L'ombra di Lawrence è tornata a Spatorno

Una targa sulla casa abitata dallo scrittore Una targa sulla casa abitata dallo scrittore L'ombra di Lawrence è tornata a Spatorno Una cerimonia frugale e bizzarra che sarebbe piaciuta al letterato - Il convegno con Silkin, Astengo, Gorlier, Zecchi e Corsami SPOTORNO — Ormai D.H. Lawrence abita anche a Spotomo: possiamo ben dirlo. La sua anima inquieta, la sua ombra lunga e sottile, i riflessi di fuoco della sua barba rossa vagano ormai per le vie strette e scoscese bordate da muretti e orti e per i lungomari inazzurrati e dorati da questa lentissima fine di estate. Durante la cerimonia in cui è stata posata una targa commemorativa sulle pareti della casa dove abitò con la moglie Frieda tra il 1925 e il 1926, sembrava davvero che da un momento all'altro si sarebbe udita la sua voce un po' stridula, scoppiettante, capace di fervore e di sarcasmo. Ma avrebbe pronunciato parole di assenso, gli sarebbe piaciuta una cerimonia semplice, frugale, un po' bizzarra come quella: gli sarebbe piaciuta Villa Bernard trasformata in una pensione dall'aria dolcemente sonnolenta, e avrebbe sorriso vedendo il gruppetto dei fedeli che lo ricordavano cosi, in un cortile, all'aperto, circondati da palme, da fichi, da gelsomini, con parole che la brezza prendeva e disperdeva a capriole nell'aria. Lawrence è vivo più che mai, oggi. Le sue poesie, che Nando Gazzolo ha letto ad un pubblico straordinariamente folto con una rara, pulita, aderentissima scansione, sono la migliore risposta a tutte le ideologie che ci hanno angustiato con il loro compiacersi del la crisi e del nichilismo; il lavoro poetico di Lawrence ci guida infatti verso le fonti rinnovate dell'amore, della natura, del mito, dell'energia vivente e creante, e infine della divinità. L'attualità di Lawrence è un'attualità polemica, combattiva. Chi ama Lawrence, è come se entrasse a far parte di una «setta» dove il simbolico, l'erotico, l'arcaico, il natu¬ rale, tutto ciò che la civiltà — anche letteraria — bandisce, diventa oggetto di culto e di venerazione. Chi ama Lawrence, ama il corpo d'amore dell'universo, sa guardare i fiori e gli alberi come veri e propri miracoli, specchiare il rosso del sangue nella corolla del ranuncolo e l'azzurro del cielo in quello tremulo di una campanula: sa vedere una suprema dignità magica nei movimenti degli animali della terra, delle acque e dell'aria: sa che l'attrazione di un uomo verso una donna è un antico, inviolabile mistero non meno di quella dei prati verso il sole e della marea verso la luna. Infine, chi ama Lawrence, ama i libri dove la vita passa come un vento di levante, pieno di forze germinanti, di ricordi dell'alba: ama i libri dove gli dei si svelano, ci mostrano accecandoci la difficile, sanguinosa bellezza del mondo. Il Convegno di Spotorno, coordinato con amabile intelligenza da Domenico Astengo, e attraverso gl'interventi di un poeta come Silkin, di studiosi come Gorlier, Zecchi, Coreani, ci ha detto come l'insieme dell'opera lawrenciana regga ormai anche ai più raffinati esami crìtici. E la testimonianza d'eccezione di 8tefano Ravagli, figlio di «Angelino», il capitano del bersaglieri che si sarebbe poi legato per tanti anni a Frieda, ci ha commosso quando ci ha rievocato l'umanità cosi ricca, cosi libera, cosi sconvolgente del grande scrittore e di sua moglie. Tornata in Riviera, l'ombra di Lawrence ha preso a braccetto proprio lui, l'anziano vigoroso signore, il figlio di «Angelino», cui da piccolo soleva comperare i biscotti al bar del lungomare, e chissà che cosa gli ha mormorato all'orecchio. Giuseppe Conte

Persone citate: Astengo, Domenico Astengo, Giuseppe Conte, Gorlier, Nando Gazzolo, Ravagli, Villa Bernard, Zecchi

Luoghi citati: Spotorno