tanti altri dolori burocratici che rovinano la vita a tutti noi, «figli del tricolore».
Persone citate: Rocco Scotellaro
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