«Salvador» ovvero il nuovo Vietnam di Stefano Reggiani

«Salvador» ovvero il nuovo Vietnam «Salvador» ovvero il nuovo Vietnam Tutti i premi Da un quarantenne il film politico TORINO — La giuria del IV Festival Cinema Giovani ha decretato il premio per il miglior lungometraggio ex aequo a «Esther» di Amos Gitai (Israele) e «Noir et blanc» di Claire Deverà (Francia); per il cortometraggio a «Graffiti» di Matthew Patrick (Usa); per l'interpretazione a Pachi Torrebianca ed Eugenio Morales nel film «Los hijos de la guerra fria» di Gonzalo Justiniano (Cile-Francia). I film vengono presentati oggi al Romano con questo calendario. Ore 173 i cortometraggi «Trlangle Below Canal» (Usa) e «Cuban Breeze» (Gran Bretagna) premiati a Spazio Aperto e •Los hijos de la guerra fria». Ore 20,30 «Noir et blanc». Ore 22,30 «Graffiti» ed «Esther». La giuria presieduta da Jean Rouch e composta da Giuseppe Bertolucci, Robert Kramer, Amos Poe, Sogo Ishii ha inoltre assegnato il premio speciale a «L'ultima risonanza» di Zhan Zeming (Cina), «Il cuore in America» di Alien Fong (Hong Kong) e «Le passate cose dell'infanzia» di Hou Xiaoxian (Taiwan), morte della madre segna la fine dell'adolescenza, sono passati molti anni, forse, senza che Ah se ne accorgesse, è cambiato anche qualcosa intorno. La ferita dell'altra Cina, la separazione dal Continente (una volta Taiwan era la Cina nazionalista) pesano ancora, ma il gioco non è più cosi schematico, tra eredità orientale e influenza occidentale... Mentre il mondo esercitava le sue censure e i suoi silenzi passavano delicatamente anche a Taiwan le segrete cose dell'infanzia. TORINO — Da un giovane di quarantanni, l'americano Oliver Sione, l'ultima polemica e la politicizzazione estrema del Festival. Polemica perché Stone paragona la situazione attuale nel Salvador a quella nel Vietnam che negli Anni Sessanta spaccò in due la nazione: politica perché la contestazione non si rivolge con faciloneria al solito nemico esterno ma attacca l'impostazione stessa del governo a stelle e strisce. In Salvador, che racconta una storia di fantasia con stile cronistico e ritmo travolgente, si colgono gli echi di altri titoli americani che testimoniano del progressismo del paese. In particolare James Woods e John Savage ricordano il Nolte e l'Hackman di Sotto tiro mentre la spettacolarizzazione insieme di guerriglia e di repressione rammenta l'opera divulgativa acriticamente svolta dalle televisioni nell'ultima generazione. Per di più Oliver Stone — che come sceneggiatore ha vinto l'Oscar per Fuga di mezzanotte e condotto al parossismo L'anno del dragone — intreccia la storia principale di mille motivi secondari che abbandona e riprende con indubbia abilità e persino con un pizzico d'inatteso cinismo, trattandosi d'un classico film impegnato eh* non risparmi neppure l'immagine del presidente Reagan. Per ultimo il regista, concedendo all'ambasciatore Usa a San Salvador d'intervenire come il «deus ex machina» della tragedia greca, conferma la sua fiducia nel popolo americano (e non in questa amministrazione). Ecco dunque, pedinati da una cinepresa nervosa su una pellicola sgranata, il giornalista Woods e il fotografo Savage prendere posizione in favore degl'insorti contro il governo salvadoregno. Nella prima ora di prolezione i due, e soprattutto Woods che non è uno stinco di santo, si erano mossi affettando indifferenza su un panorama lastricato di cadaveri, attraverso una comunità orbata dei «desaparecidos», tra esecuzioni sommarie e appropriazioni indebite. Lo stile di Oliver Stone e ora vistoso ora conciso. Manda senza complessi V.'- ods tra le braccia di una sua ex donna ritrovata la quale intanto stringe al petto il piccino d'un matrimonio dimenticato ma anche, sinteticamente, rinuncia all'eco stessa del colpo di mitraglia che stronca l'infermiera di un'organizzazione internazionale mentre si fa il segno di croce quale baluardo contro l'ultima brutalità. Come nella trascrizione d'un diario bruciante, a trr.tti prevale la sinuosità della macchina da presa e a tratti l'enfasi del primo piano umano. Un film affascinante ma da discutere, in tutto e per tutto. Se Oliver Stone è lo stesso che scrisse Conan il Barbaro e Scarface, titoli addirittura incivili per la violenza fine a se stessa, che dire di un'Innegabile sua complicità con la reazione in passato e adesso della conversione al progressismo? Del resto la nostra civiltà consumistica tende a dimenticare, a confondere. Che Salvador ci mostri in primo piano l'arcivescovo Romero ucciso dalla raffica d'uno sgherro che in chiesa sputa e bestemmia l'ostia consa crata. equivale a un forte richiamo alla nostra moralità di fondo. Il film israeliano «Kslher» TORINO — Se I premi dei festival sono una trappola, la salvezza dei giurati onesti sarebbe di premiare tutti i concorrenti senza discriminazioni. Ieri il festival Cinema Giovani s'è concluso con un compromesso: otto premi tra i film professionali, aggirando il regolamento con la formula degli ex aequo. Il fatto è che, svanita l'idea dei voti inappellabili, bocciato il criterio della sala corse, i verbali delle giurie vanno ormai letti come articoli di giornale, come bilanci suggeriti. Tanto più che la giuria di Cinema Giovani ha sanamente litigato (sottraendosi al ricatto dell'unanimismo»). Previsti i premi per i migliori film, l'israeliano Esther e il francese TVoir et blanc sono due esempi raffinati di sadomasochismo, uno esercitato dalla tradizione biblica, l'altro strettamente privato. Già è più interessante l'avere spartito il premio del l'interpretazione tra i due at tori cileni, la Torreblanca e Morales (lei di gran lunga migliore di lui) per / figli della guerra fredda: incoraggiamento non solo a un cinema che è quasi impedito di esistere, ma a tutto quel gruppo di attori che lavorano senza sovvenzioni e con le visite assidue della polizia nel centro Trolley di Santiago. Ma 11 vero premio, la segnalazione di novità in cui consisterebbe il dovere d'ogni giù ria, vanno considerati i tre speciali ex aequo ai film- di Cina. Hong Kong e Taiwan • Piero Perona Stefano Reggiani