L'Alfa tra Torino e Detroit di Renzo Villare

L'Alfa tra Torino e Detroit Dopo la Ford anche la Fiat ha presentato la sua proposta di acquisto L'Alfa tra Torino e Detroit La Casa torinese punterebbe alla creazione del maggiore polo europeo di auto di prestigio - La Finmeccanica dovrà decidere entro il 7 novembre - Lucchini: «Una scelta americana distruggerebbe la Fiat» TORINO — Adesso, dopo la presentazione da parte dei vertici Fiat della proposta dell'azienda automobilistica torinese per l'Alfa Romeo, i vertici della Finmeccanica (la finanziaria dell'Iri che controlla la società del Biscione) hanno sul tavolo il quadro completo della situazione. La proposta Ford, infatti, è già pervenuta da alcuni giorni. Il tempo per la decisione è di due settimane, visto che entro venerdì 7 novembre dovrà essera data una risposta, per il si o per il no, alla società statunitense. E' difficile poter anticipare un raffronto poiché non si conoscono i contenuti delle due offerte. Stando però alle linee guida contenute nella lettera inviata dalla Fiat alla Finmeccanica all'inizio di ottobre e alle indiscrezioni trapelate in quest'ultimo periodo, si può tentare un primo confronto. L'offerta Ford, per quel che si conosce, prevede investimenti per 3600 miliardi, una produzione annua di 400 mila vetture (di cui 50 mila con il marchio Ford), il pareggio del bilancio entro il 1990. un impegno finanziario scaglionato, che porterebbe alla maggioranza nel capitale Alfa solo dopo tre anni. Quella Fiat, invece, dovrebbe garantire, come indicano le linee guida della lettera, l'unità societaria dell'Alfa; risolvere il problema dell'occupazione; valorizzare le risorse umane e produttive della Casa del Biscione: prevedere una immediata maggioranza (51% del capitale della società). La parte più interessante della proposta Fiat potrebbe basarsi su un matrimonio tra l'Alfa Romeo e la Lancia, ca pace di realizzare, con l'unio ne delle rispettive sinergie, vetture di alte prestazioni, con caratteristiche sportive destinate ad un mercato europeo attualmente in espan sione ed oggi dominato dalle due marche tedesche di mag gior . prestigio, Mercedes e. Bmw. Questa soluzione presenterebbe molti vantaggi, fra cui lo sviluppo del prodotto italiano anche sui mercati internazionali per quanto riguarda le auto di prestigio e le -sportive di classe»; il rilancio di un marchio prestigioso in tutto il mondo; il consolidamento della controffensiva italiana sui segmenti più elevati della domanda. Inoltre si arriverebbe alla formazione di un gruppo capace di produrre 2 milioni di vetture l'anno, con tutti gli effetti positivi che l'aumento delle economie di scala comporta. L'operazione — qualora potesse essere realizzata — non si esaurirebbe, comunque, entro i confini nazionali ed europei ma aprirebbe nuove, importanti possibilità sul grande mercato statunitense, particolarmente sensibile all'auto, ".sportiva di lusso» che arriva dall'Europa, oggi rap¬ presentata da Mercedes. Bmw, Volvo e Saab. I! mercato automobilistico italiano è da sempre caratterizzato da vetture di piccola o media cilindrata, salvo qualche eccezione, e quindi un po' ai margini di quel polo europeo rappresentato, appunto, dalle due Case tedesche (Mercedes e Bmw) e dalle due svedesi (Volvo e Saab). E' questo il mercato sul quale un'eventuale prodotto Alfa-Lancia dovrebbe confrontarsi. E con buone possibilità di successo. Le Lancia sono vetture nelle quali l'elevata sofisticazione meccanica significa grande sicurezza, alto confort e prestazioni elevate: le Alfa sono vetture in cui prevale l'elemento prestazioni brillanti e con pregi anche sul piano sportivo. Sommando le due produzioni si arriverebbe ad una cifra di 600 mila unità l'anno cò'rìtro"lè'400 mila dèlia 'Mer¬ cedes, il più importante costruttore europeo di vetture d'alta gamma. Il nuovo prodotto ..macie in Italy», di alta classe ed elevata tecnologia, avrebbe quindi le carte in regola per imporsi in questa difficile ma produttiva fetta del mercato europeo. Si otterrebbero cosi due risultati positivi: il consolidamento della controffensiva italiana sui segmenti più elevati della domanda europea e il mancato rafforzamento di un concorrente pericoloso quale può essere la Ford. Per questo tanti politici e sindacalisti, oltre ai massimi vertici Fiat, hanno espresso a più riprese le loro forti preoccupazioni per gli effetti che il passaggio della Casa di Arese al costruttore statunitense Ford potrebbe provocare nell'industria automobilistica italiana con un autentico effetto da •cavallo di Troia». ' ' A questo proposito il presi¬ dente della Confindustria Luigi Lucchini, in una intervista all'«Espresso», afferma che «se il governo e Viri dessero l'Alfa Romeo agli americani rischierebbero di cominciare a scrivere il certificato di morte per la Fiat, un'azienda oggi capace di espandersi e quindi da non danneggiare: alla fine avremmo la Ford in Italia ma non più la Casa di Torino-. Ed aggiunge- -Chi, prendendo una decisione, non tenesse in conto una serie di cose dimostrerebbe una grande insipienza. Raccomando, quindi, a coloro che hanno la responsabilità gestionale dì questo affare, ma specialmente a chi ne Ita la responsabilità politica, di tenere presente che la loro decisione non deve dipendere soltanto dai soldi, non deve essere presa solo in base all'oggi. Devono considerare anche quello che potrà avvenire tra qualche anno». Renzo Villare Dove sorgono gli impianti (Stabilimenti produttivi Fiat, Alfa e Ford in Europa) SPAGNAI 1INGHILTERRAHGERMANIA Nel grafico il presidente della Fiat. Giovanni Agnelli, e il presidente della Ford. Donald Petersen

Persone citate: Biscione, Detroit, Donald Petersen, Giovanni Agnelli, Lucchini, Luigi Lucchini

Luoghi citati: Arese, Europa, Italia, Torino