I Comuni le tasse e lo Stato

I Comuni le tasse e lo Stato I Comuni le tasse e lo Stato Doll'onorovolo Guido Bodrato, vie* Montarlo nazionale dalla de, ricaviamo a volentieri pubblichiamo. Tra gli argomenti che saranno discussi dal congresso che l'Anci (associazione tra i Comuni d'Italia) ha convocato per fine settimana a Padova, acquista particolare rilievo quello relativo alla finanza locale e al potere impositivo del Comuni. Un anticipo delle questioni aperte si è avuto In occasione della presentazione di una ricerca curata da Cltterio (relatore delle leggi dal 1977 al 1983) e Rupemi dal titolo «La finanza locale tra innovazione e conservazione-. Vi è uno stretto rapporto, nel nostro ordinamento costituzionale, tra il concetto di autonomia amministrativa e quello di responsabilità finanziaria, cioè tra due questioni di grande rilevanza che incidono anche sulla formazione morale della classe politica. Ma l'ex presidente della Corte Costituzionale Livio Pai adiri ha ricordato che l'ostacolo vero alla attribuzione di una specifica autonomia impositiva ai Comuni consiste nel timore che le tasse locali si aggiungano a quelle centrali invece di sostituirle. Tanto più interessante è pertanto questo dibattito, visto che non riguarda soltanto gli -addetti al lavori», cioè gli amministratori, ma tutti 1 cittadini i quali non vorrebbero che per sciogliere un nodo decisivo per la vita democratica e per il risanamento della finanza pubblica si stringesse di più il nodo attorno al collo del contribuente. Un contributo a questo dibattito è dato dal prof esisor Mario Rey in un rapporto steso proprio per l'Anci: pure riconoscendo, come è logico, al governo e al Parlamento il compito di decidere sul livello della pressione fiscale, che incide oltre che sul singolo contribuente anche sul reddito nazionale, si propone di precisare-quale può essere 11 ruolo e la dimensione della finanza locale. Il punto di partenza del ragionamento è il seguente: pure muovendo dalla intenzione di risanare la finanza pubblica e di riequilibrare la distribuzione delle risorse tra le diverse aree del Paese, il sistema tributarlo che si è esperimentato in questi ultimi anni ha fallito entrambi questi obiettivi. Il motivo abbastanza chiaro di questo Insuccesso riporta il discorso al valore dulia autonomia impositiva. La centralizzazione della finanza dei Comuni, e la conseguente politica dei trasferimenti di risorse del bilancio dello Stato alle singole amministrazioni, è stata messa in crisi dallo sfondamento di ogni tetto di spesa che si è realizzato con 11 pagamento -a pie di lista» delle spese fatte, cioè con 11 costituirsi generalizzato (ma più forte in alcune regioni) di un debito non frenato da alcuna responsabilità degli amministratori, che si è scaricato sulle spalle della finanza nazionale. E' il frutto velenoso della mancanza di responsabilità sul fronte politico delle entrate dei Comuni (per non parlare deUe Usi). Dal 1977 ad oggi si è lavorato per correggere questa tendenza, ma ormai è necessaria una svolta decisiva perché le piccole riforme hanno dato tutto ciò che potevano dare; ormai 1 Comuni sono nella impossibilita di programmare investimenti e nello stesso tempo lo Stato è nella impossibilità di controllare 11 debito senza scaricare le conseguenze di una politica più restrittiva sulla generalità dei Comuni. Quale riforma si può allora realizzare per responsabilizzare le amministrazioni comunali nella spesa e quindi verso gli «elettoricontribuenti» senza trascurare la questione della perequazione tra situazioni sociali che restano ancora molto squilibrate? SI sono Ipotizzate diverse scelte per dare una imposizione fiscale ai .Comuni, mantenendo però la parità di carico fiscale e quindi ridisegnando il complesso sistema delle Imposte, senza dare vita a nuovi apparati burocratici per l'accertamento o la riscossione di tasse locali. n ventaglio di Imposte ipotizzato tiene conto della grande diversità di situazioni delle comunità, non tutte governabili con la stessa fiscalità. Penso al di verso livello di redditi, alla diversa offerta di servizi, alla mobilità della popola zlone. alla distribuzione degli insediamenti urbani e delle attività economiche. L'area delle imposizioni possibili riguarda 1 consumi finali, il reddito personale, i redditi immobiliari e, infine, la disponibilità del servizi locali Delle prime due aree che costituiscono le imposizioni tradizionali abbandonate all'Inizio degli Anni 70 non è percorribile quella del consumi finali Restano al centro della discussione le altre tre, ipotesi In diverso modo combinabili, con limiti minimi < massimi. Si tratta di procedere con gradualità, senza aumentare la pressione fiscale complessiva, e realizzando alla fine 11 pareggio del bilancio di ogni Comune, come condizione per la autonomia di spesa. L'area del redditi immobiliari è riferibile a competenze del Comuni nella politica del territorio e delle infrastrutture sociali e può attivare il catasto (contro una vasta evasione fiscale), per l'imposta dei servizi che richiama la Tasca Si deve notare che recenti rilevazioni hanno messo in evidenza che vi sono Comuni che coprono al 100 per cento le spese per servizi con la riscossione delle tasse pagate dai contribuenti e Comuni che invece hanno in questo settore debiti impressionanti che vengono addebitati alla collettività nazionale. Spesso non vi è una spiegazione accettabile a queste diversità di gestione, che non stia nella differenza tra buona e cattiva amministrazione. Ma con l'attuale sistema gli elettori sono indotti a premiare col voto 1 cattivi amministratoli e a considerare «buoni uomini» (nel senso dialettale della parola) quelli che hanno ancora il mito del buon governa Guido Bodrato vicesegretario nazionale dalla de

Persone citate: Guido Bodrato, Mario Rey

Luoghi citati: Italia, Padova