AZT, la nuova speranza dei malati di Aids

AZT, la nuova speranza dei malati di Aids AZT, la nuova speranza dei malati di Aids SI è sempre detto che l'Aids è incurabile. D'altronde quale infezione da virus è curabile? Praticamente nessuna. Oggi però, a proposito dell'Aids, si conoscono i primi risultati della sperimentazione d'una sostanza in un certo senso nuova, l'azidotimidina o Azt. «Non è una cura, è un trattamento», ha detto Robert Windom del Dipartimento di Sanità durante una conferenza stampa della scorsa settimana a Washington, con l'evidente scopo di non alimentare speranze eccessive. E' vero, l'Azt si limiterebbe a rallentare l'attacco del virus e a prolungare la vita dei malati. Però i risultati sono degni di nota. L'esperimento, istituito dalla Borroughs Wellcome Co. in collaborazione con specialisti ed esperti in Aids, ebbe iniziò nel febbraio del 1985 e durò 10 mesi, su 282 ammalati scelti con particolari criteri. Circa una metà di questi ricevette l'Azt, una compressa ogni 4 ore, l'altra metà ricevette il cosiddetto placebo, ossia compresse identiche nell'aspetto ma prive del farmaco. Si trattava della classica prova «in doppio cieco»: tanto i pazienti quanto i medici ignoravano la vera natura delle compresse, in modo, che la valutazione dei risultati fosse obiettiva al massimo. Ed eccoli, i risultati: un solo decesso nei 145 trattati con Azt, 16 decessi nei 137 Nuovo farmaco contr o un male che colpis trattati col placebo. Ancora, nel primo gruppo si osservò minore frequenza delle infezioni tipicamente associate all'Aids, i soggetti crebbero di peso e nel loro sangue si rilevò un aumento di quei linfociti T 4 che sono i più colpiti dal virus. L'Azt era stata sintetizzata nel 1964 da Jerome Horwitz, un chimico della Michigan Cancer Foundation, il quale riteneva che potesse essere ùtile nella cura dei tumori. Non Io era, ma quando nel 1984 Robert Gallo e Lue Montagnier, indipendentemente l'uno dall'altro, isolarono il virus dell'Aids, ci si ricordò della dimenticata Azt. Il virus dell'Aids è un «retrovirus», il suo materiale ce un anziano su due genetico è costituito da Rna. L'Rna non ha la capacità di assoggettare le cellule ai suoi voleri deviandole dalla retta via e uccidendole, ma i retrovirus hanno un enzima, la polimerasi Rna-dlpendente (o trascriptasi inversa), che realizza la sintesi del Dna usando le molecole di Rna come stampo. Questo enzima fu dimostrato separatamente da Howard Temin e da David Baltimore, che ebbero il Nobel nel 1975: scoperta sensazionale poiché contraddiceva il «dogma centrale» di Watson e Crick secondo cui l'informazione genetica procede a senso unico, dal Dna all'Rna, e rivelava che la direzione dello scambio di informazioni fra NELL'OCCHIO ESISTE UNA PRESSIONE INTERNA CHE SERVE A MANTENERNE INVARIATA LA FORMA SE TALE PRESSIONE É SUPERIORE ALLA NORMA (GLAUCOMA) LE FIBRE NERVOSE NE SOFFRONO ED UNA AD UNA MUOIONO ALLORA IL CAMPO V DA COSÌ (NORMALE) A COSÌ (RIDOTTO) A COSI (RIDOTTISSIMO) FATE CONTROLLARE LA PRESSIONE DEI VOSTRI OCCHI collaterali su altri organi. Questi sono i risultati di una sperimentazione durata tre anni e condotta ad Harvard, all'Università dello. Utah e, per l'Italia, nella clinica ".oculistica- -deH'Urii-' "vérsltà di Torino. i0 Dna e Rna può essere rovesciata. Orbene, l'Azt, quando entra nelle cellule, è convertita da un enzima in un «falso zucchero», molto slmile ai desossiribonucleosidi trifosfati a spese dei quali la trascriptasi fabbrica Dna. Utilizzando erroneamente 11 falso zucchero, dal quale è tratta in inganno, la trascriptasi fabbrica un Dna zoppicante. La riproduzione del virus è bloccata, le cellule sono salve. Questi fatti furono constatati da Samuel Broder e altri, in laboratorio, su colture di cellule umane infettate dal virus, fra la fine del 1984 e l'inizio del 1985. Essi provarono allora l'Azt su 19 ammalati, e riferirono nel¬ VISIVO DIVENTA Le premesse sono buone. I risultati andranno però giudicati su tempi più lunghi: poiché di glaucoma non si guarisce, la validità di un farmaco si valuta a ' distanza di molti armi." Marina Verna orazio l'autorevole rivista inglese The Lancet di avere osservato notevoli miglioramene ti. Dopo 6-12 mesi dall'inizio della terapia 16 dei 19, pazienti erano ancora vivi. Ora la sperimentazione dovrebbe essere estesa a migliaia di ammalati. Robert Gallo ha detto recentemente di ritenere che l'Azt possa dare un aiuto significativo, ma che si dovrà aspettare almeno un anno per saperlo con certezza. Un problema è la tossicità del farmaco, già osservata da Broder, ma sembra che essa sia minore di quella di altre sostanze. Quando, cominciarono a circolare queste notizie vi fu chi sostenne che l'Azt dovrebbe essere sommini- 1 strata non solo ai pazienti . oQg si è posto ne del 30 *u^°^mambiente, in esperimento ma, «per compassione», anche a quelli in fase terminale. La polemica è arrivata al Congresso perché il governo federale ha destinato 100 milioni di dollari alla sperimentazione di cure contro l'Aids, ma si è deciso che Un ginecologo discute

Luoghi citati: Harvard, Italia, Michigan, Torino, Utah, Washington