Sulla vetta del Monte Bianco dalla poltrona

Sulla vetta Sulla vetta del Monte Bianco dalla poltrona CHE cosa si vede esattamente dalla vetta del Monte Bianco? E da quella del Cervino, metà italiana metà svizzera? O da Les Ecrins in Francia, il 4000 più meridionale delle Alpi? E dalle cime dell'Ortles, tra Trentino e Tirolo, del Grossglockner, la più alta dell'Austria, o del Zugspitze, la più alta della Germania? Per saperlo, fino a ieri bisognava salirci. Ora è più semplice. Willi P. Burkhardt, fotografo di professione e alpinista per passione, si è costruito una macchina fotografica rotante con cui ha potuto fotografare l'orizzonte continuo dei quattromila, realizzando i panorami alpini a 360 gradi delle sei vette Queste fotografie, straordinaria novità tecnica e paesaggistica, sono contenute in un volume che sarà tra breve in libreria: .Panorami delle AlpU, edizione Priuli & Veriucca, sotto l'egida del Club des editeurs des Alpes (formato cm 34x30,110 fotografie, 150 mila lire). Su 110 fotografie, le 6 a 360 gradi sono stampate su pagina quadrupla, 8 a 270° sono stampate su tripla pagina e 19 sono tavole a doppia pagina. Immaginate, dunque, di essere in vetta a una di queste montagne e di girare lo sguardo tutt'attorno In una limpida giornata. Questo è ''effetto delle fotografie a 360 gradi. Dalla vetta del Bianco lo sguardo percorre la linea nevosa dal Dòme du GoQter all' Aiguille du Midi, al ghiacciaio del Gigante, le Grandes Jorasses. Profilo grafico d'orientamento del panorama a 360 gradi che si vede dalia cima del Monte Bianco. Il profilo corrisponde a una sola grande fotografìa a colori stampata su pagina quadrupla Il panorama dal Cervino è un'impressionante successione di creste e nevai, dall'Ortles vista meravigliosa su Presanella, Adamello, Bernina, il Grossglockner è un regno di fondali alpestri, attraversato da un maestoso ghiaccialo, mentre la Zugspitze, soltanto 2963 metri, si alza tra scenari quasi dolomitici. Burkhardt non ha voluto far vedere a nessuno la sua macchina fotografica rotatoria. Sui segreti Ci questa tecnica abbiamo chiesto un intervento al fotografo Attilio Boccazzl-Varotto, che è 11 direttore della collana «360°. di Priuli & Veriucca e l'autore delle Immagini che appariranno nel secondo volume della stessa, dedicato a Parigi, a. p. di, non flessibili. La pellicola quale la conosciamo, sarebbe venuta dopo. Nella ricca e talvolta stravagante produzione di apparecchi fotografici oggi definiti d'antiquariato, spicca un modello della Kodak mosso da una molla che doveva essere ricaricata dopo ogni scatto: naturalmente la velocità e la regolarità della rotazione era affidata al buon funzionamento di quella molla. Oggi le cose vanno diversamente. Due aziende svizzere, l'Alpa e la Seltz, costruiscono rotocamere mosse da motori a controllo elettronico la cui affidabilità è ben diversa dalla molla proposta a suo tempo. Tutto risolto, dunque? Ntent'affatto. La fotografia orbitale pone ancora tali e tanti problemi da richiedere uno spirito pionieristico. Nell'epoca delle miniaturizzazioni spinto queste camere hanno pesi e volumi tali da necessitare dell'uso di stativi di peso e volume adf-guato. Il motore è attivato da accumula tori ricaricabili che reggono solo un certo tempo d'impiego, costringendo l'operatore a portarne parecchi. Il peso totale delle attrezzature supera cosi largamente 1 30 kg, rimandando alla memoria, per l'appunto, i pionieri della fotografia dei quali non si sa se ammirare maggiormente 11 talento o la vigoria fisica. Un altro problema è rappresentato, nelle riprese orbitali, dalla presenza contemporanea di zone illuminate ed altre In ombra

Persone citate: Alpa, Priuli, Varotto

Luoghi citati: Austria, Francia, Germania, Parigi, Tirolo, Trentino