Il Nerone dell'Equatore

H Nerone dell'Equatore Una grottesca parabola: da sergente coi francesi in Indocina a imperatore centro-africano H Nerone dell'Equatore Al potere nel '65 con un putsch - Sospettato di cannibalismo, fa strage di nemici, offre cadaveri arrosto a ospiti ignari - Lo scandalo dei diamanti a Giscard - Tramonto in miseria a Parigi coi figli ladri al supermarket Cannibale? Forse, di certo tiranno dissoluto, satrapo assassino, il ore di bastoni» che si affidava al randello per amministrare i sudditi, grottesco nella lucida follia di emulare i fasti napoleonici quando era l'unico imperatore del mondo, prima ricco a palate tanto da regalare diamanti come fossero noccioline, poi ridotto — secondo quanto ha affermato — alla miseria nera e costretto a trasformare i figli in ladroncelli da quattro soldi perché avevano fame. L'incredibile parabola umana di Jean-Bedel Bokassa non cessa di stupire. Sprofondato da anni nell'anonimato di uno squallido esilio, l'ex sovrano della Repubblica Centroafricana torna a far parlare di sé comparendo all'improvviso, e misteriosamente, a Bangui che fu il teatro delle sue efferatezze e la scena sulla quale recitava con crudeltà maniacale le sue megalomanie di novello Nerone. Allora, dagli altari alla polvere e viceversa? Prematuro, soprattutto azzardato sostenerlo, comunque la voglia del protagonismo distorto, sorpassato dai tempi, sembra accompagnare ancora l'ex capitano dell'esercito francese in Indocina che sognava di pas¬ sare alla storia sostenendo di essere il solo «vero» monarca del Continente Nero dopo la scomparsa del millenario impero etiopico. La vita di «roi Bok» e in ogni caso esemplare, assieme alle carriere parallele di molti personaggi emersi dal magma del Terzo Mondo anche se nulla, o quasi nulla, poteva indicare nel giovane Bokassa il predestinato. Neppure un gesto di ribellione dinanzi all'uccisione del padre, fucilato dai francesi perché aveva tentato di liberare alcuni compagni condannati per essersi rifiutati di lavorare con le catene alle caviglie, nemmeno un atto di insubordinazione alla vista dei metodi spicci adottati dai soldati di Parigi contro i guerriglieri nazionalisti nulla giungla attorno a Diem Bicn Phu. Dapprima cuciniere, quindi sergente, infine capitano nel corpo di spedizione francese nel Sudest asiatico, Bokassa fu insomma la quintessenza dell'obbedienza, del militare ligio agli ordini. E la musica non cambiò al rientro in patria, allora l'Africa Equatoriale Francese, un Paese grande due volte l'Italia circondato dal Ciad, dal Congo (oggi Zaire), dal Sudan e dal Camcrun. Rigava dritto, si proclamava amico dei francesi, una costante che 10 accompagnerà sempre ed infatti, rovesciato dagli antichi protettori, troverà asilo proprio in Francia rifugiandosi al castello di Hardricourt, presso Parigi. Nessuno sa indicare il momento della mutazione da dottor Jekyll in Mister Hyde, fatto sta che Bokassa nel 1965 è già un emergente legalitario abbacinato dal miraggio dell'indipendenza concessa cinque anni addietro all'ex colonia. E così lo troviamo in prima fila nel putsch che rovescia 11 presidente David Dacko il quale, per inciso, gli renderà la pariglia nel 1979. All'inizio il neoregime non provoca traumi, i francesi restano i benvenuti, a loro viene affidato lo sfruttamento dell'agricoltura, specie la coltivazione del cotone che rappresenta la principa¬ le fonte delle esportazioni, e delle miniere di diamanti. Gradualmente però Bokassa allarga i suoi appetiti, spalleggiato da una corte servile, corrotta, fino a trasformarsi in despota assoluto, più spietato addirittura di Idi Amiti Dada, il carnefice ugandese. A Bangui si installa il terrore e Bokassa lo incarna. Solo dopo anni verranno alla luce i delitti indiscriminati, le atrocità gratuite, mentre prenderanno corpo i si dice, finora pronunciati al limite dell'incredulità, sulle tendenze antropofaglie del sovrano. Con orrore emergono particolari agghiaccianti: i cadaveri racchiusi nelle celle frigorifere del palazzo di Berengo che Bokassa si di verte a servire sotto forma di arrosti ad ospiti ignari, gli oc chi strappati personalmente agli avversari, la residenza di Kolongo "die fa rizzare i ca pelli» all'inviato di Le Monde dove leoni affamati sbranava no i detenuti come nei circhi Niente tuttavia pare fermare Bokassa I che il 4 dicembre 1977 si autonomina maresciallo e si proclama imperatore a vita in una cerimonia faraoni ca che neanche le fertili fantasie di Hollywood avrebbero saputo immaginare. Il trono pesa due tonnellate e mezzo otto cavalli bianchi giunti dal Belgio trainano una carrozza da far impallidire la regina Elisabetta; lo scettro, 17 chili d'oro massiccio tempestato di brillanti, sarà la clava con cui picchiare giornalisti troppo curiosi. Il vaso delle stravaganze è colmo, ma il peggio deve venire — il massacro di quasi 500 studenti colpevoli di non voier acquistare le uniformi scolastiche fabbricate da un'azienda di sua proprietà — eppure passeranno ancora due anni pn prima che i francesi si decidano a lanciare l'operazione Barracuda per sbarazzarsi di Bokassa che tenterà invano di appigliarsi allo scandalo delle manciate di diamanti omaggiati, pare, al (.cugino» Valéry Giscard d'Estaing. Seguono quattro anni di rabbioso declino nella Costa d'A\orio e. l'ultimo atto, il ri¬ fugio ad Hardricourt con accanto i 55 figli, avuti da una ventina di mogli, tre dei quali pizzicati di recente a rubare in un grande magazzino. Bokassa. fra le lacrime, dichiara: 'Per /umilia nell'ospizio adesso mangiano miti i giorni, io vivo dello pensione di capitano), un milione di lire al mese. Piero de Garzarolli •* -«i ti Bangui. Bokassa, con accanto il figlio Jean, si è appena autonominato maresciallo e sta per proclamanti imperatore a vita nel corso di una cerimonia faraonica: è il 4 dicembre 1977 (Grazia N'eri)