Non tutte le macchine vengono per nuocere

Non tutte le macchine vengono per nuocere Non tutte le macchine vengono per nuocere UNA tecnologia ha, in genere, come primo e palese movente, l'utile; ma non mancano altre componenti. La medicina, con ragione considerata scienza applicata, cioè?' cqmé^tma'techoWgla mttiS i««WMàre,nfl6n,'jflIò andare scompagnata da una certa carica di pietà. Gli armamenti, anch'essi prodotti e promotori insieme, di ricerche avanzate, sono il risultato delle ansie e paure che gruppi umani hanno, di fronte ad altri gruppi, diversi, incompresi e perciò rivali. Né mancano altre motivazioni. Le macchine sono state ad ora ad ora esaltate per la loro bellezza: pensiamo agli strepitanti futuristi (più che ogni altra macchina fu lodata la locomotiva a vapore; anche dal nostro Carducci; dopo di lui essa si abbellì ancora di molto e crebbe di imponenza, mentre oggi è in declino). In altre imprese tecnologiche è evidente un valore simbolico o di prestigio: si considerino la Torre Eiffel, i grandi razzi del progetto Apollo, l'aereo Concorde, l'immenso acceleratore di particelle di Cem di Ginevra, (e il professor Zichichi ne vorrebbe uno più grande di molto). Sono imprese importanti, più che per la loro utilità, per l'affermazione di certi valori: come già fu per le Piramidi d'Egitto o le grandi cattedrali del Medioevo. Queste e consimili osservazioni si leggono in un libro dello scrittore inglese Arnold Pacey, libro dedicato appunto alla tecnologia, vista come fenomeno sociale. In esso s'incontrano osservazioni acute: Le confessioni d come questa, che dove entra la macchina o il perfezionamento tecnologico, la donna perde lavoro (cosi accadde per la filatura e la tessitura prima arti domestiche; mentre, oggi e da -■noi, sono pressoché scohì-pUr'sè le mondine). Pfiftmeritl è messo in luce'un conflitto tra un persistente sogno pastorale — ì verdi — e la presente realtà industriale; tra l'età dell'oro (non mai esistita) e le brutture indotte dagli affollamenti urbani e dagli opifici. Vi è discussa inoltre la dipendenza della tecnica dalla scienza e una contrapposizione radicale tra le due (mentre uno scienziato dev'esser in grado di produrre idee originali, un bravo tecnico è chi elabora un progetto funzionante col minor numero di errori). L'entusiasmo tecnologico, quasi monomaniaco di un von Braun per i razzi (o magari di un Teller per le armi atomiche) è paragonato alla fissazione di Achab, partito a caccia di Moby Dick, la balena bianca. C'è altresì un virtuosismo tecnologico, pos¬ el capo di «Aranci seduto da caste di iniziati, che oggi si manifesta soprattutto nell'elettronica e nel computer, oggetti di una innovazione frenetica. La quale innovazione, in generale, per essere 4*tolttf'ràdila tfi'divefltita 1Sm jSJè'6 flfHurbaMéTttHchè"perché'essa si lascia dietro, come non benefica scia, torme di disoccupati. Noi dell'innovazione siamo, al presente, beneficiari e vittime, anche per un altro aspetto. Le molte fnvenzioni rese pubbliche al cessare della Seconda Guerra mondiale, dopo essere state elaborate segre-. tamente, durante il conflitto, insieme con le altre, aggiuntesi nei quarant'anni di poi, ci hanno reso non pochi servizi; ma concorrono a rompere riposanti abitudini e ad accentuare il distacco tra le generazioni. I giovani infatti assorbono volentieri le novità; gli anziani le subiscono riluttanti. Cosi, accanto all'entusiasmo per il progersso tecnologico, si manifesta una resistenza ad esso e a certe sue nefaste conseguenze. Ad esempio il potere politico-economico che i militari possono conseguire, quando sono messi a capo di schiere di ricercatori, per la produzione di sistemi di guerra e di' difesa è un pericolo (inesistente in Italia), dal quale proprio un famoso militare e politico americano, D. Eisenhower. mise in guardia i suoi concittadini. • Didimo Arnold Pacey, «Vivere con la Tecnologia», pref. di A. Ruberti, trad. dall'inglese di L. Pavolini, Editori Riuniti, 221 pagine, 15.000 lire. a meccanica»

Persone citate: Arnold Pacey, Carducci, Editori Riuniti, Eisenhower, L. Pavolini, Ruberti, Zichichi

Luoghi citati: Ginevra, Italia