Da poliziotto a criminale pentito

Da poliziotto a criminale pentito Da poliziotto a criminale pentito DA poliziotto ribelle a recordman del crimine metropolitano (centinaia di rapine e sette stupri), a zelante collaboratore della giustizia nei panni del pentito, Agostino Panetta si racconta nella lunga confessione raccolta e riscritta da Dido Sacchettoni: .Le notti di Arancia meccanica» (Pironti, 252 pagine, 16.000 lire). Il personaggio sarebbe ordinario se non avesse interpretato ruoli e stereotipi della subcultura ladronesca — il duro, il bullo, il furbo — in una misura per cosi dire eccessiva, con agonismo indefettibile e sfrenato. .Avevo voglia di perdere», assicura Panetto, all'ultima riga del libro, commentando il suo arresto nel tono di un atleta sicuro dei suoi mezzi che voglia giustificare davanti al pubblico la sconfitta. Nella coazione a terrorizzare che lo spingeva ogni sera nei quartieri ricchi peraltro non si intravede traccia di cupio dissolvi né foja di rivalsa sociale, quanto piuttosto un'attitudine alla prevaricazione da rampante di borgata e un'altrettanto banale ossessione di protagonismo. Panetta vuole imporsi, emergere, dominare, con parola corrente essere qualcuno: e nella sua ansia di oblio, di «una vita senza memoria», si può leggere il tentativo di negare quel centro totalizzante. L'abilità di Sacchettoni sta nell'aver offerto all'io narrante. Panetta. uno stile che non manipola il personaggio e ne restituisce non solo una certa allucinala inquietudine ma anche, con vividezza, il mondo da cui proviene. .Questo libro — nota Lietta Tornabuoni nella prefazione — non potrebbe dimostrare meglio quanto quei rapinatori non -'ano affatto eroi neri e feroci della criminalità metropolitana postmoderna: quanto sia invece forte la loro appartenenza alla delinquenza più nota e più solita nel caos delle borgate romane». S-r.

Persone citate: Agostino Panetta, Dido Sacchettoni, Lietta Tornabuoni, Panetta, Panetto, Pironti, Sacchettoni