Sorpresa: le rocce lunari vengono dalla Terra

Sorpresa: le rocce lunari vengono dalla Terra Sorpresa: le rocce lunari vengono dalla Terra mente riveduta e corretta. Le -prove • non sono più ingenue come quelle che portava Darwin, il quale, per esempio, indicava nell'avvallamento dell'Oceano Pacifico la «cicatrice» lasciata dal .distacco del nostro satellite. Oggi si ragiona in base alle analisi chimiche fatte sulle rocce lunari riportate dagli astronauti delle missioni •Apollo» e con il supporto di sofisticate simulazioni al computer. , t . 1 L'origine terrestre della Lunàe stata $ut«r^wimen-- • • te rilanciata su .Nature» del 30 luglio scorso con un saggio di A. E. Ringwood, ricercatore presso la Scuola di Scienze della Terra all'Australian National University di Canberra, da molti anni studioso del problema. Ringwood parte ancora da un dato geologico già invocato a supporto della teoria di Darwin: la densità degli strati superficiali della Terra è molto simile alla densità media della Luna. Jeffreys e Urey hanno spiegate le diverse densità dei pianeti di tipo terrestre con opportune differenze nelle percentuali di silicati (densità 3,3 grammi per centimetro cubico) e metalli come il nichel e 11 fervo (densità 7,9 grammi per centimetro cubico). Poiché la densità media della Terra è.circa cinque volte.e mezzo quella dell'acqua, il modello conseguente è che il nucleo di ferro-nichel deve rappresentare il 32 per cento della massa del nostro pianeta. Nel caso della Luna la massa del nucleo metallico risulta appena 11 2 per cento di quella complessiva. Il nucleo metallico della Terra .si è formato In seguito a uno sprofondamento degli elementi più pesanti quando erano ancora allo stato fluido a causa del calore sviluppato rvento del vicesegretario del gravi minacce incombenti dovute all'azione umana (foreste tropicali, zone umide, eccetera). Successivamente il Wwf ha centrato potentemente la propria attenzione sulla realizzazione pratica dell'ecosviluppo. Di uno sviluppo economico e sociale cioè che potesse garantire il rispetto delle risorse naturali senza le quali non può esistere nessun tipo di sviluppo. Ciò ha avuto luògo a cavallo fra gli Anni 70 e 80 quando proprio nel 1980 il Wwf, insieme all'Iucn, al Programma Ambiente delle Nazioni Unite con l'assistenza della Fao e dell'Unesco, ha prodotto la «Strategia mondiale della conservazione», un documento operativo destinato a tutti i Paesi del mondo per cercare di armonizzare nel concreto lo sviluppo economico con le esigenze della conservazione ambientale. Oggi 11 Wwf con le manifestazioni di Assisi della scorsa settimana — fra le quali l'incontro, primo nella storia, delle grandi religioni (cristianesimo, buddismo, islamismo, induismo ed ebraismo) e il mondo scientifico e laico della conservazione ambientale — ha aperto un dialogo importantissimo con la diversità delle culture esistenti nel mondo e con la grande quantità di gente che non ha accesso ai mezzi di informazione di massa usuali. Le fedi religiose, con i sistemi di valori che le permeano, condizionano notevolmente il rapporto tra l'uomo e la natura in tutte le civiltà e in tutte le culture, per questo l'incontro può dirsi storico. Si tratta di un approccio profondamente etico che giustamente considera il ruolo dei modelli culturali nel condizionamento del nostro rapporto con l'ambiente naturale. Una nuova grande sfida viene quindi lanciata all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale da parte del Wwf, proprio in occasione del suoi 25 anni di vita, una sfida che riguarda il rapporto tra l'uomo e la natura che è soprattutto e profondamente un rapporto culturale. l WWF dal decadimento degli èiementi radioattivi (fenomeno che gli scienziati hanno chiamato «catastrofe del ferro»). Dentro la Lune, pare che non esista praticamente nucleo: il satellite sembrerebbe fatto quasi esclusivamente con il materiale della crosta e del mantello terrestri. Per verificare questa impressione Ringwood ha analizzato e confrontato la concentrazione di numerosi elementi chimici nelle rocce '.lunari e in quelle terrestri. ■Le percentuali di tungste' 'no, uranio, cobalto, ferrod manganese, cromo e vari altri elementi concordano entro margini molto stretti. - Tutto ciò sembra ancora dar ragione a Darwin, anche se evidentemente la cavità dell'Oceano Pacifico non c'entra per niente, in quanto la deriva dei continenti fa si che il Pacifico sia una formazione geologicamente giovane e addirittu¬ ra effimera (durerà tutt'al più tre o quattrocento milioni di anni, meno di un decimo dell'età della Terra o della Luna). Rimane però la difficoltà fondamentale di spiegare dinamicamente la scissione Luna/Terra e contemporaneamente gli altri dati a nostra disposizione, come l'età delle rocce lunari, che risulta m alcuni casi di oltre 4 miliardi di anni, cioè molto vicina all'origine del sistema solare. Ringwood ha sviluppato allora un'ipotesi secondo la, ■ quale la, r.ascita della Luna risalirebbe" a violentissime collisioni avvenute oltre quattro miliardi di anni fa tra la Terra ancora in formazione e numerosi massicci planetesimi la cui orbita incrociava quella terrestre. Secondo lo scenario di Ringwood la Terra allora ruotava su se stessa molto velocemente, in circa 5 ore, era ancora avvolta da un'estesa atmosfera primitiva l'attrito con l'alone gassoso, avrebbero prodotto l'evaporazione di molto materiale del mantello terrestre, poi trascinato dalle turbolenze dell'atmosfera primitiva. Questo materiale avrebbe alimentato con continuità per 10-100 milioni di anni il disco di accrezione al quale attingeva la Luna in crescita. Ringwood ha calcolato che impatti con planetesimi dal diametro tra i 100 e i 1000 chilometri a velocità superiori a 12 chilometri al secondo potevano sciogliere una massa cento volte maggiore del .prolettile».' L'apporto dei planetesimi spiegherebbe anche un eccesso di monossido di ferro trovato nelle rocce lunari rispetto a quelle terrestri. Un'altra ipotesi più drammaticamente' catastrofica sull'origine della Luna da materiale terrestre è quella che emerge da simulazioni al calcolatore fatte da H. J. quale le forze di marea non permettono l'aggregazione di un satellite (gli anelli di Saturno, che stanno all'interno del limite di Roche di quel pianeta, ne sono una dimostrazione). Le collisioni con grossi planetesimi, favorite dal- formata soprattutto da idrogeno e ruotante con lo stesso periodo per essendo piena di forti turbolenze, e infine possedeva un disco di accrezicne che si estendeva fino al limite di Roche, cioè fino alla distanza di circa tre raggi terrestri, entro la l n.i eclisse totale di Luna sarà visibile dall'Italia la sera del 17 ottobre. Come sì può vedere dal grafico, il nostro satellite entrerà nella penombra della Terra (cerchio maggiore) alle 17.20 e nell'ombra (cerchio in ir.ore) alle 18,29. Risulterà completamente oscurata dalle 19,41 alle 20 e 55 minuti Un fisico di fronte ai problemi dell'energia, deWeffetto s Melosh e M. Klpp dei Sandia National Laboratories e da Willy Benz e Wayne L. Slattery del Los Alamos National Laboratory. Secondo questi ricercatori americani, durante la formazione del sistema solare, un protopianeta dalle dimensioni di Marte (circa 6000 chilometri di diametro) avrebbe urtato la Terra, sconvolgendone crosta e mantello. Dodici minuti dopo la collisione si sarebbero formati attorno alla Terra due giganteschi pennacchi di materiale vaporizzato dall'enorme calore sviluppatosi nell'urto. Appena 10 ore dopo l'impatto, il materiale espulso, avrebbe incominciato a condensarsi orbita intorno alla Terra' e 23 ore dopo una protoluna avrebbe già preso forma. Insomma: Terra e Luna sarebbero gemelle siamesi come sosteneva Darwin, ma la separazione, secondo le nuove teorie sarebbe stata ben più violenta e complicata di quanto aveva immaginato il fondatore dell'evoluzionismo. Piero Bianucci serra e degli inquinamenti chimici

Luoghi citati: Assisi, Canberra, Italia