E' facile camminare sui carboni accesi basta pensare che c'è erba sotto i piedi di Francesco Fornari

A Riva del Garda spettacolari esperimenti e un convegno di studiosi dell'occulto A Riva del Garda spettacolari esperimenti e un convegno di studiosi dell'occulto E9 faille camminare sui carboni accesi basta pensare che c'è erba saffo i piedi —, —, Il tedesco Kurt Schweighardt, cultore di tecnica Zen, ha trascinato nella «passeggiata» una ventina di spettatori: quasi tutti ce l'hanno fatta - Anche Ingrid Thulin crede nella magia NOSTRO SERVIZIO RIVA DEL GARDA — Pio<eva a dirotto ieri mattina alle 9, quando lo .yogi- Daya Shangar si è calato nella fossa in cui, diciassette ore prima, era stato sepolto il fachiro Gyanander Kumar. Una piccola folla di curiosi si acalcava intorno alle transenne, per assistere alla -risurreione.. Che non ha avuto niente di spettacolare. Dopo aver bevuto un bicchiere di succo di pesca, il fachiro, che aveva trascorso ulto questo tempo nel loculo n uno stato di catalessi, è sbucato dalla stretta apertura, accolto da un applauso, dai lampi dei fotografi e dal ronzio delle cineprese. Per nulla provato dalla singolare esperienza il giovane fachiro ha sostato per qualcìie attimo ia meditazione sotto un ombrellone poi. percorrendo un sentiero cosparso di petali, ha raggiunto il Palazzo aei Congressi, dove maghi, astrologi, religiosi, studiosi, attori, registi e scrittori amanti del so¬ La bovina della r - prannaturale discutevano sui problemi dell'ignoto. Un congresso, giunto alla sua decima edizione, ricco di momenti spettacolari. Kurt Schweigliardt, studioso della filosofia Zen, alto, allampanato, vestito di nero, ha dato una dimostrazione di .firewalking. (camminare sul fuoco) trascinandosi appresso una ventina di volontari. Kurt non è nuovo a manifestazioni di questo genere: l'anno scorso ha organizzato in televisione la .passeggiata sul fuoco, di Mino Damato, il conduttore di .Domenica in...., ieri a Riva del Garda ha superato sé stesso, convincendo 23 ignari spettatori a seguirlo sui carboni ardenti. Dopo un .training, di circa due ore. durante il quale il .maestro, e i volontari.chiusi In una stanza, hanno meditato per raggiungere quello stato di grazia die permette di camminare sulla brace senza bruciarsi, Kurt e i suoi seguaci hanno affrontato la prova. Su un .tappeto, con una azza valdostana ha temperatura di circa 900 gradi, preparato con malcelato sadismo da un pompiere protetto dalla luta d'amianto, il maestro e i 24 volontari, al grido di .Aom.. un .mantra. che libera le energie. Iianno affrontato il fuoco davanti ad un migliaio di persone. E l'incredibile è accaduto. Uno dopo l'altro, uomini e donne, a piedi scalzi, urlando «Aom., sono passati sulle braci, senza scottarsi. Una donna ha esitato, stava per rinunciare, poi, sorretta dal .mantra. gridato dai compagni, ad occhi chiusi ha affrontato il tappeto ardente. Soltanto uno dei volontari, Ottavio Stefanelli, di Bologna, non ce l'Ita fatta: «La tentazione di andare era forte ma mi è mancata la concentrazione necessaria». Per Adele Ferraris, giornalista di .Gioia., milanese, «è stata un'esperienza incredibile, fantastica. All'inizio avevo paura, ma mi sono concentrata seguendo gli insegnamenti di Kurt, che ci aveva battuto Tormenta ■ ■ —■—■ detto di evocare un prato verde. Ecco, io ho visto davanti a me un fresco tappeto erboso e sono andato avanti convinta di camminare sull'erba». Meno enlusiasata una donna: «Mi sono scottata, guardi: ho le vesciche». Perché l'ha fatto? «Volevo provare. In fondo è stata colpa mia. non ero troppo convinta». Sacerdotesse di Bahia, sciamani africani, sacerdoti, studiosi hanno parlato delle loro esperienze, dei loro studi davanti ad un pubblico attento. La maggioranza degli spettatori era formata da maghi e maghelle di scarso rilievo, astrologi e cartomanti che sbarcano il lunario vendendo oroscopi a clienti creduloni. Il regista Dario Argento ha raccontato la sua esperienza. «Non avevo mai creduto molto ai fenomeni occulti ma dieci anni fa, mentre giravo "Susplria". un film dove intendevo rappresentare fenomeni di stregoneria, sono accadute tante piccole cose strane che ancor oggi mi fanno pensare». Ingrid Thulin, una delle più grandi interpreti del cinema svedese del dopoguerra, attrice prediletta da Ingmar Bergman, ha voluto portare una sua testimonianza parlando della magia nordica, «che è completamente diversa da quella orientale, molto più ricca di energie». Ingrid Thulin. die vive a Roma, dove insegna recitazione agli allievi del Centro Sperimentale, è convinta che «l'essere nati in un posto invece die in un altro, in un certo periodo dell'anno invece che in un altro, influenza tutta la vita di una persona. Io. per esempio, sono nata a Solleftea. in inverno, ad una temperatura di 39 gradi sotto zero. Perciò sono stata abituata al freddo, il mio carattere ne ha risentito, sono più i ontrollata. meno passionale di altri». • Come giudica Ingrid Thulin donna, l'attrice? «Non mi giudico Mi accetto. Ho dovuto fare l'attrice, non è stata una mia scelta. Avevo cinque anni quando ho recitato per la prima volta. Poi ho continuato-. La donna che dopo l'era di Greta Garbo e quella di Ingrid Bergman ha rappresentato la terza generazione del cinema svedese, si è cimentata anclie con la regia. «Ho girato due film, cercando di ri pftsbuptdphsva p ■— produrre le cose della mia infanzia. Il sole, l'aria, i fiori, la terra». Ingrid Thulin è questa: «Il mio mondo, da bambina, era bellissimo: vivevo in un paese ai confini della Lapponia. dove sull'ultima cascata di un fiume che poi scendeva nel Baltico, si faceva la pesca del salmone». Signora, ha paura di invecchiare, di sparire, di essere dimenticala? «Non credo: cerco di convincermi che potrei vivere anche in un altro modo. Conosco cinque lingue, potrei tradurre un libro. E insegnare ai bambini, mi piacciono molto i bambini». Se dovesse fare un bilancio della propria vita, die cosa direbbe? «Sono piena di rimpianti: avrei bisogno di un'altra vita e di altre esperienze. Non rinnego nulla di quello che ho fatto, ma non si può passare un'intera vita senza avere dei rimpianti». Qual è il mestiere più difficile? «Quello di vìvere. Vivere e cercare di ridere». Francesco Fornari Difficile inserim

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