Varsavia non vuole il dialogo L'amnistia era solo un pretesto
INTERNO/ESTERO INTERNO/ESTERO Varsavia non vuole il dialogo L'amnistia era solo un pretesto Il regime censura un appello di Walesa a Reagan in cui si chiede l'eliminazione deUe sanzioni La «clemenza» del generale è servita anche ad alleggerire le pene agli assassini di Popiluszko Giorni fa il settimanale cattolico di Cracovia -Tygodnik Poszewchne* è stato oggetto di un'insolita misura di censura da parte delle autorità: queste hanno impedito la pubblicazione dell'appello con cui Lech Walesa e altri rappresentanti della società polacca (tra cui il direttore del settimanale Jerzy Turowicz, di cui sono noti gli stretti rapporti con il Pontefice, e l'ex rettore dell'Università di Varsavia Grzegorz Bialkowskii invitano il presidente Reagan ad eliminare definitivamente le sanzioni economiche prese dagli Usa contro il regime di Varsavia dopo il -colpo militare- del dicembre '81. Nel documento (reso noto il 15 ottobre) i firmatari chiedono a Washington di applicare di nuovo alla Polonia la clausola della •nazione più favorita, al fine di facilitare gli scambi e concedere crediti «a condizioni ragionero/i ed economicamente giustificate-. Tanto il documento, quanto la censura governativa rivelano il clima stabilitosi nel Paese dopo le misure d'amnistia dello scorso settembre. I leaders dell'ex sindacato libero «Solidarnosc.. amnistiati e Lech Walesa hanno dato vita, alla fine di settembre, a un nuovo organismo che si sostituisce alla clandestinità: si chiama -Consiglio provvisorio del sindacato indipendente autogestito Solidarnosc. ed è formato da sette tra i più noti dirigenti delle strutture clandestine (Zbignew Bujak. Bogdan Boruse wicz. Wladislaw Frasynjuk. Tadeusz Jedynak. Bogdan Lis. Janusz Palubicki e Jozef Pinior). mentre Walesa è sta to confermato nella carica di presidente del Sindacato libero. Sia Walesa che Bujak hanno annunciato che i -clandestini- hanno ormai deciso di tornare ad operare alla luce del sole, anche se per il momento non viene sciolta la " -Commissione provvisoria di coordinaiwènto. (TKK) di Solidarnosc. che ha di fatto rappresentato la continuità del disciolto sindacato, e vengono mantenute clandestine alcune strutture logistiche. Come prova della -riemersione- dal sottosuolo delle attività -illegali», in due occasioni sono stati presentati in conferenze stampa -clandestini- che ricomparivano in pubblico dopo vario tempo di lavoro -illegale.: Jan Litinski e Wiktor Kulerski (fine di settembre): Marek Muszinski e Andrzej Gorny (12 ottobre), Tutti e quattro dirigevano commissioni regionali. I propositi dichiarati del -Consiglio provvisorio, sono quelli di contribuire, attraverso il dialogo con il potere. -aita risoluzione dei gravi problemi economici ed ecologici del Paese*; specie Walesa ha insistito più volte sul «carattere ponderato e tranquil lo* delle iniziative che prenderà l'opposizione. Ebbene, la lettera a Reagan ben si inquadrava nello spirito costruttivo che gli ex clandestini e Walesa vogliono dare all'iniziativa del .Consiglio provvisorio.; la censura delle autorità, di fatto, respinge questa offerta di dialogo: ed è tanto più significativa in quanto la richiesta di togliere le sanzioni avanzata dai firmatari dell'appello coincide pienamente con i desideri, più volte manifestati, del generale Jaruzelski. La censura al -Tygodnik Poszeiochne* si inquadra nel netto rifiuto di qualsiasi apertura opposto dal regime agli oppositori subito dopo l'annuncio della creazione del «Consiglio provvisorio.. Il potentissimo ministro degli Interni e membro del Politburo generale Kiszczak all'assemblea dei comunisti della regione di Konin. affermò il 4 ottobre: -Coloro che sono usciti di prigione grazie alla nuova amnistia tentano immediatamente di riscaldare le loro vetuste idee, che si scontrano con i principi dell'intesa nazionale: sarà soffocato sul nascere Qualsiasi tentativo di mettere in pe ricolo l'ordine pubblico Il giorno dopo interveniva addirittura la sovietica -Pravda* che bollava con dure parole -il piccolo pugno di persone che cercano di sfruttare le misure d'amnistia per far piombare là Polonia nel di sordine*. Negli stessi giorni sia Walesa, che membri del «Consiglio provvisorio, venivano ammoniti dalle autorità a desistere dai loro tentativi di ridar vita ad organismi illegali. Questa chiusura del regoamsmdedainCrDszpoJechnasizdoraDqugobetobeCalnaspsiMesegrchaPce80ratapdurifiVdbfodriutimstt regime alle proposte di dialogo rivela i limiti della recente amnistia e il suo strumentalismo (Jaruzelski vuole la fine delle sanzioni e nuovi crediti dall'Occidente: si prepara a incontrare a Roma il premier Craxi e il Papa). Dalle dichiarazioni di Kiszczak. come da quelle del portavoce di Jaruzelski. Jerzy Urban. risulta chiaro che il regime vuole emarginare definitivamente l'opposizione, nonostante in essa domini ora una linea moderata e disposta al dialogo. Difficile, del resto, aspettarsi qualche cosa di diverso da un governo che da una parte libera uomini colpevoli soltanto di chiedere il rispetto di libertà civili, nello spirito della Carta di Helsinki, dall'altro alleggerisce le pene ai funzionari della polizia politica responsabili del barbaro assassinio di padre Popieluszko. Piero Sinatti
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