Cattivi Pensieri di Luigi Firpo

r Cattivi Pensieri di Luigi Firpo r Cattivi Pensieri di Luigi Firpo Non ho nemmeno provato a spingermi fino alla sub-polare Reykjavik per assistere allo storico incontro di Reagan con Gorbaciov. Sapevo bene che non sarci stato ammesso ad assistere ai colloqui c che, anzi, mi avrebbero scacciato con indignazione come un intruso. Dunque di quello che si sono detti, dei faticosi processi di avvicinamento e della rottura finale non so nulla più di quanto si è potuto leggere sui giornali: qualche pezzo di colore sulla remota e civilissima Islanda, descrizioni degli apparati di sicurezza e delle cerimonie, tentativi di analisi psicologica dei sorrisi di circostanza c infine i comunicali ufficiali, sempre vaghi ed elusivi fra reticenza e propaganda. Poco più tardi, sciolto il raduno, gli apparati della diplomazia e delle comunicazioni di massa si sono messi in movimento per trarre il maggior frutto possibile dal vistoso insuccesso, sia per rassicurare il mondo circa una ripresa più o meno prossima delle trattative, sia per trarre da quel primo fallimento il maggior beneficio possibile in termini di immagine, di credibilità e di genuino amore per la pace. La gente comune, che aveva riposto tante speranze in un'alba di distensione e nella conseguente riduzione degli arsenali atomici, è rimasta ancora una \olta delusa, costretta come a rientrare sotto la cappa tutt'altro che rassicurante del cosiddetto equilibrio del terrore. Ebbene, a me pare che. anche senza sapere una sola parola di quello che i due Grandi si son delti, il filo del ragionamento, in termini spiccioli, sia chiarissimo, prevedibile e terribilmente logico (una volta che si accetti l'unica logica che regola i rapporti fra le potenze, cioè la logica del potere). Proviamo a ripercorrere in breve questo itincrano. risalendo al punto di frattura, che coincise con !a fine della seconda guerra mondiale. Il rapporto di collaborazione bellica tra Usa e Urss, che si era cementato nel corso della gigantesca lotta al nazismo e aveva trovato a Yalta un accordo di massima sulla spartizione delle future zone d'inPuenza nel mondo, era destinato a en- trare in crisi con la pace. Peruna serie dj,cause (irrigidirsi , . n , a , l a e l - di ideologie, paura di espansionismi insaziabili, rivalità economiche. Asia, Africa e America Latina attraversate da crisi drammatiche, i traumi della decolonizzazione) tutto il mondo sembra\a offrire scenario e pretesto di contrapposizioni conflittuali. Fin dalle ultime settimane di guerra abbiamo assistito alla frenetica corsa a Ovest dell'Armata rossa e a quella a Est delle divisioni americane per •liberare' territori più \asti possibile per sottrarli alla futura influenza dell'allealo ormai tramutatosi in rivale. La spartizione della Germania e ancora sotto i nostri occhi e nel muro di Berlino si perpetua il simbolo sinistro di questa frattura. In quel momento, nel cuore dell'Europa la potenza militare sovietica era. di fatto, senza rivali. Nel campo delle forze comenzionali l'Armata rossa a\rcbbe potuto travolgere le resistenze degli alleati di ieri e dilagare in tutte le direzioni. Ma l'Occidente possedeva un'arma in più. l'atomica di Hiroshima, una minaccia potenziale, ma che. per il solo fatto di esistere, contava più di cento divisioni corazzato. Con una metafora crudele si può dire che l'Europa democratica si consolidò protetta dal lontano ombrello di fuoco che aveva annientato l'ultima resistenza giapponese. In quel momento dunque la supremazia militare assoluta era in mano degli Usa. che non la considerarono mai. a loro onore, un'arma aggressiva per conquistare il dominio del mondo, ma solo una garanzia di sicurezza c di arbitrate, supremo. Fu un periodo breve. r perché una grande potenza si come l'Urss non poteva ac- celiare un ruolo di secondo rango, cioè quello che. all'interno della logica del potere, è un assurdo. D'altro canto, il segreto dell'atomica era facile da svelare e non c'è segretezza che non venga violata dalle spie, dai venduti o dai transfughi ispirati da ideali di segno opposto. Cosi ben presto anche l'Urss ebbe le sue atomiche e la competizione a distanza si esercitò nel migliorare le gittate, la velocità, le testate multiple, la precisione nel raggiungere i bersagli, la mobilità delle postazioni di lancio. Sono cresciuti cosi negli ultimi decenni gli arsenali contrapposti, sempre più sofisticali, e la sopravvivenza del nostro pianeta sempre di più sembra affidata al buonsenso di pochissimi c forse al caso. la lotta fra armi difenarmi offensive, auracontinui perfezionavecchia quanto il Ma si\e e verso menti. mondo. Se con l'uso di tee nologie sofisticatissime si può realizzare un sistema di sbarramento capace di far esplodere . nella stratosfera lutti i missili scagliati dal nemico, senza che questi disponga di un'analoga rete protettiva, si torna alla fase squilibrata nella quale uno l'atomica ce l'ha, mentre l'altro la possiede esso pure, ma resa impotente. Ecco perché Gorbaciov si oppone con tanta determinazione allo scudo spaziale americano, messo alle strette fra un possibile declassamento della potenza sovietica e una nuova corsa all'inseguimento di tecnologie, la cui complessità e i cui costi smisurati sembrano tali da mettere in crisi la stessa economia Usa. Reagan non rinuncia al programma spaziale, perché \edc in esso la conquista dell'onnipotenza: Gorbaciov recalcitra, perché il compilo trascende, se non la scienza sovietica, certo le risorse di un Paese cui anzi si slava promettendo qualche miglioramento nel tenore di vita. Cosi il rischio di colpi di testa, di gesti disperati, cresce, non cala. E il bello si è che. se l'Urss riuscisse mai a installare un suo scudo spaziale, si avrebbe l'azzeramento di tutte le atomiche e quella famosa armata tornerebbe a essere arbitra dell'Europa. Come risultalo dell'alta tecnologia, non c'è male! Scudo spaziale in spiccioli

Persone citate: Gorbaciov, Occidente, Reagan