Geraldine Page, il mito in pantofole di Lietta Tornabuoni

Geraldine Page, il mito in pantofole Incontro con l'interprete di «In viaggio verso Bountiful» premiata con l'Oscar Geraldine Page, il mito in pantofole E' snob, non si cura del proprio aspetto, evita la mondanità - In 34 anni ha recitato con i divi più grandi - Dice: «Da Paul Newman nessuno può ricavare granché; con John Wayne ho imparato come rimbeccare a battute maschiliste» ROMA — Geraldine Page non è soltanto un'attrice leggendaria, una chimera della recitazione americana giunta a 62 anni al vertice d'una carriera teatrale e cinematografica cominciata 34 anni fa; né è soltanto la gran protagonista di In viaggio verso Bountiful di Peter Masterson, il film di memoria che quest'anno le ha fatto vincere l'Oscar e che adesso è venuta a presentare in Italia. E' anche una sublime snob, un massimo esempio di quel massimo dell'eleganza contemporanea che consiste, naturalmente, nel non curarsi affatto del proprio aspetto, nell'evitare ogni artificio destinato a risultare più belli, più ricchi, più chic. Infatti i lunghi capelli sparsi sulle spalle sono grigi, non tinti. Porta abiti distratti, informi, porta pantofole oppure scarpe da tennis, si tira dietro sacchetti di carta o di plastica anziché borse e borsette. La faccia bianca sfiorita e dolce di nonna intellettuale è senza trucchi, senza inganni. I gesti non potrebbero essere più incantevolmente armoniosi. La voce bassa è bellissima, superseducenle, nello spiegare: -Con il trucco mi sento cosi brutta. Grottesca. E preferisco impiegare il tempo a nutrire la mia intelligenza, piuttosto che a preoccuparmi della mia apparenza-. Ale. Ma il tono è più schietto che pomposo. Geraldine Page è spiritosa. Se le chiedi cos'abbia ricavato dall'esperienza di recitare al cinema, ne La dolce ala della giovinezza e in Hondo, accanto a mito-star quali Paul Newman e John Wayne, la risposta è: -Da Newman nessuno. credo. potrebbe ricavare granché. Con John Wayne ho imparato come rimbeccare a battute brutali, maschiliste, sessiste-. Se le chiedi quanto le è piaciuto recitare per Woody Alien la splendida protagonista di Interiors. ri- sponde che le è piaciuto poco: -Ho amato il risultato, ma per metà della lavorazione del film mi sono sentita profondamente a disagio, sconcertata, smarrita. Non capivo niente. Non capivo perché Woody Alien fosse così poco spiritoso. Non capivo le sue indicazioni contraddittorie: esageri, fai troppo: fai poco, impegnati... Il personag gio era una donna orrenda: è divertente poter recitare personaggi orrendi'. • Quel personaggio inseguiva pateticamente una perfezione formale di cui nessuno sentiva il bisogno, e questo porta Geraldine Page a parlare della perfezione: -Se ti dà piacere perseguirla, va bene. Se cerchi la perfezione per essere apprezzata e amata dagli altri, è terribile. La perfezione è una spada a due lame, ti stimola ma uccide la spontaneità, ed è pericolosissima: perché non esiste-. La competizione invece non è ri schiosa, dice. Anzi, benefica Prima di vincere l'Oscar, io sono stata candidata per set te volte. E' un gran circo, lo sanno tutti: però la prospetti va dei premi spinge i registi a fare del lavoro di migliore qualità, spinge i produttori a finanziare film un poco meno mediocri-. Vincere l'Oscar non ha certo cambiato la vita di Geraldine Page. Appena finito In viaggio verso Bountiful, girato in 25 giorni lavorando 18 ore al giorno, è tornata a recitare off-Broadway Lie of the Mind di Sam Shepard. Subito prima di ricevere l'Oscar, lavorava per 266 dollari la settimana in un teatrino newyorkese recitando The Chele di Somerset Maugham. Subito dopo ha continuato a insegnare recitazione, a vivere (con il marito che è l'attore Rip Tom. con i tre figli e un nipotino, tutti insieme) nella casa di Manhattan in cui abita da 22 anni, a ascoltare musica e suonare il pianoforte, a evitare e detestare la mondanità, a -stare politicamente e socialmente dalla parte delle vittime, degli svantaggiati, degli underdogs-. Si capisce: -Io non sono una diva, sono un'attrice-. Da attrice, troya perfetto Horton Foote. il vecchio scrittore di teatro autore del testo da cui è tratto In viaggio verso Bountiful. andato in scena per la prima volta a Broadway con molto insuccesso nel 1953. protagonista Llllian Gish: -L'ho vista. Recitava il personaggio in chiave diversa, ma siamo bravissime tutt'e due-. Foote. che descrive gente comune in situazioni comuni con finezza e veleno, a Geraldine Page sembra -simile a Cecov; oppure a Rodin, lo scultore francese, per l'empito e l'evidenza dei mezzi d'espressione-. Lei ha recitato in teatro e per il cinema molto Tennessee Williams, e si indigna a sentirlo giudicare un autore datato, polveroso, fuori moda: -Discorsi stupidi, frivoli. E' un grande, inventore di grandi meccanismi teatrali. Incancellabile. Un classico del teatro americano, quanto Eugene O'Neill o Lillian Hellman-. Come attrice. Geraldine Page si riconosce un difetto: -Sono terribilmente entusiasta. E' un guaio. Do troppo, faccio troppo-. E com'è, bello » malinconico; essere un'attrice leggendaria? -E'appena un 'aspirazione, ancora un'ambizione-. Lietta Tornabuoni Geraldine Page in una scena di «In viaggio verso Bountiful»: «Sono terribilmente entusiasta; è un guaio, do troppo, faccio troppo

Luoghi citati: Italia, Manhattan, Roma