Veneziani tutti poeti anche per un giorno di Milena Milani

Libri e recite pubbliche segnali di una passione Libri e recite pubbliche segnali di una passione Veneziani tutti poeti anche per un giorno Fra i protagonisti di questa passione popolare non ci sono solo i già famosi gondolieri, ma casalinghe, vigili, medici, albergatori VENEZIA — Mai come in questi giorni, il titolo di un libro di poesie mi sembra adatto per la Serenissima: 'Sol, ghe ne xe par turi». Il sole di ottobre risplende sulla dttà, coinooge gli abitanti e i turisti che continuano ad arrivare per il fine settimana. L'autore del Dotlume citato, pubblicato da Edizioni Helvetìa, si chiama Franco Belgrado, scrive in dialetto veneziano. Sere fa andai alla presentazione tenuta dal critico Anito Scarpa, in un posto dal nome suggestivo, 'Hostaria ai Assassini*. C'era molta gente nel locale situato a San Marco, vidno a Calle della Mandola, tutti in rispettoso silenzio, a ascoltare la voce della poesia. Seppi più tardi che Belgrado di mestiere fa il vigile urbano; questo è il suo secondo libro, colmo, come il primo, di grande umanità, di amore per Venezia come dichiara in certe poesie di scenette veneziane, scord di vita quotidiana, racconti amari o felid; un mondo, insomma, ancora sincero, autentico, che credevamo scomparso. Invece l'atmosfera genuina di Venezia è ancora nella poesia dei suoi cantori, di coloro che scrivono versi e ci credono, che affermano che qui «non si può sentire se non per modi musicali», secondo le parole di Gabriele d'Annunzio, nel romanzo che è come un poema, «17 fuoco*, dove proprio all'inizio ecco questa dttà incantata, le sue gondole, la sua atmosfera unica e irripetibile. Ma nella dura realtà che intriga ognuno di noi, la poesia ha ancora un senso? Per quanto riguarda Venezia, posso affermare di sì, anche se i suoi problemi sono gli stessi di altrove, con la drammatidtà che ben conosciamo. A Venezia anche i gondolieri sono poeti, se ne accorsero tanti scrittori del passato che li esaltarono; la •biondina in gondoleta* sembra si chiamasse Marina Querini-Benzon, aveva un salotto frequentato dal Foscolo, da Pindemonte, da Canova, da Pietro Longhi; andava anche al Florian. Proprio al Florian, giorni fa, un gruppo di poeti ospitato dalla gentile e giovane proprietaria Daniela Vaiolai ha letto poesie e brindato con spumantlno alle fortune della poesia. C'era gente in piedi che tratteneva il fiato, come sere fa altra gente è andata al Centro d'Arte 'Venezia e l'Eu- ropa*, a San Toma, a guardarsi i 'Poeti sotto vetro-, una mostra straordinaria dove, invece di quadri, c'erano poesie. I presenti sono stati invitati a scrivere versi, si è scoperto che molti si abbandonano totalmente alla Musa, < vinto il comprensibile disagio iniziale, ecco che hanno rivelato la loro più segréta intimità. La poesia è un ingranaggio che coinvolge, 'Ingra(NA)ggi poe(TI)d* è il titolo di un libro di una giovane infermiera, Loretta Povellato, che lavora a Mestre, presso il servizio per tossicodipendenti della Ussl. Non la conosco personalmente, ma leggendo quanto scrive, sono rimasta molto colpita. 'Sono ingranaggi perché non lo vogliono essere, la loro logica è tesa verso un motore tutt'altro che intonato, anzi, talmente stonato da sembrare libertà* dice delle sue poesie l'infermiera Povellato, nella introduzione al libro, e davvero ho trovato tanta ribellione, tanta denuncia nd suoi versi ma anche tanta consapevolezza e dignità. I poeti vanno per la loro strada, quelli veneziani ancora sema editore lo stanno cercando, ma non se ne preoccupano molto. C'è un poeta bravissimo, che lavora in Comune, diffonde le sue poesie con dclostilati, si chiama Jacopo Terenzio, spero che un editore importante possa interessarsi a lui perché la sua voce è nuova, forte, bisogna che sia conosduta dal maggior numero di lettori. Alle «Cotonete*, venerdì scorso, anche lui è salito sul palco a redtare versi. Ogni anno di questa stagione si svolge il 'Calle dei Fabbri*, alle *Colonete* (che è un sottoportico) una mostra-incontro tra artisti e poeti. Stavolta gli organizzatori (il sindaco della Contrada, che è un farmadsta, dottor Giovanni Puppih; il presidente del comitato, un orafo, Santo Fabiano) hanno stampato una antologia con tutti i poeti invitati, dalla battagliera ventenne, studentessa Roberta A Rosada a un ultra ottantenne pensionato. Casalinghe, professori, impiegati del gas, medici, albergatori: tutti insieme nel canto più armonioso del mondo, con il sogno dell'immortalità. Milena Milani

Luoghi citati: Belgrado, Venezia