«Qualcuno silura Reykjavik» di Emanuele Novazio

« Qualcuno silura Reykjavik » Gorbaciov alza il tono (e caccia cinque diplomatici americani) « Qualcuno silura Reykjavik » Una «azione selvaggia» l'espulsione di 55 sovietici decisa da Washington - B governo Usa pronto a «passi profondamente distruttivi» - «E' lo stesso Reagan a volerlo?» - Il pacchetto del Cremlino «non è divisibile» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Cinque diplomatici americani espulsi; ma. soprattutto. 260 impiegati sovietici costretti a lasciare la legazione Usa di Mosca e il consolato di Leningrado, per assicurare -l'assoluta parità numerica tra lo staff americano in Urss e quello sovietico negli Usa*. La replica del Cremlino a quella che Gorbaciov ha definito ieri sera una • azione selvaggia di Washington-, l'espulsione cioè di cinquantacinque diplomatici sovietici decisa martedì, è moderata nella forma, ma sofisticata, e molto abile, nella sostanza. Ma è accompagnata, per la prima volta dopo Reykjaivk, da un attacco personale di Gorbaciov a Reagan (malia Casa Bianca non c'è nessuno che tenga a freno i falchi, e questo è pericoloso-). E da pesanti giudizi del segretario generale sulla condotta dell'amministrazione americana e dei Paesi Nato Mosca, ha detto Gorbaciov parlando in tv. ritiene sempre importante e utile l'incontro di Reykjavik; ma, giorno dopo giorno, sono apparse resistenze, tentativi di far marcia indietro, in Ame rica e tra i suoi alleati, che ora temono un mondo senza più missili atomici: un •ritratto estremamente sfavorevole si sta formando, a proposito dell'aministrazione Usa, una amministrazione pronta a compiere passi profondamente distruttivi*. La risposta di Mosca all'è spulsione dei 55 sovietici è complessa: non adotta il «testa contro testa», una strada che più facilmente potrebbe innescare ritorsioni di pari rilievo (dovranno partire soltanto l'attaché navale Thomas Holme, l'attaché militare Richard Naab. il secondo segretario Michael Morgan, il terzo segretario Michael Mirerà e il vice console a Leningrado, Daniel Grossman). Ma il ritiro dei 260 cittadini sovie¬ tici occupati a Mosca e Leningrado — .quelli che proprio gli Usa accusavano di essere tutte spie potemialU — creerà non poche difficoltà all'ambasciata americana. Soprattutto perchè accompagnato da altre restrizioni sui cittadini americani in servizio temporaneo presso l'ambasciata (e sugli ospiti personali dell'ambasciatore), per i quali varrà d'ora innanzi lo stesso criterio di •rigorosa reciprocità numerica-. Annunciando la decisione di Mosca in tarda serata — pochi minuti prima che Gorbaciov si rivolgesse, di nuovo, al Paese per illustrare 1 risultati del vertice di Reykiavik — Gherasimov ha polemizza¬ to a lungo sui dati forniti dagli americani: -Washington fa opera di disinformazione quando sostiene che nelle sue missioni lavora meno gente che nelle nostre. Nelle legazioni sovietiche in Usa lavorano circa 300 persone, mentre nelle legazioni americane in Urss, che impiegano personale locale, circa 460-. Oltre a queste, «cinquecento americani arrivano ogni anno in Urss per occupazioni temporanee-. Alternando toni aspri e concilianti (ma senza far cenno alla fucilazione di un cittadino sovietico «spio degli americani-, secondo la Tass) Gherasimov ha espresso la speranza che, questa volta. sia possibile davvero «rirare una riga sopra la vicenda-, e porre fine alla guerra delle espulsioni e delle spie. A tutta la vicenda. Gorbaciov ha dedicato due minuti scarsi, nel suo lungo discorso al Paese (cinquantun minuti, all'inizio del telegiornale della sera). Per sottolinearne il carattere politico all'indomani dell'incontro di Reykjavik; e per annunciare, senza fornire però nessun dettaglio, «misure di risposta» necessarie di fronte a -comportamenti tanto oltraggiosi-. Il segretario generale ha preferito insistere sul vertice di Reykjavik. Per ribattere, ancora una volta ma con toni più apertamente polemici, alle tesi americane; per ribadire che il pacchetto presentato in Islanda («e fin dall'inizio del vertice, non alla fine come si dice a Washington-) non è stato una trappola per Reagan, ma non sarà diviso. Soprattutto, per creare consenso, in casa e fuori casa, intorno alla posizione sovietica; per attirare l'attenzione, ancora una volta. sulì'-atteggiamento distruttivo di Washington- e la sua testarda insistenza sul progetto Sdi; per chiedersi, e costringere la sua gente a chiedersi: -Reagan è davvero incapace di dirigere il gioco di quanti seminano odio intorno all'Urss, o è lui stesso a volerlo?-. Emanuele Novazio