Heidelberg seicento anni dopo di Marina Verna

Heidelberg seicento anni dopo Heidelberg seicento anni dopo senza rimorsi i magazzini dei conventi. Dedicandosi con uguale devozione al sapere e alla buona tavola, divenne sempre più dotto e sempre più grasso finché il peso gli impedì di salire le scale del matroneo della chiesa e i testi dovevano essergli portati al castello. Quando mori lasciò uno straordinario tesoro di libri e un mantello dalla circonferenza di due metri. Nel corso della Guerra dei Trent'anni la Chiesa di Roma si riprese ciò che pensava le appartenesse e la maggior parte della preziosa biblioteca fini nei sotterranei del Vaticano. Cosi però si salvò dal saccheggi che travolsero Heidelberg alla fine del '600. La storia gloriosa dell'Università comin¬ UNA mattina di paura, dai bombardieri americani in volo su Heidelberg piovvero migliaia di volantini. Sopra c'era scritto: .Risparmiamo questa città perché vogliamo che dopo la guerra i nostri figli vengano a studiare qua». Cosi la piccola capitale del Baden-WUrttenberg, poco più di centomila abitanti, evitò le grandi devastazioni della guerra. Non altrettanto sentimentali erano stati i francesi di Luigi XIV, quando ben due volte, nel 1689 e nel 1693, la misero a ferro e fuoco, a cominciare dal castello, che non fu mal più ricostruito. Pochi anni dopo, nel 1720, la Corte si spostò da Heidelberg a Mannhelm e 11 castello restò una rovina. Il mito della Heidelberg universitaria, romantica ed erudita, scapestrata ed elitaria, ha una data di rascita precisa: 18 ottobre 1386. Quel giorno una piccola funzione religiosa Inaugura ufficialmente la Ruperto Carola, la terza Università di lingua tedesca dopo Praga (inaugurata nel 1348) e Vienna (1365). CI sono tre professori per 600 allievi. Tutto contribuisce a creare la leggenda. C'è la posizione della città, in riva alla Neckar. Ci sono le rovine del castello. E c'è la Palatina, la .biblioteca delle biblioteche-, con 11 cui splendore nessuna, nemmeno la Bodleiana di Oxford, poteva misurarsi. Nel matroneo della Chiesa dello Spirito Santo era raccolto tutto il sapere del tempo, in greco, ebraico, latino e arabo. La Palatina era U capolavoro del principe elettore Ottheinrlch, vissuto nella prima metà del '500. Uomo originale e fuori dal comune, passò la sua vita a collezionare opere d'arte e libri. Protestante convinto, saccheggiò ciò per l'ambizione del principe elettore del Palatinato. Ruprecht I, di uguagliare le splendide università di Praga e Vienna, mentre la politica rendeva tabù per l tedeschi l'Università di Parigi. L'Accademia di' Heidelberg fu per secoli un importantissimo centro di studi, finché la peste e la guerra, 1 conflitti confessionali e le rivalità professionali non la fecero decadere. La sua leggenda è fatta di erudizione, ma anche del mito della giovinezza. I ricordi romantici degli studenti americani che vennero ad Heidelberg all'Inizio del secolo si rispecchiano in un musical di successo, composto negli Anni 20 da Sigismondo Romberg: ./( principe studente*, la cialiste. Nessuno voleva credere alle avvisaglie. Lungo la Via dei Filosofi che costeggia la Neckar c'è un edificio bello, grande, antico: è l'Istituto di Fisica della Ruperto Carola, inaugurato nel 1913. A dirigerlo arrivò un uomo famoso. Philipp Lenard. Nobel per la fisica nel 1905. che a Heidelberg aveva studiato, era stato assistente e aveva incominciato il suo studio sui raggi catodici. Quest'uomo divenne l'incubo di Heidelberg. Nazionalista, antisemita, nel '28 si dichiarò apertamente per Hitler. Quelle che seguirono furono fra le pagine più tristi e ripugnanti nella storia dello spirito tedesco. Proprio per questo Einstein rifiutò di ritornare in patria dopo la guerra, dicendo che i professori tedeschi si erano comportati da canaglie. Lenard diede la caccia alla .fisica ebraica., all'.inganno ebraico della teoria della relatività», opponendole la .fisica tedesca-. In Hitler, diceva, riviveva lo spirito di Galilei. Keplero e Newton. E con la sua benedizione, in un Istituto di Heidelberg si fecero esperimenti con i cervelli dei bambini morti nei lager. Senza spostarsi di un centimetro dalle sue posizioni. Lenard mori nel 1947 a 75 anni. Oggi Heidelberg ha un'aria asettica di vecchia città a cui hanno appena fatto il (ifting. Spariscono le insegne in tedesco. Ora accanto a un Mothercare c'è un Bodyshop. i caffè si chiamano Villa o Bistro. In un'antica farmacia del '700 c'è un fast-food AfacDonald's. Non ci sono graffiti, non ci sono manifesti. Da qualche parte, dicono, sono nascosti ventottomila studenti. storia di Karl-Heinrich, principe ereditario del Sachsen-Karlsburg e di Kathi. la figlia della sua padrona di casa. La leggenda di una Heidelberg romantica nacque fra il 1804 e il 1808, quando arrivarono Eichendorff, Brentano. Achim von Arnim. Heidelberg diventa la città di sogno al riparo dalla .cattiva, politica, dalla .cattiva, realtà, dove vivere in una casetta in riva alla Neckar. Non c'è più traccia del passaggio di nessuno dei personaggi importanti nelle case restaurate da poco, cosi asettiche nel loro nitore. Nemmeno una piccola lapide sulle case dove più recentemente vissero Walter Benjamin, Ernst Bloch, Georg Lukàcs. Negli Anni Venti ad Heidelberg c'erano due corti, il circolo George e il circolo Weber. Nella villa Lobstein. proprio davanti al castello, abitava il germanista Friederich Gundolf, che aveva fra i suoi ospiti più assidui Stefan George, il Maestro, 11 Poeta. Questa élite si piccava di misticismo e aveva il culto delle mani belle e della fronte alta. La concorrenza era rappresentata dal circolo Weber che si riuniva nella villa Fallenstelnschen, in riva.alla Neckar. Qui si incontravano i Mandarini di Heidelberg nel loro jour fixe. 11 sabato pomeriggio: biscottini e amori tempestosi accompagnavano le descrizioni delle nuove teorie. Oggi la villa di Weber è diventata sede della comunità studentesca evangelica. Nella villa di George alloggia .L'antico gruppo di profughi di Lipsia*. La stanza di Gundolf è diventata un bagno. Il culto del distacco dalla politica continuò nonostante le provocazioni nazionalso¬ Marina Verna

Luoghi citati: Baden-wurttenberg, Heidelberg, Oxford, Parigi, Praga, Vienna