Stato,Chiesa e nuovo Concordato

Il giudizio dei vescovi, del pei e del «consigliere» di Craxi Il giudizio dei vescovi, del pei e del «consigliere» di Craxi Sfato, Chiesa e nuovo Concordato Le principali nov DAL NOSTRO INVIATO VERCELLI — •£' un patto con alcuni peccati», dice il professor Carlo Cardia, esperto del pei per i rapporti Chiesa-Stato. E, tra la luce fioca ma dolce del salone Dugentesco. gli occhi di tutti fissano quell'angolo di palco dove giudici d'alto rango processano il «nuovo concordato». • £' figlio di una Chiesa preoccupata del futuro», rincara Gennaro Acquaviva, consigliere politico di Craxi. «Afa, certo, è un fatto storico, anche se non straordinario». Scivola via cosi, tra battute brillanti, accuse, difese e diagnosi la giornata di studio che la Cassa di Risparmio ha voluto su «Chiesa e Stato». In sala, tra le stupende navate ricche d'affreschi e preziosismi, abbondano preti e suore, ma sono tanti anche i laici. Vogliono sentire dai protagonisti dell'intesa come sarà \i. nuova impalca- Riunione Cei su Concordato e matrimonio VERCELLI — (g. m. r.) Il «governo della Cai» al riunisce oggi a Roma. «Ma non torneremo catto a parlare di divorzio». Monsignor Attillo Nicora, vescovo ausiliare di Milano, respinga con fermezza le Illazioni circolata nel giorni scorsi. r Eppure oggi s'Incontrano I prelati dei consiglio permanente a discuteranno dello leggi matrimoniali... •Certo — risponda — questo si, ma è tutt'altra cosa». Cioè? «Coma nel 1929 dopo I Patti Latetanenil Manara riviste tutta la norme che regolavano la trascrizioni del matrimoni, eoa) anche oggi bisognerà tara altrettanto». Quindi verranno affrontate esclusivamente questioni tecniche? «Precisamente». Quali? «Sono morte. Ma la più Importanti riguardano appunto la trascrizioni matrimoniali dova dovrà essere tutto rivisto alla luce del murati accordi. C'è una commissione d'esperti del governo Italiano che sta elaborando delle proposte. Noi lo esamineremo. Tutto qui». Naturalmente, andrà aa nessuno lo ammette, I vescovi prenderanno visiona anche del progetti ., di legge sul quali II Parlamento sta lavorando a che riguardano II matrimonio e, In particolare, la riduzione dal numero dagli anni di separazione legala necessari par ottenere II divorzio. Non potranno far altro che ribadire Il no della Chiesa cattolica al divorzio. Ma ovviamente non al tratta che di illazioni. Certo I vescovi a 12 ami dal referendum sul divorzio tornano ad occuparsi di leggi matrimoniali, ma lo tonno esclusivamente In funzione dallo novità emersa dal nuovo concordato. ovità del patto tra S r l l m i o o tura dell'.edificio- cattolico. Tra tre mesi, il primo gennaio, la congrua verrà cancellata e trentamila parroci non avranno più 'l'assegno dello Stato». Il governo, per tre anni, verserà questa somma alla Cei, la Conferenza episcopale italiana. Però, dal 1990 questo fiume di denaro (circa 320 miliardi) s'esaurirà. Da allora dovranno essere i fedeli a pensare ai loro preti devolvendo una parte delle tasse pagate (l'8 per mille dell'Irpef) alla Chiesa. Semplicissimo a dirsi, però nei fatti è un'operazione gigantesca che coinvolge migliaia di persone. «£' una mentalità che va interamente cambiata», ammette monsignor Attilio Nicora, ausiliare di Milano che ha seguito il Concordato dai primi passi alla firma. Ora è stata costruita una diversa impalcatura, una macchina nuova che si metterà in moto con r 87. Le prime avvisaglie dei patti», trasmesse dai soliti tam-tam di indiscrezioni e voci, avevano diffuso in Italia mille timori, proteste, paure. Ci sono voluti mesi d'incontri per far capire ai cattolici che non tutto sarebbe naufragato sotto fendenti delle novità. Piano piano, le 230 diocesi si sono organizzate. Hanno censito beni e proprietà, li hanno dotati di consigli d'amministrazione, si sono dati veste giuridica per affrontare il •nuovo corso». 'Non è stato facile», ammettono ora i vescovi da Aosta a Palermo. ■Ma è stato uno svecchiamento provvidenziale». Ora ogni parrocchia sa quanto può offrire al suo prete per farlo vivere dignitosamente. E sa anche che la Cei per tre anni interverrà dove necessario. Poi dovranno essere i fedeli a rimboccarsi le maniche e a garantire lo stipendio ai sacerdoti: un milione al mese o giù di 11. Lo decidono in questi giorni i vescovi. Era meglio prima, sarà meglio dopo? Gennaro Acquaviva non azzarda previsioni.,! Però ammette: «Le prime trattative cominciarono nel Sessanta. Anni brutti per la Chiesa quelli. Dilagava la crisi nel mondo cattolico e le chiese sembravano volersi svuotare. Qualcuno deve aver pensato: "Siamo in discesa, freniamo". Poi è venuta la rinascita. E, forse, oggi qualcuno avrebbe preferito anche non concludere i nuovi patti. Ma ormai si era al traguardo». E' stato inevitabile. «£' unlnversione di tendenza rispetto al 'aOtsistntdCsmmdprPce tato e Chiesa protagoniste di un dib '29. Allora c'era uno Stato alla ricerca di un accordo. Ora c'era la Chiesa». Ma tant'è che s'è fatto. 'Un risultato non da poco anche se il governo Craxi non l'ha sbandierato ai quattro venti». »E poi — aggiunge — non è frutto di ondate emotive. L'hanno anche firmato due teste fredde, Cosatoli e Craxi.. Meglio». Ma ecco che si alza l'accusa. Si, le pecche, gli errori, le mancanze (anche se non mortali) nel nuovo concordato non mancano. Anzi. Ci pensa Carlo Cardia, ordinario di diritto ecclesiastico a Pisa ad elencarli con serafica semplicità. 'Intanto — esordisce — arriva in ritardo. Troppo in ritardo. E poi non tutto è stato risolto, non tutto è stato fatto bene». Lui ha partecipato a tutte le sedute. E' categorico: «Si, questo concordato non è perfetto, né il migliore che si possa immaginare». Ma c'è »La Santa Sede — continua — in molti casi ha mancato di lungimiranza. Nei riguardi delle norme matrimoniali, ad esempio». Ma non solo in quelle. Si sono volute e ottenute troppe regole. 'Come quelle per l'assistenza religiosa negli ospedali, per i beni culturali. Forse non era il caso. Ma — avverte — nessuno può svilire la portata storica del documento perchéi risultati non erano né ovvìi, né scontati». Dunque s'apre un'epoca di altri impegni, forse d'altri sogni? 'Attenzione però, nessuno bari o tutto crollerà». -Il cammino è ancora lungo — ripete monsignor Nicora — ci vuol poco a creare diffidenze ed ombre». Ecco il messaggio: «Sì rispettino gli impegni». Non è un caso che parta proprio da qui. Fu il cardinale di Vercelli il 25 giugno 1800 a ricevere il primo progetto di Una gara disputata in quattro prove attito a Vercelli Concordato dopo la Kivoiuzione francese. Pu ancora monsignor D'Angennes, arcivescovo in questa città, a sciogliere a Carlo Alberto gli ultimi dubbi prima della concessione degli Statuti nel 1848. Pulpito d'eccezione, dunque, sotto gli sguardi di monsignor Mensa e di Roberto Scheda, presidente della Cassa. «Un'occasione per mettere in guardia tutti — conclude Cardia — sul clima pericoloso creatosi con l'ora di religione nelle scuole. Se per il concordato dovesse mai succedere qualcosa del genere, riscoppierebbero fuochi di venti, tensioni e guerre di religione». 'Niente paura — rassicura Gennaro Acquaviva — non succederà nulla di tutto questo. Il Concordato sarà realtà in fretta e senza drammi perché non fissa altro che i giusti rapporti tra Stato e Chiesa. Tutto qui». Gian Mario Ricciardi Pienone di turi

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