I segreti medico-sportivi di un exploit ciclistico di Vittorio Wyss

I segreti medico-sportivi di un exploit ciclistico I segreti medico-sportivi di un exploit ciclistico QUALCHE settimana fa il ciclista Gianfranco Griso ha stabilito al Motovelodromo di Torino il record dell'ora su pista della categoria «amatori» con km 43.571, record battuto pochi giorni dopo da Silvano Janes con 44,398. Jeanne Longo ha fissato il record femminile in km 43.587. Tv e quotidiani, anche sportivi, hanno dato le notizie con un rilievo del tutto inadeguato all'importanza dei fatti. Evidentemente non c'è interesse per lo sfondo di lavoro, di scienza e di tecnica In cui avvengono questi exploit mentre è grande l'evidenza concessa al record di Moser. biologicamente equivalente (km 49.810). Non sono disponibili Informazioni suUa Longo, ma si sa che Griso è un Impiegato di banca, anni 36, cm 180, kg 71. Ha una breve esperienza ciclìstica Iniziata all'età di 28 anni e ha messo In luce le capacità di prestazioni di fondo ad alto livello. E' stato appoggiato in campo tecnico da un'azienda, la Satinino, con la costruzione di una bicicletta speciale, con ruote lenticolarì (l'anteriore di 26 pollici e la posteriore di 28 pollici) e con un manubrio a corna di vacca del peso complessivo di 8160 grammi. In campo medico-sportivo è stato appoggiato dai dottori Gerbl e Pellecani dell'Istituto di medicina dello Sport di Torino. Il compito medico-sportivo era il seguente (del tutto identico a quello tanto brillantemente preconizzato per tutti e svolto a favore di Moser dal professor Conconi): stabilire quale fosse la velocità massima che l'atleta poteva mantenere per un'ora senza incorrere nella formazione di acido lattico (se non negli ultimi 30-40 secondi) e senza alternare fasi più lente a fasi più veloci di compenso, .-. m m musa ( ' «per raggiungere^sque^to. scopo; Griso è statò sottoposto a prove su ergometro su cui egli pedalava sino a 25-30 km/h aumentando in seguito la pendenza in modo da realizzare uno sforzo più intenso, ma da (evitare i pericoli di una velocità eccessiva in un locale da laboratorio. Misurando la risposta cardiaca, presso- ' Inoltre l'atleta è stato invitato a partecipare anche a prove su strada, sia in linea che a cronometro, allo scopo di mantenere ad alto livello anche quelle prestazioni muscolari normalmente assenti, ma accidentalmente possibili anche in «solitaria» su pista. Quelli accennati sono stati i problemi più difficili e importanti. Ma anche 1 problemi della dieta e più ancora quelli dell'Idratazione hanno richiesto riflessione e lavoro. Norma fondamentale della dieta è stata quella di scegliere cibi che l'atleta avesse da lungo tempo constatato essere di facile digestione, sicuramente non causa di disturbi né gastrici, né intestinali e tali inoltre da istituire nel soggetto il massimo deposito possibile di glicogeno. Una dieta certamente monotona, ma sicura. Più difficile assicurare una riserva idrica sufficiente a garantire una abbondante sudorazione che impedisse un eccessivo rialzo della temperatura corporea e. allo stesso tempo, impedisse o almeno limitasse la «ispissatio» del sangue conseguente all'abbondante sudorazione. Questi due processi sfuggono facilmente all'attenzione degli atleti e rimangono spesso come causa oscura di cali di rendimento nel corso delle prestazioni. Una paziente sperimentazione che assicurasse l'apporto idrico necessario, senza contemporaneamente creare problemi gastrici, ha consentito di risolvere il problema. Tutto quanto esposto fa parte dell'energetica del problema, ma è evidente che tutto sarebbe stato inutile senza l'intevento della volontà, della tenacia e dell'Impegno psichico dell'atleta, il quale ha avuto la fortuna di avere l'appoggio ,^jn solo dei medM ^jjel .tecniclrma anche dell^ mo« "gite che lo ha seguito cpri una partecipazione affettiva che lo Incoraggiava quando la fatica e la sofferenza dello sforzo potevano Indurre alla resa. E' come avere un cuore in più ed è una legge che vale per tutti, Moser, Longo, Griso, Janes e anche per tutti noi. ria, la quantità di aria respirata, l'ossigeno consumato, la natura del substrati energetici impiegati (se prevalentemente glicidl o lipidi) si è stabilita la potenza massima in watt. Poi per 11 tramite di una successione di calcoli, si sono trasformati i watt In chilometri all'ora e questi in numero di pedalate con quel certo rapporto (53x15) e. Infine, 1 tempi da osservare per giro di pista. I due medici hanno eseguito per oltre 6 mesi tutte le necessarie prove in laboratorio e controprove In pista, sino a stabilire con la precisione di + 3-4 battiti cardiaci al min. (su una media di 175 battiti/min), di + 1-2 1 di aria respirata al min. (su una media di 100 litri di aria respirata al min.) e di + 100 ce di ossigeno consumato al min (su una media di 4,251. min), lo sforzo che corrispondeva a «x» m/al minuto, pari ad un tempo di «y» minuti per giro di pista. Come si determina la velocità massima che un atleta può mantenere per un 'ora senza formazione di acido lattico E' stato un lavoro non facile che ha impegnato i medici, i loro collaboratori e l'atleta molto duramente, anche perché a questo Impegno di laboratorio si è aggiunto quello sul campo: quale e quanto lavoro muscolare di graduale preparazione far compiere all'atleta per migliorarne l'efficienza? Per questo i medici hanno programmato mlnuzloramente l'allenamento giorno per giorno. Il lavoro svolto è stato di tipo diversificato, compren! dendo-sedute-con-sfdrzi di t intensità . - corrispondente ' alla' soglia aerobico-anaerobica. scatti ripetuti a Intervalli prestabiliti su distanze dai 1000 ai 3000 metri, nonché sedute di potenziamento specifico, effettuate percorrendo tratti di salita con pendenze diverse e Impiego di rapporti di trasmissione piuttosto lunghi (53x16,53x17). Vittorio Wyss

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