Come si formano le nubi ardenti dei vulcani di Lorenzo Casertano

Come si formano le nubi ardenti dei vulcani Come si formano le nubi ardenti dei vulcani IL meccanismo dell'attività vulcanica in genere e delle eruzioni in particolare è riconosciuto nell'aumento della pressione delle sostanze volatili disciolte nel magma. L'eruzione dell'Etna di questi giorni, con pioggia di ceneri su Catania e formazione di una nube a forma di fungo atomico, ha richiamato l'attenzione sui fenomeni spettacolari quanto terrificanti che spesso accompagnano le manifestazioni vulcaniche. In particolare vorremmo qui accennare al ruolo dei fluidi nei più gravi disastri vulcanici Già l'eruzione del Nevado del Ruiz ha richiamato l'attenzione sulla formazione delle correnti di fango e delle nubi ardenti Per le prime, ai tipi andino (dovuto allo scioglimento delle nevi e dei ghiacciai) e vesuviano (prodotto da forti acquazzoni) ne va aggiunto un terzo, nel quale 11 liquido che si mescola al materiale vulcanico è rappresentato dall'acqua di laghi craterici come si è verificato spesso nel vulcano Kelut, nell'Isola -di Glava, dove al fenomeno è stato dato 11 nome di «Labar». Per le nubi ardenti quella del 1902 della Montagna Pelée (Martinica) rappresenta l'esempio più cono¬ sciuto, ma si hanno notizie ed elementi per affermare che il fenomeno ha avuto una vasta estensione nel tempo e nello spazio. Quelle preistoriche hanno prodotto le «formazioni ignimbritiche», alcune di dimensioni enormi fino a cer'.inaia di migliaia di chiloc jtri cubici. Per il Vesuvio, imbò. In base a quelle osservate da Lacroix nell'eruzione del 1906 e da lui stesso nella successiva del 1944, nonché dedotte dalle cronache vesuviane, è pervenuto alla conclusione che «la presenza delle nubi ardenti (seppure In miniatura) deve considerarsi una caratteristica delle fasi a esplosioni miste del parossismi vesuviani». Altre manifestazioni vulcaniche, di pari forza distruttiva per la presenza di masse di fluidi nelle nubi eruttive, sono le esplosioni freatiche, provocate dalla improvvisa evaporazione di grandi quantità d'acqua, sia per l'Infiltrazione aT questa nel condotto vulcanico, come si verificò nel 1924 al Kilauea (Hawaii), sia per 11 contatto del magma in risalita con acqua di laghi, come si ebbe nel 1886 nel Tarawera (Nuova Zelanda). Ovviamente a potenti esplosioni freatiche danno Fungo atomico di esplaccompagnato da "onda luogo anche le eruzioni sottomarine, fra le quali p"ò essere compresa una delle più violente e distruttive eruzioni che si conoscano, quella del 1883 del Krakatou, situato nello stretto della Sonda, fra Glava e Sumatra. Anche di natura freatica sembrano le manifestazioni esplosive che hanno caratterizzato l'attività del Campi Flegrel in modo discontinuo nel tempo e nello spazio tanto che ogni centro eruttivo è stato sede di un singolo evento. L'ultimo di questi è stato l'eruzione di fine settembre 1538 durante la quale si formò, in sole 48 ore, il Monte Nuovo, alto 140 metri Altro fenomeno esplosivo osione sottomarina basale" (base surge) che merita di essere considerato è quello che dà luogo alle cosiddette «onde basali». Studiando gU effetti' dell'esplosione nucleare sottomarina del 25 luglio 1946 nell'atollo di Bikini il cui ordigno di 20 chilo toni fu sistemato a 27 metri sotto 11 livello del mare, si dedusse che 11 fungo atomico era stato accompagnato, alla sua base, dalla formazione di un anello orizzontale che, allargandosi verso l'esterno con velocità di circa 200 km/ora, produsse un'onda distruttiva che per le sue caratteristiche fu detta base surge, onda basale. Formazioni slmili sono state osservate o dedotte in diverse eruzioni vulcaniche, anche antiche. A dare la giusta interpretazione fu lo statunitense Moore relativamente all'eruzione del 2830 settembre 1965 del vulcano Taal (Filippine) che, prodottasi nel lago craterico, fu di tipo freato-magmatico. La nube eruttiva, formata da blocchi di lava, lapilli e ceneri s'innalzò fino a 20 chilometri di altezza; la presenza di gran quantità di vapor d'acqua e gas determinò il trasporto del materiale minuto dalla base della nube principale verso l'esterno ad altissima velocità producendo un'onda basale di origine vulcanica. La vegetazione nel raggio di 1 km dal centro di esplosione fu sommersa e distrutta totalmente, gli oggetti posti fino a otto km di distanza furono ricoperti di cenere. L'andamento ondulatorio fu materializzato dalla formazione di dune, caratterizzate da una lunghezza d'onda variabile dai 19 metri in prossimità del cratere, ai 4 metri alla distanza di 2,5 km. Oltre 1 3 km non si notano più dune. Queste manifestazioni esplosive sono caratterizzate da alte velocità che le rendono particolarmente pericolose, specie rispetto alle correnti di lava. -, Lorenzo Casertano

Persone citate: Lacroix, Moore, Nevado, Ruiz, Taal

Luoghi citati: Catania, Filippine, Hawaii, Martinica, Nuova Zelanda