Aborti volontari in diminuzione
Aborti volontari in diminuzione Nell'85 circa 17 mila in meno Aborti volontari in diminuzione La più alta percentuale in Emilia Romagna, la più bassa in Calabria ROMA — Gli aborti volontari in Italia sono diminuiti nel 1985. Secondo 1 dati Istat, le interruzioni della maternità sono infatti 210.192: nel 1984 erano state 227.809. Nel 1985, con 575.495 nati vivi, il «rapporto di abortività» (numero di aborti su ogni mille nati vivi) è del 365,2: nel 1984 tale «rapporto» era del 388,8, su 585.972 nati vivi. Nell'85 il «tasso di abortività» (numero di aborti rispetto alle donne in età feconda) è del 14,8 per mille: era del 16,1 nel 1984. Nell'Italia centro settentrionale i casi di interruzione volontaria della gravidanza nel 1985 sono 139.236 su 304.632 nati vivi, mentre nel 1984 erano 153.990 su 307.604. Nel Meridione e nelle isole gli aborti sono 70.956 su 270.863 nati vivi: nell'84 ne furono registrati 73.819 su 278.368. Nel 1985 il «rapporto di abortività» per le Regioni centro settentrionali è del 457,1 (contro il 500,6 del 1984); e nel Mezzogiorno scende al 262,0 (contro il 265,2). Per quanto riguarda le regioni, i valori massimi del «rapporto di abortivita» nel 1985 si sono verificati in Emilia Romagna (676.5), in Liguria (595,5), in Valle d'Aosta (593,2) e in Piemonte (554,0). Sui livelli più bassi, invece, la Calabria (137,9), la provincia di Bolzano (140,2), la Campania (173,4). «Anomala» la situazione della Puglia che, a differenza dalle altre province meridionali, ha un valore di 497,5. Andamento parallelo ha avuto il «tasso di abortività». Nell'Italia centrosettentrionale è del 15.3 per mille nel 1985, contro il 17,0 del 1984; per l'Italia meridionale e insulare è stato del 13,8 per mille, rispetto il 14,6 dell'84. La regione con il più alto' «tasso» è la Puglia — con un valore del 25.7 per mille — seguita dall'Umbria (20,4), dall'Emilia Romagna (19,5), dal Lazio (17,7), dalla Valle d'Aosta (17,6). dal Piemonte (17,4), dalla Toscana (17,2). » I valori minimi sono registrati, secondo i dati Istat, nella provincia di Bolzano (6.2 per mille), in Calabria (7,3), in Veneto (8,0). in Trentino Alto Adige (9,3).
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