Un asteroide dì nome De Sanctis

Un asteroide dì nome De Sanctis Un asteroide dì nome De Sanctis Padre Giuseppe Piazzi, scopritoFIN dalla notte di capodanno del 1801, quando Padre Giuseppe Piazzi scopri il primo asteroide — Cerere — 11 contributo degli astronomi italiani allo studio di questi piccoli corpi del sistema'solare è stato importante. Ultimamente, però, si è ancora accresciuto, e lo documentano, tra l'altre, 1 riconoscimenti ufficiali. Dopo 1 nomi «Scaltriti» e «Zappala», recentemente a cura di Franco Nardocci, raccoglie gli atti di un convegno, promosso dalla Usi di Sassuolo, con interventi, tra gli altri, di Bollea, Nordio, Becchi, Balbo, Cavazzuti. Neri. E' un'analisi del problemi teorici e pratici che deve affrontare chi opera nei servizi di neuropsichiatria infantile. Università e Servizio Sanitario Meridionale sotto accusa nel volume «12 medico di famiglia' (Angeli), a cura di Vittorio Ghetti: «vi è una grossolana descrizione tra formazione del medico e bisogni sanitari», non c'è rapporto tra le fascoltà di medicina e Usi, non ci si preoccupa di verificare insieme qual è la «domanda di salute» del cittadini. Ci rimettono medici e ammalati. Ai «malati di ieri e di oggi* (Lucarlni) hanno dato la partola due sociologhe francesi, Claudine Herzllch e Janlne Pierret: attraverso documenti storici e lettarari, testimonianze, interviste. 11 loro libro esamina da un lato come la scienza e la società, nelle diverse epoche, hanno considerato la malattia, e dall'altro come 1 malati abbiano vissuto la loro condizione. Una «Storia della salute dei lavoratori», dalla nascita dell'industria a oggi, è tracciata da due medici, Francesco Carnevale e Gianni Morlani, In un volume delle Edizioni Libreria Cortina di Verona: le malattie profesionali e gli Infortuni in fabbrica, le lotte del sindacato e le leggi dello Stato, che cesa si è ottenuto e quanto resta da fare. tore del primo asteroide (1801) attribuiti a due asteroidi, un altro ricercatore Italiano, Giovanni De Sanctis, ha visto il suo nome legato a quello di un pianetino. Il suo merito è Indubbio, dal momento che De Sanctis, che lavora dal 1971 presso l'Osservatorio astronomico di Torino, oltre ad aver dedicato molti anni allo studio di questi corpi celesti, è coscopritore del «suo» asteroide. Questo venne fotografato dall'Osservatorio au¬ Natura Luciano Genia strale europeo il 26 febbraio 1981, mentre si spostava con moto retrogrado (a causa del movimento di rivoluzione della Terra) tra le stelle Omega e Theta dell'Idra, pochi gradi a Sud della costellazione del Leone. Sulla lastra fotografica era solo un piccolo punto di luce, corrispondente alla magnitudine di una stella di quasi W grandezza, ma ciononostante venne subito individuato: Il rapido riconoscimento permise ai due osservatori (l'altro è 11 belga Debehogne) di seguirlo nelle notti seguenti, sotto 11 limpido cielo delle Ande. Con una sequenza Ininterrotta di 9 posizioni sufficientemente spaziate nel tempo divenne possibile ricavare l'orbita di questo oggetto, al quale venne dato il nome provvisorio di 1981 DD. In seguito, quel grande osservatore che è Bowell, mise In evidenza che lo stesso asteroide era già stato osservato due volte. Indipendentemente, nel 1979, da altri ricercatori. Per questo era anche conosciuto con le sigle 1979 UQ4 e 1979 WZ1. Ma In quell'anno le osservazioni, eccessivamente di¬ La nuova propost sperse, non erano state sufficienti a «incatenarlo» a un'orbita sicura. Per questo motivo, secondo le vigenti convenzioni Internazionali, fu l'ultima sigla (1981 DD) a prevalere e la stessa priorità venne riconosciuta a Henry Debehogne e Giovanni De Sanctis. Lo studioso belga decise quindi di dedicare quest'oggetto al collega italiano, che aveva lavorato con lui ed era corresponsabile della scoperta. Dall'esame degli elementi orbitali è risultato che l'asteroide «De Sanctis* si muove all'interno della fascia principale, tra le orbite di Marte e di Giove, con una Inclinazione di soli 6° rispetto all'eclittica, ad una distanza media dal Sole di 2,3 unità astronomiche, cioè a 345 milioni di chilometri. In base alla luminosità e al probabile albedo (potere di riflessione), si stima che Il diametro sia compreso fra i 6 e gli 8 chilometri, valore certamente molto piccolo come «mondo», ma nettamente più grande di quell'oggetto (l'asteroide Icaro) che nel 1968 preoccupò gran parte dell'opinione pubblica per aver «sfiorato» la Terra a «soli» 6 milioni di chilometri. Walter Ferreri a didattica lanciata

Luoghi citati: Sassuolo, Torino, Verona