Specchio dei tempi

Specchio dei tempi Specchio dei tempi C'è anche vita culturale nelle serate torinesi - Può ancora dare insegnamento e amore - Rimborso parziale - Il capoclasse guasta i rapporti tra i ragazzi - Le corbeilles della discordia - Lunga coda Il direttore del Centro Pannunzio ci scrive: «Ho letto con interesse l'inchiesta promossa dalla Telemark su come i torinesi trascorrono le loro serate. Il fatto che tra le varie risposte possibili alla domanda "cosa fanno i torinesi" si sia dimenticata la vita culturale della città, mi ha stupito. «Esistono sicuramente le attività politiche e religiose, la cena al ristorante, il ballo, ecc.. ma esiste anche un'intensa vita culturale che interessa una percentuale non insignificante di cittadini. «L'immagine di Torino, die deriva dal sondaggio, mi sembra piuttosto riduttiva rispetto ad una città in cui non ci si limita solo ad andare in pizzeria o in discoteca*. Pier Franco Quaglieni Una lettrice ci scrive: «Afia sorella, 54 anni, insegnante elementare in Torino, è dall'inizio dell'anno scolastico oggetto di pesanti commenti da parte delle sue colleghe più giovani sul suo modo di vestire, sull'aspetto, persino sul modo di esprimersi; solo perché non vuole andare in pensione lasciando un posto vacante. Ella è perfettamente in grado di dare ancora ai ragazzi insegnamento ed amore. «Se penso che a queste insegnanti incapaci di rispetto verso colleghe meno giovani è affidato non solo il compito di istruire, ma di formare ed educare le nuove generazioni, provo sconforto*. Patrizia Gerin Un lettore ci scrive: «Sono pensionato, mi trovavo, per motivi di salute, in una località della regione Piemonte e per necessità andai a farmi prescrivere i medicinali che quotidianamente devo prendere. Ricevuta la ricetta, dovetti pagare 20 mila lire, anche se ho l'esenzione del ticket. Mi dissero anche che mi sarebbero state rimborsate. «Fatte espletare le pratiche da mia figlia a Torino dove risiedo, il 18 ottobre, ho ricevuto dall'Usi 1-23 un assegno di L. 5250 come rimborso, senea altre spiegazioni*. Pietro Vecchiattlni Un lettore ci scrive: «Mi riferisco alla lettera relativa al capoclasse, anzitutto per congratularmi col lettore che già in quarta elementare, nel 1944, aveva avuto l'arguzia di scrivere tra i "cattivi" alla lavagna i nomi di Nerone, Hitler e Mussolini anziché i propri compagni, e per esprimere, anche se in ritardo, la mia solidarietà per le conseguenze che allora l'hanno fatto, nel suo piccolo, un perseguitato... politico. • Non so a quale scuola attuale si riferisca il lettore, posso però dire che alla media "G. B. Vico" si nomina il capoclasse con l'incarico di scrivere i cattivi. «Non mi intendo di pedagogia né di psicologia, penso però che con l'arcaica e obsoleta istituzione del capoclasse cosi concepito, il rapporto di chiarezza, di serenità e di amicizia che dovrebbe sussistere tra gli allievi e tra insegnante e allievi venga fru- strato con l'insorgere di un conflitto che guasta i rapporti fino a indurre gli alunni a odiare la scuola*. Segue la firma Due lettori ci scrivono: «Jìi/erendoci alla lettera pubblicata venerdì 17, vorremmo puntualizzare alcuni fatti raccontati da Aba Peradotto. Ci siamo sposati domenica 28 nella chiesa di San Tommaso, e quella mattina in chiesa non c'erano solo i /iori lasciati da lei il sabato ma anche i fiori che costituivano l'addobbo che avevamo ordinato alla nostra fioraia, per il quale avevamo speso una somma non indifferente, per cui non avevamo assolutamente bisogno di "servirci" dei suoi. • E' vero che i nostri parenti hanno portato via dalla chiesa le sue due corbeilles (e non tutti i fiori come la signora afferma) ma è anche vero che per non togliere i fiori del sabato come desiderava il parroco, la nostra fioraia aveva aggiunto sulle corbeilles, che erano composte solo da fiori bianchi, numerosi nostri fiori colorati. «Però, nonostante i nostri tentativi di chiarire pacificamente l'accaduto, il nostro giustificato ed innocente errore è stato giudicato dalla signora come un atto premeditato*. Raimondo Scura Antonia Pignatiello Un lettore ci scrive: «Desidero segnalare una situazione di disagio al Tribunale di Torino - Sezione Società - per il deposito degli atti. «Per pagare i diritti occorre fare code lunghissime, in primo luogo per il grande numero di persone, ed in secondo per la lentezza del metodo di riscossione, il quale viene fatto a mano da un impiegato che deve compilare una quietanza in triplice copia, prendere i soldi, dare il resto... • Mi chiedo se non si potrebbe effettuare il versamento in altro modo, per esempio mediante conto corrente postale o con l'applicazione di marche apposite, in modo da sveltire l'operazioBaldassare Adamo

Persone citate: Antonia Pignatiello, Hitler, Mussolini, Nerone, Pannunzio, Patrizia Gerin, Peradotto, Pier Franco Quaglieni, Raimondo Scura

Luoghi citati: Piemonte, Torino